Dopo che mi sono dedicato alle recensioni dei mostri sacri della jazz-fusion,desidero parlare di questo gruppo molto noto nella scena acid jazz e nu jazz degli anni'90.
I Medeski Martin & Wood nel loro stile a dir poco innovativo per quegli anni, raccolgono influenze che arrivano dal jazz elettrico, dalla fusion più distorta, dall'hip-hop grazie alla presenza di un Dj e di molte parti campionate e in scratch, dal funk più studiato, ma soprattutto dall'acid rock. Questo album del '98 "Combustication" è quasi tutto basato sulle scorazzate tastieristiche di Medeski e dal suo organo a volte caldo, a volte avanguardistico, a volte profondamente distorto. Il gruppo ha un gusto particolare per il "groove" dettato da Billy Martin (collaboratore stretto come tutti i membri della band di John Scofield ma anche del poliedrico John Zorn);il suono del basso è dichiaratamente vintage e nasale grazie all'utilizzo dell'Hoffner, il cosiddetto "basso dei Beatles". Ma iniziamo con le traccie:
"Sugar Craft" dall'incedere hip hop e con sonorità orientali,apre in maniera positiva il disco. La maestria ritmica dei tre si nota subito,e grazie a dei suoni elettronici perfettamente mixati il mood è quasi divertente e giocoso.
Nelle due tracce seguenti "Just Like I Picture It" e "Start/Stop" l'organo di Medeski incomincia a uscire fuori dagli schemi ritmici del basso e della batteria, che per dare un effetto di modernità e dal gusto quasi lounge,ripetono a loop le loro frasi.
"Nocturne" ha un rilassato sfondo jazz avanguardistico a cui si sovrappongono aperture e divagazioni psichedeliche, che rendono l'atmosfera curiosa e ammaliante. Da citare la linea di basso quasi contrappuntistica che risponde alle ritmiche di tastiera. Forse il brano meno artificioso e contaminato da altri generi, ma allo stesso tempo per niente banale.
"Whatever Happened to Gus" sprofonda nell'atonalità e nelle dissonanze di cui i tre sono pionieri. Tutto il brano è strutturato sulle linee libere e quasi improvvisate di Wood (in questo brano passato al contrabbasso); ci sovviene come se il gruppo voglia "stordire" letteralmente l'ascoltatore, poiché in certi punti e quasi impossibile trovare una spiegazione logica a certe soluzioni sonore.
"Latin Shuffle" inizia proprio con un ritmo di percussioni afro-latino molto sincopato e quasi ballabile e continua con un bellissimo solo di piano di Medeski, uno dei più belli della sua produzione. Questo è forse il pezzo più legato agli standard del jazz, poiché si trovano poche incursioni nell'elettronica e in generale nel mutamento del suono.
Dopo tre tracce che ripropongono gli stilemi del gruppo che ho appena descritto, arriva "No Keno Ano Ahiahi" nella quale vengono di nuovo maggiormente proposte le sonorità orientali. Stavolta il suono è più meditato e meno bizzarro,e si avverte come una senso di tenerezza grazie al suono morbido dell'organo; questo brano può ricordare molto anche le sonorità cinematografiche.
La bravura del trio sta proprio nel proporre situazioni musicali molto diverse fra loro, come se volessero "giocare" con il cuore dell'ascoltatore riuscendo pienamente nell'opera.
L'ultimo brano "Hypnotized" gela e ipnotizza chi l'ascolta,per via di lunghe frasi fortemente sintetizzate e modificate elettronicamente. Il tono del brano è quasi nostalgico e a volte si avverte veramente la sensazione di un sempre maggiore distacco fra l'opera e l'ascoltatore, causato dai continui cambi di atmosfera.
L'entrata nel gruppo tra le file della nota etichetta jazz Blue Note ha causato un cambio di rotta decisamente interessante. L'unica pecca del gruppo è che a volte non riesca a risolvere certe situazioni tonali, sprofondando in suoni a volte troppo difficili per un normale ascolto. Ciononostante il sound tiene sempre attento l'ascoltatore stancandolo raramente. Consigliato agli amanti della sperimentazione più matura, sperando che questo disco sia apprezzato anche dai puristi del jazz (niente contro di loro).
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