L'album che segna il definitivo cambio di rotta dei Megadeth.

Se già da "Countdown to Extinction" il gruppo aveva smussato il proprio sound, passando dal thrash dei primi album ad un heavy metal più classico ed orecchiabile, con questa uscita, datata 1999, si registra un ulteriore ammorbidimento e snaturamento del sound generale, nonostante i componenti siano gli stessi che sfornarono 9 anni prima il capolavoro del thrash metal "Rust in Peace" (con l'unica eccezione di Nick Menza, sostituito dietro le pelli da Jimmy DeGrasso).

In questo "Risk", infatti, non è più presente una singola nota che rimandi al metal, comunque piuttosto serrato e pesante di "Countdown...", men che meno al thrash che tanto aveva portato lodi e consensi ai 'Deth ai tempi di "Rust in Peace": qui ci troviamo di fronte nè più nè meno che ad un pop-rock radiofonico (non a caso è stato definito dagli stessi 'Deth "radio-rock"); tentativo di avvicinarsi sempre più alle masse e guadagnare ampie fette di pubblico, cosa che peraltro non è affatto avvenuta, dato che l'album in questione si è rivelato un mezzo flop, contando pochissime vendite soprattutto nel Vecchio Continente.

Passando all'analisi della musica presente, già l'opener "Insomnia" fa capire le coordinate di tutto il cd: riff molto semplici e diretti che accompagnano la voce di Mustaine, che ha ormai da anni perso la rabbia degli esordi in favore di una certa ricerca di melodia e interpretazione; importante la presenza di sintetizzatori ed effetti elettronici che rappresentano una novità e che torneranno anche in altre canzoni, come per esempio nella psichedelica "The Doctor is Calling". La successiva "Prince of Darkness" è uno dei brani migliori: intro abbastanza originale che si apre poi in una song dai riff molto orecchiabili e dalle melodie facilmente memorizzabili: è l'unica che in un certo modo sembra richiamare i MegadetH del periodo 'heavy'.

Altro brano degno di nota è la mini-suite finale in due parti : "Time: the Beginning" e "Time: the End", la prima una dolce ballad acustica ben interpretata da MegaDave, la seconda un breve pezzo molto 'heavy-oriented' sostenuta dai granitici riff di chitarra e dal bell'assolo centrale: è il brano più "pesante" dell'intero album. In mezzo, la chiara dimostrazione che l'intento della band era quello di attirare sempre più pubblico MTV-dipendente: il cd è infatti zeppo di canzoni orecchiabili, che ebbero un buon successo proprio come singoli ( "Crush' em" è uno di questi ed è uno degli episodi globalmente migliori), ma soprattutto di numerose ballad Aerosmith-style: ben tre, "Breadline", "I'll be there" e "Wanderlust".

Delle tre, la migliore è sicuramente la prima, non fosse altro per il ritornello dannatamente azzeccato; della seconda colpisce il fatto che MegaDave canti "I'll be there for you" alla stregua di un Bon Jovi un po' più grezzo e incazzato; la terza è una song che parte molto bene con una strofa calma ed un ritornello un po' più sostenuto, ma che dalla parte centrale in poi si perde fino a diventare caotica e confusionaria nel finale. Rimangono "Ecstasy" e "Seven", pezzi abbastanza banali che non aggiungono proprio nulla: anche qui tutto molto orecchiabile e facilmente memorizzabile, soprattutto la prima, song prefetta per una serata sulla spiaggia con amici ed una chitarra acustica...

Insomma, si tratta di un disco che non è completamente da buttare: certamente i 'Deth non sono più quelli di una volta, gli anni passano e anche la voglia di arricchirsi ulteriormente ha fatto la sua parte...ma personalmente ritengo migliore questo cd al suo successore ed al suo tanto sbandierato ritorno ai fasti dell'epoca thrash o ancora a quella colossale ca**ta del recente rifacimento di "A tout le Monde" con Cristina Scabbia.

Un disco insomma che si guadagna la sufficienza (anche perchè comunque Mustaine e Friedman non sono proprio gli ultimi arrivati in campo chitarristico): se ascoltato paragonandolo a "Rust in Peace" è ovvio che sarà accantonato al primo ascolto ed etichettato come spazzatura, se invece lo si avvicina senza pregiudizi ci si ritrova di fronte ad un cd onesto, senza picchi ma anche senza pesanti cadute di stile.

Carico i commenti...  con calma