Anticipato dal singolo "Head Crusher", è finalmente disponibile il nuovo cd dei Megadeth di Sua maestà rossocrinita Dave Mustaine. Un cd molto atteso questo "Endgame" dato che, dopo una fine degli anni '90 disastrosa sul piano delle vendite e della stima tra i metal-heads di tutto il mondo, la creatura di MegaDave con il nuovo millennio ha iniziato a dare confortati segni di ripresa.

L'attesa era ancor più aumentata dal fatto che per ogni uscita post-"Risk" sembrava che i 'Deth stessero facendo continui passi indietro, in quanto a percorso musicale; passi indietro da intendersi in senso positivo, come un ritorno verso le sonorità dure e grezze degli esordi: così, dopo un comunque mediocre "The World Needs a Hero" (che li ha comunque riportati in ambito più propriamente metal, abbandonando sperimentazioni pop-elettroniche e quant'altro), sono arrivati il buon "The System Has Failed", in cui hanno iniziato a fare timidamente capolino alcuni accenni di vecchio, sano thrash e l'ancor più buono "United Abominations", che non avrebbe sfigurato se fosse uscito nel periodo d'inizio anni '90, quello"Rust in Peace" - "Countdown to Ectinction" per capirsi.

Cosa aspettarsi quindi? Un nuovo salto indietro, ai tempi di "Peace Sells.." e "So Far..."? Facendo partire il cd, sembra proprio che sia finalmente giunto il momento tanto atteso: l'intro strumentale "Dialectic Chaos", con i suoi continui inseguimenti chitarristici Mustaine-Broderick e la successiva "This Day We Fight!" sono due sferzate ficcanti e potenti come i 'Deth non ne proponevano da tanto tempo. Ascoltare poi il riff d'apertura di "1,320" non può non riportare ancor più alla mente quel periodo: seppur simile a quello di "Liar", è il preludio ad un'altra sfuriata thrash, condita da immancabile assolo finale. Sullo stesso piano si muove "Head Crusher", scelto non a caso come singolo di lancio: un vero e proprio assalto con uno stacco centrale che non lascia comunque tregua; tutti pezzi destinati a fare la gioia dei fans e a scatenare ondate di pogo durante i prossimi concerti.

Tutto perfetto, quindi? Non proprio, perchè qua e là c'è comunque la presenza di brani riempitivi, poco ispirati: "44 Minutes", "Bodies" e "The Right to Go Insane" sono comuni mid-tempo senza particolari sussulti, caratterizzati da ritornelli di facile presa e assimilazione sull'ascoltatore ma niente di più... dopo qualche ascolto tendono a venire a noia, seppur sorrette da un ottimo lavoro in fase di assoli. Molto buona risulta invece essere la title-track "Endgame", il brano più lungo e complesso del lavoro, caratterizato da una prima parte più cadenzata e da un'accelerazione centrale, il tutto condito dalla voce acida e sprezzante di Mustaine che sputa il suo odio verso l'America della gestione-Bush.

Mustaine che ha abbandonato ogni velleità di inseguire picchi ormai sempre più irragiungibili per la sua voce, per mantenersi su tonalità più basse; preciso e chirurgico come sempre il suo lavoro in fase di riff. La sezione ritmica ben lo accompagna, con Drover alla batteria potente pur senza compiere miracoli e LoMenzo protagonista di solidi accompagnamenti, con un suono del basso pesante e metallico.

Il nuovo arrivato Chris Broderick invece si dimostra un ottimo innesto quando imbraccia la sua chitarra: strumentista preciso nei riff e soprattuto negli assoli, che in questo album sono presenti in copiosa quantità; un po' meno apprezzabile il suo contributo in fase di song-writing: dalla sua penna (in collaborazione con Mustaine) esce infatti "The Hardest Part of Letting Go... Sealed with a Kiss" che, nonstante i tre puntini di sospensione nel titolo facciano correre la memoria a brani del calibro di "Holy Wars... the Punishment Due", si dimostra invece essere un ibrdo tra una ballata orchestrale alla "Promises", e una sezione centrale più dura e ritmata; finisce però per essere poco convincente in entrambi i casi.

Insomma, non è un "Rust in Peace Pt. 2", come non lo sarà mai un eventuale lavoro successivo della band: il glorioso passato è ormai alle spalle, quello che rimane è un più che dignitoso presente, che ci presenta dei Megadeth tornati finalmente affiatati e capaci di graffiare e lasciare il segno. Non un capolavoro quindi, ma decisamente un buon album.

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