Era una giornata dallo spettacolo insolito, di quelle strane e surreali.
Il tutto era accentuato dal tempo di tramontana che rendeva l’aria fresca e tagliente …molto piacevole.
Le nuvole!, si erano le nuvole! diverse dal solito, così strane, così “lontane”, di quelle giornate in cui t’accorgi che Dio ti abbia dipinto sopra la testa uno spettacolo meraviglioso, un cielo tanto incantevole quanto inverosimile.
Hai la sensazione che debba accadere qualcosa di unico e raro… un tornado?!
Una leggera brezza, accompagnata da un sole allietante, confortevole, mentre tutto è così …limpido!
Una società del cazzo fatta di bugie laiche e cattoliche, un morbido riparo sulle quali poterci cullare, sulle quali poter fare sogni d’oro e crescere comodamente i nostri figli nella piena cultura pornografica dell’immagine.
Un mondo fatto di bugie, mentre il dolore indifferisce, la merda, quella vera, quella che odora di morte, è aromatizzata dalla chimica delle multinazionali….
Il tutto era reso ancor più surreale da quel lago artificiale creato dalla pioggia la notte prima, di fianco a quei soliti uffici d’assicurazioni jet set, pieni di cash e macchine superlusso parcheggiate fuori, mentre uomini blue jacket con la loro bella 24 ore al seguito, impellenti, boriosi, vincenti, sorridenti e …vuoti, corrono persi nelle proprie incombenze.
La vita esige un dazio, la tua casa, la tua auto, il tuo giardino, i tuoi viaggi del cazzo a Sharm “Legoland” el-Sheikh, la tua bella parrocchia, le compagnie perfette, la bella gente, il tuo straordinario per l’università dei figli, il loro futuro, le bollette, il tuo LCD, i regali per natale e… pure il tuo bel cane con pedigree.
Un barbone sulla sessantina indossa un MP3, trovato qualche giorno fa su di una panchina, forse dimenticato forse rubato, non importa.
Nella destra brandisce un’arma, nella sinistra una sigaretta, scroccata forse a qualche passante, non importa.
Cammina, claudicante, logoro dalla propria vita ed età, per qualcuno non arriverà neanche a superare l’inverno, non importa.
Cammina, strenuo, poi d’un tratto s’arresta, accende la sigaretta …adesso! respira!
Aria mista a fumo, invade i polmoni la mente… lo spirito, mentre le produzioni di catecolamine si stabilizzano, l’adrenalina sale lentamente.
Accende l’MP3; inizia lo show!
Parte RAMBLIN' ROSE, si susseguono le restanti sette tracce (KICK OUT THE JAMS, COME TOGETHER, ROCKET REDUCER NO. 62 RAMA LAMA FA FA FA, BORDERLINE, MOTOR CITY IS BURNING, I WANT YOU RIGHT NOW, STARSHIP) fatte di pura violenza anarchica e nichilista, così brucianti, deflagrano in tutta la propria frustrazione rabbiosa quel sistema fragile come le menti dei suoi figli, proseliti verso un’istituzione che sia laica o teocratica, ma che istituisce scaltramente le proprie basi su comportamenti ipocriti, licenziosi e subdoli.
Così il barbone riprende il passo, sempre di più, come un forsennato punta gli uffici jet set, arriva dinanzi alla porta, la sfonda, irrompe così nei corridoi, il tutto si scalda, esplode un proiettile che impatta su di un dispenser d’acqua ed inizia il primo home run di una per così dire “estenuante giornata”.
La grassone afro americana imbrillantinata della hall, di quelle uscite dalla sitcom “The Jeffersons”, porta le mani al volto e si accuccia sotto il tavolo, mentre lo show incrementa la sua portata.
La gente shoccata osserva, immobile; non reagisce, qualcuna urla isterica, fugge, sviene, ma the show must go on, folle, rabbioso, alienato imperterrito non si ferma, è una belva a digiuno e adesso ha fame. Presa una mazza di ferro partono fendenti sulle scrivanie, volano PC e stampanti, qualcuno viene colpito, sanguina.
Le urla da puro Motherfucker di Rob Tyner confezionano un’aura Live rabbiosa e isterica, confluente nella chitarra di un Wayne Kramer che pazzo adrenalinico adesso come non mai, pompa irrefrenabile nella mente di un qualsiasi suo figlio borderline, una violenza, che non ha ragione d’essere, che non ha nessuno principio, nessuna logica, nessuna causa-effetto, bensì illogica bestiale soffocata ormai da tempo, adesso esplode in un pomeriggio straziato da attimi infiniti di pura follia ordinaria.
Vengono esplosi colpi d’arma da fuoco all’impazzata, la gente s’accascia, ha paura, è terrorizzata, porta le mani al volto, piange.
Al barbone non frega un cazzo di niente, è libero dal sistema, libero da tutti, non ha nulla da perdere, ha già perso tutto.
Nel mentre, una donna anziana, seduta lungo le sedie del corridoio non fa una piega, immobile e assente guarda fisso l’orologio.
Il tutto dura poco più di mezzora, i lor signori incravattati, non hanno nemmeno la lucidità di chiamare la polizia.
Affanculo i deboli e corrotti.
Lo show finisce, l’uomo rinsavisce e va via, mentre esce balza su di una Lamborghini parcheggiata e si allontana lentamente…
Quel lago artificiale, fuori gli uffici era di colore scuro, riflettente il cielo, in larga parte oscurato dalle nuvole, al contempo stesso lasciava riflettere i raggi solari che vi filtravano attraverso, il tutto era così suggestivo da lasciare a bocca aperta… mai che i miei occhi ricordino di aver assistito a cotanta…
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