Avevo aspettato con una pazienza quasi massacrante il nuovo album firmato Megadeth. Dopo aver sentito l’album di collaborazione tra Metallica e Lou Reed, Lulu, il quale mi aveva fatto quasi perdere i testicoli e soprattutto lasciandomi solo con un enorme punto interrogativo, si è aggiunto un nuovo disco da inserire nella mia personale lista dei “dischi più deludenti (non brutti) del 2011”; speravo almeno che ci pensasse il leader dei Megadeth, Dave Mustaine, ed il resto della brigata a fermare questa carriolata che sembrava non accennare a fermarsi. Un po’ ci sono riusciti, un po’ no. Sia chiaro, non mi ha annoiato fino al punto di tentare il suicidio, cosa che invece successe con Lulu, ma questo album è così colmo di alti e bassi che è difficile farsene un’idea chiara.

Già si parlava da tempo di rapporti non proprio buoni tra la casa discografica Roadrunner e il santo padre Dave, che l’accusò tempo fa per la scarsa promozione dell’album "Endgame", e per altre questioni. Infiliamo dentro anche un lungo tour mondiale, in cui la band ha approfittato di quei pochi istanti di tregua per lavorare sul materiale nuovo e poi inciderlo. Be’, queste non sono certo scuse per giustificare un lavoro eseguito in modo mediocre. Quindi ho messo tutto da parte e ho iniziato con buone speranze l’ascolto. Eppure…

La prima traccia è una canzone che era già stata rilasciata l’anno scorso, Sudden Death, preparata appositamente per il videogioco Guitar Hero Warriors Of Rock, come ultima canzone da suonare ed anche la più difficile. Era anche stata nominata ai Grammy Awards, ma la band non vinse neanche stavolta, dopo la nona nomination. Vabè, fin qui niente di allarmante, anzi, è una buona song, ottimo inizio, ma quegli assoli ultra-tecnici di Dave e di Chris un po’ si sprecano. La traccia successiva si tratta di Public Enemy No. 1, rilasciata come singolo nei primi di Settembre. Fu la canzone che un po’ aveva tenuto alte le speranze per un buon lavoro in generale, simpatica e orecchiabile, dedicata alla figura di Al Capone, anche se prevale maggiormente la matrice heavy che quella thrash. Divertente il video dedicato al singolo. Si continua con Whose Life (Is It Anyways), decisamente inferiore alla precedente, ed ha qualcosa di già sentito, trascurabile dopo qualche ascolto, pazienza. Segue We The People, decisamente stancante, potevano fare di meglio. Molti ritengono Guns, Drugs, & Money uno dei brani peggiori e più ruffiani dell’album e del gruppo in generale, può darsi, tuttavia è abbastanza buona la base ritmica hard rock, sembrerebbe quasi un pezzo scartato dell’era "Countdown To Extinction/Youthanasia", decisamente sottovalutata. Ed arriviamo alla fine della prima metà dell’album, che si chiude un grande rialzo grazie ad un pezzo discreto, forse uno dei migliori, chiamato Never Dead, che ci offre un duro e velocissimo thrash metal Megadethiano in chiave moderna (sarebbe veramente da stupidi paragonare i tempi d’oro con i giorni nostri). Questa canzone fa parte anche della colonna sonora del videogioco omonimo, uscito lo scorso Gennaio. Purtroppo, comincia la seconda metà del disco, che è quella veramente più mediocre e noiosa. Ci sono troppi pezzi che lasciano indifferenti, si dimenticano facilmente, a tratti si somigliano, e quel che peggio, sono quasi tutti b-sides di album già pubblicati, quindi riproposti con la formazione odierna. Questi pezzi sono New World Order, Black Swan, Millennium Of The Blind e Deadly Nightshade (quest’ultima mi ricorda in modo assurdo le sonorità degli Alice In Chains, non ho ancora capito come sia possibile …). Non li ho immediatamente bocciati solo perchè sono pezzi di scarto, i motivi sono quelli che ho già spiegato prima. Giusto un accenno per Fast Lane, pienamente sufficiente, anche se ha qualcosa di già sentito dall’album "Endgame". Infine, vale la pena dedicare ancora qualche piccola riga alla traccia finale omonima, 13, con un intro di chitarra acustica, che rimanda direttamente a In My Darkest Hour, solo che invece di essere dedicata al suo defunto amico Cliff Burton racconta una sintesi della turbolenta storia del frontman dei Megadeth e di chi ne ha fatto parte. Eppure, col progredire dell’ascolto, la canzone finisce nell’assomigliare vagamente un pezzo presente nella versione rimasterizzata di "Youthanasia", Millennium of the Blind.

Così si conclude la tredicesima fatica di Dave e compagni. Devo dire che all’inizio sono rimasto sorprendentemente deluso per i tanti motivi spiegati, ma con un terzo ascolto dell’album sono riuscito a rivalutare il mio giudizio. Non nego che l’intero disco è suonato più che discretamente, questo ci mancherebbe senz’altro. Nonostante ciò…… mi aspettavo di più, ma molto di più. Chris Broderick non riuscivo assolutamente a distinguerlo da Mustaine, l’ho trovato fin troppo freddo nelle esecuzioni. Questo è un po’ tipico dei chitarristi metal progressive, ma non così tanto. A questo punto rimpiango in maniera assurda il precedente album, almeno lì la sua chitarra aveva un suono più caotico e potente. Un’altra critica va al batterista Shawn Drover, in forza nella band dal 2005, che l’ho trovato alquanto piatto e semplice, come se avesse giusto svolto il compito assegnatogli. Poteva dare di più, dato che è un batterista tecnicamente sopra la media. Niente di paricolare da dire nei confronti di Mustaine e del bassita David Ellefson, hanno fatto la loro parte, non in modo eccelso, ma discreto. Questo è un album che consiglio ai soli fan dei Megadeth. Gli altri, se vogliono, ci provino (o si azzardino) ad ascoltarlo e farselo piacere, ma questo richiederà molti ascolti e tanta pazienza. Concludendo, non capisco perché riempire il disco di pezzi già scritti e pubblicati. Forse sarà per dispetto alla Roudrunner, di cui vorrebbero concludere ogni rapporto ed andarsene. Forse non avevano avuto più tempo per scrivere nuovi inediti. Forse perché le idee sono proprio finite. Non lo so. Anche questo devo ancora capire….

VOTO = 65 / 100

(Chiedo scusa per il ritardo immenso, ben 4 mesi dall'ultima recensione, ma il lavoro, il "vero" lavoro, ha la precedenza!)

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