Odio l'estate. Più che altro, odio la gente che in massa invade mari e monti, colline e laghi e centri termali.
Però adoro le città che a ferragosto appaiono come il giorno dopo di un'esplosione nucleare.
Comunque, per evitare che l'odio raggiunga livelli da assassino seriale, mi basta un sorriso e mi basta poco per procurarmelo, un libro e un disco per consumare tre mesi. Il libro l'ho appena iniziato – la biografia di Joe Strummer – il disco l'ho appena tirato fuori e messo su, la raccolta di singoli, ep ed amenità varie realizzate dai Mean Jeans una decina di anni fa più o meno, non per niente intitolata «Singles».
I Mean Jeans sono un terzetto da Portland, nell'Oregon, Stati Uniti, da dove sono venuti fuori un po' di bei nomi, peraltro, a partire dai Kingsmen fino ai miei favoriti Wipers, tanto per dire che i Mean Jeans sono in ottima compagnia.
Ovviamente hanno come nume tutelare i Ramones e lo mettono subito in chiaro, battezzandosi artisticamente Billy Jeans (chitarra), Junior Jeans (basso) e Jeans Wilder (batteria), e spargendo a piene mani one-two-three-four dappertutto e coretti oh oh oh wow wow wow sha na na a farla da padrone. Solo che sono molto meno evoluti dei Ramones, soprattutto dal punto di vista etico-sociale, nel senso che i Ramones qualche posizione in materia l'hanno pure assunta mentre i Mean Jeans l'impegno lo rifuggono come Dracula l'aglio. O meglio, una posizione la sostengono pure loro, quella che si vive per fare festa, a base di musica rumorosa, birra a volontà e ragazze, il tutto ribadito a lettere cubitali in pezzi come «Possessed 2 Party (With U)» e «Steve Don't Party No More» – che non è compreso nella raccolta ma si accompagna a un video che rende alla perfezione la filosofia predicata dal terzetto – roba che i Beastie Boys di «Right to Party» al confronto fanno la figura di Martin Luther King a Washington il 28 agosto 1963. Insomma, i Ramones filtrati attraverso l'esperienza dei terrificanti, indimenticati Hard-Ons, solo che degli Hard-Ons riprendono più che altro lo stile (punk-pop'n'roll ultra-melodico alla velocità del suono), accantonandone la marcata attitudine “a luci rosse”, perché per i tre di Portland per fare festa bastano musica e birra, poi se ci stanno le ragazze tanto di guadagnato, altrimenti la festa va avanti uguale. Insomma, i Ramones, sì, ma col piede spinto in modo forsennato sull'aspetto fumettistico della vicenda, divertimento e disimpegno al 100%. O forse qualcuno vuole intavolare un discorso sulla copertina?
Ne vengono fuori 20 canzoni – 17 originali più 2 rifacimenti di brani di illustri sconosciuti e uno degli Sparks – che mettono insieme in un modo che ha del miracoloso un suono grezzissimo e melodie che azzannano cuore e anima, e fotografano in modo illuminante tutto quello che i Mean Jeans hanno fatto prima di esordire sulla lunga distanza con un album che è tutto un programma fin dal titolo, «Are You Serious?», ma sei serio?
Per capirci, uno dei gruppi e dei dischi più divertenti in cui mi sia mai imbattuto, di quelli che mi regalano immediatamente tutti quei sorrisi indispensabili a sopravvivere ad un'altra odiosa estate.
Appuntamento a settembre e Mean Jeans a tutto volume!
Carico i commenti... con calma