Quando un musicista viene lasciato da solo con il suo strumento, si può apprezzare la sua arte nella forma più pura e originale; niente come un piano solo ci rivela il lato più intimo della sensibilità dell'artista

   McCoy Tyner è noto ai più per la sua storica collaborazione con John Coltrane, nella quale ha dimostrato a tutti la propria abilità tecnica, oltre che di grande improvvisatore e di inimitabile accompagnatore. Coltrane è stato profondamente influenzato dal suo modo di suonare possente, passionale. Tyner è da considerarsi uno dei più grandi innovatori del suo strumento, insieme a Monk e a Bud Powell. Alcuni dei suo più bei assolo sono entrati nelle nostre teste per non uscirne più.

   Come è chiarito dallo stesso Tyner, quest'album del 1972 è concepito come una dedica, un ultimo saluto a John Coltrane: "This is a dedication to a man, a friend, a teacher - John Coltrane". L'ascoltatore può approfittare dell'occasione per addentrarsi nell'anima musicale di uno dei più grandi musicisti mai vissuti. Questo viaggio si preannuncia appassionante e gustoso già dopo aver letto l'elenco dei brani suonati.

   Tutto inizia con poche, sussurrate, acutissime note. Non si tratta dell'inizio del primo brano, ma dell'intero album, che si mostra come un unico blocco musicale, l'intenzione dell'artista sembra quella di far assomigliare questa registrazione ad un concerto live.
Di certo l'emozione che si prova ad assaporare il modo in cui il musicista accarezza, pressa, colpisce il pianoforte lascia, al solo chiudere degli occhi da parte dell'ascoltatore, la sensazione di trovarsi in platea, magari in prima fila, con il pianista distante pochi passi. Sembra anche di vederlo sudare, concentratissimo, con gli occhi fissi sulla tastiera.

    La più bella e sacra delle ballad: Naima. Tyner la suona con passione, ad un certo punto sembra proprio che stia accarezzando la testiera: una carezza che inizia dolcemente, per poi finire in un crescendo eccitante, arrivando finalmente a quelle note acute con cui si era iniziato il brano, quelle note che compongono lo stupendo tema.

   Le emozioni si susseguono concatenate, all'ascoltatore non è concesso neanche un attimo di distrazione; se vuole godere dei benefici che offre questa musica soave, deve contemplare ogni singola nota. Quest'album, oltre che ascolto, richiede partecipazione, la sensazione di affrontare un lungo, interminabile viaggio è nascosta in ogni brano.

   Il modo di suonare di Tyner è unico; gode della più assoluta libertà ritmica, è capace di sprigionare un'enorme potenza dalla mano sinistra, a cui è abbinata l'incredibile velocità della destra. Il suo stile possiede qualcosa di ogni cultura musicale: l'Oriente, l'Africa e anche l'Europa vengono esplorati, esaminati, raccontati da Tyner.

   Tutto ciò è racchiuso nell'interpretazione degli standard di Coltrane - Naima, Promise, My Favorite Things - e nelle composizioni del pianista, The Discovery e Folks.
In The Discovery l'apertura consiste in un grandioso colpo di gong, il quale si ripresenta per concedere all'artista di cambiare la struttura - e, anche se per poco, lo strumento - del brano, un lungo, passionale ringraziamento al Creatore.

   E' infatti l'elemento spirituale che, come ha caratterizzato l'ultima parte della carriera di Coltrane, caratterizza quest'opera.
L'ultimo saluto: Folks, una stupenda ballad; armonia, melodia e ritmo convivono in perfetto equilibrio.

   Quando finisce il disco, finisce anche lo straordinario viaggio che era stato intrapreso e ci si accorge di essere sudati, stanchi, sembra davvero di aver camminato, di aver seguito McCoy e di aver salutato per l'ultima volta l'uomo, l'amico, il maestro John Coltrane.

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