In una delle recenti interviste Dave Mustaine ci aveva comunicato che i pezzi scritti per Endgame fossero i migliori da lui creati dai tempi di "Contdown To Enxtinction", tale affermazione piena di responsabilità ha creato un'attesa al di sopra del normale per l'ultima fatica in studio dei Megadeth. Dopo lo schianto di "Risk" Mustaine ci aveva fornito tre prove in studio degne di nota, "The World Needs A Hero" è un album discreto con buoni spunti creativi, "The System Has Failed" convince ancora di più e rappresenta il giusto traghettatore per "United Abominations" il migliore fino ad oggi dopo "Youthanasia".
Detto ciò alcuni fan più esigenti rimpiangono ancora i tempi d'oro della band e non sanno cosa farsene degli ultimi album, dopo l'ascolto di Endgame possiamo dire che questa volta Megadave mette d'accordo tutti, questa volta se lo sentiva che tutto funzionava a meraviglia, che i riff e l'architettura dei brani tornata imprevedibile, avrebbe esaltato anche un mammut, l'album in questione è una bomba, veloce, cattivo, dal sound devastante, un lavoro completo, dinamico, tra i migliori dei Megadeth in assoluto e non solo dell'ultimo periodo.
Già dall'intro "Dialectic Chaos" si capisce che si fa sul serio, intro strumentale veloce ed aggressivo brano che esalta il virtuosismo chitarristico della coppia Mustaine/Broderick (Nevermore, Jag Panzer), che con pirotecnici duelli esalta a dovere l'ascoltatore in attesa del brano successivo che porta il nome di "This Day We Fight!", un muro sonoro costruito a folle velocità, Shawn Drover picchia come un forsennato mentre Mustaine macina riff e digrigna rabbioso le strofe del brano. La band non frena nemmeno per un secondo, preferendo aggredire con violenza e tirare sempre al massimo.
"44 Minutes" è caratterizzata da strofe mid-tempo fiere e rocciose, nel refrain si evince una componente melodica di un brano che non sfigurerebbe su un disco come "Countdown To Extinction"; Mustaine canta in modo profondo ed intenso, da segnalare inoltre un ottimo assolo che arricchisce ancora di più uno dei migliori episodi dell'intero disco. "1,320" è un brano dal sound Ottantiano che richiama i primi lavori firmati Megadeth. La sezione ritmica è imponente e mette in luce il grandioso lavoro effettuato da Andy Sneap alla produzione. Le chitarre suonano taglienti come rasoi, i riff sono tra i più tradizionali mai proposti dalla band.
"Bite The Hand That Feeds" ha un'architettura che si colloca nella prima fase della carriera dei Megadeth, con cambi di tempo, accelerazioni e decelerazioni giostrate magistralmente, il brano pecca soltanto di un ritornello poco immediato e coinvolgente, ottimo il lavoro del drummer Shawn Drover.
La title-track "Endgame" tra cavalcate e linee vocali irresistibili si rivela esaltante, possiede inoltre tutti gli elementi che contraddistinguono il marchio di fabbrica dei Megadeth. La potenza ed il tiro Ottantiano uniti ad una devastante produzione attuale fanno di questo brano un vero masterpiece. I sei minuti di durata non sminuiscono l'immediatezza del brano, grazie anche ad ingegnosi giochetti e lievi cambi di tempo che ne impreziosiscono il valore.
Primo singolo estratto da endgame "Headcrusher" si presenta come brano veloce , heavy metal allo stato brado, brano sicuramente devastante in sede live; con "How The Story Ends" ci avviciniamo al termine dell'ascolto, ma c'è ancora tempo per uno dei migliori estratti dalla nuova fatica targata Megadeth. Il sound di "How The Story Ends" alla matrice thrash unisce elementi più tradizionalmente heavy, i ritmi nervosi e forsennati rallentano a vantaggio di un'ispirata linea melodica che non abbandonerà mai la canzone.
"The Right To Go Insane" chiude in modo dignitoso questo sorprendente album che riporta in alto il nome Megadeth come forse meglio non si poteva sperare, di sicuro un'opera che farà la felicità dei tanti fun della band.
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