I Meat Puppets sono uno di quei gruppi per cui i superlativi non bastano mai.
Si formano all'inizio degli anni '80 e assieme ad uno sparuto numero di bands di emarginati scrivono musica totalmente estranea alle mode del tempo e alle logiche di mercato. Rileggono in chiave punk la musica dei loro genitori, corrompono armonie pop con psichedelia sbilenca. Retrospettivamente possiamo chiamarli padrini dell'alternative music, fondatori dell'indie rock, precursori del grunge, antesignani dello stoner.
Si citano spesso come ispiratori dei Nirvana gruppi quali Pixies, Sonic Youth, Husker Du, Wipers e Replacements, ma alla fine quelli a cui devono di più sono indubbiamente i Meat Puppets. Per quale altra ragione altrimenti, all'apice del successo, la band di Cobain li avrebbe invitati a suonare dal vivo tre loro canzoni ("Plateau", "Oh Me" e "Lake Of Fire"), performance poi immortalata nello splendido "Unplugged In New York"? Dopo un lungo periodo passato con la storica indie SST anche i Meat Puppets firmarono per una Major (con "Forbidden Places") ma la qualità dei loro lavori rimase immutata toccando l'apice in "Too High To Die".
Per una volta non seguirò i consigli di zio Frankie e nella lotta tra me e il mondo difenderò la mia posizione: "Too High To Die" è l'album più completo dell'intera discografia Meat Puppets-iana, battendo la concorrenza di gemme quali "II", "Huevos", Forbidden Places" e "Up On The Sun". Quando il disco uscì la stranezza della loro musica non era più percepita tale da milioni di adolescenti che aspettavano con impazienza il nuovo cd dei Pearl Jam. Avrebbero potuto tranquillamente replicare se stessi. E invece non c' è puzza di autocelebrazione in questo cd, né tanto meno di immobilità artistica. Si confrontano con il grunge (in "Flaming Heart") uscendone vincitori, rendono la psichedelia ancora più acida in "We Don't Exist" (con un riff di chitarra allucinante). Rileggono il country ("Shine", "Comin' Down"). Aggiornano i Byrds in "Never To Be Found", gli ZZ Top in "Station", se stessi in "Lake Of Fire". Rendono presentabili i Violent Femmes, meno lagnosi i R.e.m. Agguantano la perfezione in "Roof in a Hole", "Evil Love" e in "Things".
Lenti, veloci, allegri, ubriachi, eclettici: ecco i Meat Puppets. Per dirla alla Pirandello: "Uno, nessuno, centomila".
VOTO 9
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