- paginella tirata su a quattro mani e quattro piedi, the marga e siltoid zalutano

Sono sempre stati in anticipo sui tempi i ragazzi di Phoenix, Arizona, dai loro remoti esordi dei primi anni ottanta vengono eretti dalla critica come uno dei fondamentali pilastri per la nascita di tutto quell'indie rock che farà proseliti ovunque; in altri termini, degli assoluti padri padroni: hardcore, blues e country fusi assieme per uno strano e coinvolgente crogiolo uditivo composto di tradizione ed innovazione; sono i fratelli Kirkwood, Cris e Curt (ma guarda un po' che nomi!!), gli autori di questa atipica avventura musicale sui generis, coadiuvati dal solido e propulsivo drumming del fidato Derrick Bostrom;

1991, dopo una serie di sempre onesti album - coinvolgenti e contenuti nel minutaggio per non tradire la loro filosofia sonora - giungono in annata ancora una volta in anticipo su tutti, fanno uscire a Luglio Forbidden Places poche settimane prima dell'esplosione grunge di Seattle e circondario tra certi album titolati Ten, Nevermind e Badmotorfinger: credo non sia necessario aggiungere i nomi delle band coinvolte in questi epocali progetti; i burattini di carne firmano per una major, smettono di autoprodursi e cercano per una volta il consenso di pubblico e di vendite, liberalizzando così il loro sound difficile da classificare; la direzione che si autoimpongono è dalle parti di un efficacissimo pop grunge (per usare un termine obbrobrio) che non rinnega comunque le loro radici così inebrianti, sballate e "totali"; in generale, l’evoluzione di stile che li accompagna per tutta la carriera è qui nel plateau del precedente-mente adorevole Monsters, ma pecca forse di qualche spaiata melodia appiattita nel senso dell’approccio; la cosa potrebbe farsi sentire subito, come un peto sotto la doccia, infatti passa alla svelta tra i perenni intrecci di quel connubio basso chitarra su ripide scale curve di note a colori; non manca di certo il genio tra i riff impacciati nell'apparenza, i ritornelli sono rettilinei ed aperti, corrono le distorsioni quando gli va ed il suono oramai datato oggi potrebbe dare a questo posto nascosto un fascino aggiunto; la fine del periodo dischi tutto pastello e contorni, oramai cronologicamente al largo rispetto a ben noti capolavori, ma questo stile suona anni settanta meglio di un deja-vu, e si sente il boogie, il punk o l’onnipresente spaesato country; le tracce ci sono (uh!) ed è uno di quei rari casi discografici in cui parto dall'ultimo brano nell'ascolto del lavoro, ovvero la strumentale Six Gallon Pie, in cui accendono il turbo, ingranano una elevata marcia e sfrecciano a velocità siderale attraverso i deserti della terra d’origine; una balorda cavalcata country-folk-punk'n'roll di sbalorditiva efficacia; partendo dall'incipit, l'altrettanto fulminante iniziale Sam ha medesime caratteristiche aggiunte di un cantato così rapido e convulso da non riuscire nemmeno a seguire il testo (provateci voi...AZZ....); e poipoi Another Moon scivola verso la luna, Open Wide incrocia punk e zztop e Forbidden places muta gli anni ottanta in grunge.

Maybetheyhadaridiculousstatementtomakeaboutsomethingtheyhadn'texperienced.PossiblySamhadadifferentopinionthatnobody'deverconsideredimportant.AnddamnitifNormanandBettywerelisteningsomebodywouldhavebecomeaphenomenalHowlinglightningtamperingwiththeelectricalevidenceshowntoberelevant.Possiblywiththeexceptionofivoryeveryoneelsehadabandonedtheobvious.Chippingawayaterroneousgarbagewhichdefinitelyisasexcitingaspudding.Deliciouslyspoonedfromthelapoftheludicrousintothemouthsofthequestionlessidiots.Lickingtheirlipsastheireyeballsarerollingandflappingtheirtonguesasthey'relosingtheirmarbles.

Per certi versi siamo tutti pupazzi di carne e le teste mobili dei kirkwood fanno sembrare ogni sensazione profonda e bizzarra allo stesso tempo; è così, qui vince l’affezione, sempre bello saltare dagli umori gioviali alle nostalgie dei testi, quando non salvano dalla tempesta ma fanno danzare nella pioggia; spesso sono stati brani qui ascoltati per esorcizzare motivetti che altrimenti si potrebbero canticchiare tutto il giorno; semplicemente a modo loro, proprio come le mejori bande, del resto.

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