Parlare del nuovo lavoro dei Megadeth è una cosa molto particolare per me, infatti la band americana accompagna la mia vita da molti anni ormai: la voce di Dave Mustaine, il gioco di chitarre e quelle cavalcate rapide, simili a corse forsennate verso un'uscita di cui si intravede solo un pallido riflesso di luce, lontano e vacuo come un miraggio nel deserto, mi hanno più volte tirato per un braccio e sbattuto violentemente contro un muro, ricordandomi che dovevo tornare in piedi e combattere, perché le mie piccole guerre se non le vincevo io, chi lo faceva?

Detto questo è facile intuire con quale stato d'animo mi avvicino ad ogni neo uscita della band americana, quasi come fosse un rituale, con i suoi tempi e le sue gestualità: entro nel negozio, uno qualunque, cerco tra gli scaffali e, quando finalmente trovo il disco, lo guardo per un po', immaginandone i suoni, i colori e le immagini del booklet, poi mi dirigo alla cassa, pago e torno a casa per ascoltarlo; tutto semplice e lineare, ma allo stesso tempo magico ed appagante come la chiacchierata con un vecchio amico che, di tanto in tanto, si fa vedere per bere qualcosa e raccontarti una storia. Ovviamente le cose non sono più come erano una volta: ora ci sono i samples e le recensioni su internet, per non parlare della pirateria, che mette a disposizione degli utenti i dischi prima ancora che escano nei negozi, perciò la sorpresa di mettere un album nel lettore e scoprire come suona è definitivamente sparita, ormai sappiamo tutto: se è lento o veloce, con influenze più o meno prog, se è poco Thrash e più Heavy Metal, o il contrario, insomma siamo tutti talmente bene informati (una cosa utile, per carità, con i tempi che corrono i soldi non vanno buttati al vento!) che sappiamo benissimo cosa ci proporranno le nostre adorate casse, o cuffie, una volta inserito il supporto ottico nell'apposito alloggiamento.

Anche "Th1rt3en" non è sfuggito a questo status moderno, infatti sul web le opinioni e le analisi su tal lavoro si sono susseguite rapidamente e, con una mia certa sorpresa, ho notato un certo equilibrio di fondo sia nel giudizio che nell'approccio critico verso il disco, del quale sono stati evidenziati punti salienti che mi sento di condividere pienamente. La prima cosa da evidenziare è che la nuova creatura targata Megadeth si discosta dal suo predecessore, "Endgame", per un songwriting meno improntato sull'aspetto tecnico e più rivolto alla melodia e al groove, entrambi ben espressi attraverso mid tempo trascinanti ed accattivanti, accompagnati da ritornelli ben strutturati, capaci di essere sufficientemente catchy, senza per questo cadere nel banale o nel ripetitivo; un esempio possono essere brani come "Public Enemy N. 1" o "Deadly Nightshade", quest'ultima condita da un'atmosfera cupa e malsana che rimanda, a livello prettamente delle tematiche, al Mustaine degli esordi. Il secondo punto, su cui in molti hanno storto il naso, riguarda la presenza di tracce non propriamente inedite, tipo "New World Order" o "Sudden Death" (la prima inserita, nella versione demo, sul remaster di "Youthanasia", mentre la seconda è stata scritta per il noto videogioco "Guitar Hero: Warriors Of Rock"), che possono far pensare a semplici riempitivi, atti solo a fare numero, così da poter lanciare il lavoro sul mercato e chiudere il contratto con la Roadrunner (casa discografica con la quale i Megadeth sembrano non aver rinnovato il contratto). In realtà queste tracce sono state rimaneggiate molto bene, aggiornate e presentate con una veste moderna che non le fa sfigurare per niente in un album targato 2011; basti pensare che anche "Millennium Of The Blind" risale al periodo di "Youthanasia" eppure suona attuale e al passo coi tempi.

In base a quanto detto fino ad ora è evidente che le radici di questo nuovo album della band americana vanno rintracciate direttamente nel periodo che va tra "Countdown To Extinction" e "Youthanasia", due lavori dai quali prende l'attitudine melodica e l'impronta Heavy classica, tralasciando l'aspetto più propriamente Speed/Thrash, anche se, va detto, le bordate più violente ed intransigenti non mancano di certo, tipo la ferale "Fast Lane" e la tecnica "Sudden Death". Prima di tirare le somme finali vorrei parlare del pezzo che ritengo essere il più rappresentativo, e secondo me anche il più bello, del disco, cioè la conclusiva "13": una canzone abbastanza particolare, da molti definita nei termini di "power ballad", ma che io vedo più come un "flusso di coscienza", un modo con il quale Dave Mustaine ha cercato di tirare le somme, passando in rassegna le sue cicatrici e le sue paure; in poche parole una song onesta e reale, come non ne sentivo da veramente tanto tempo. In conclusione mi piacerebbe dire che questo è un lavoro da consigliare a tutti, a prescindere dal grado di conoscenza che si ha della band, ma onestamente non mi sento di farlo. Infatti "Th1rt3en" è un album per i fan dei Megadeth, una specie di best of di inediti (perdonate l'evidente ossimoro), attraverso il quale la band racconta di sé, regalando al suo pubblico un prodotto che miscela sapientemente passato e presente.

Infine, come ultima nota, ricordiamo che tale lavoro segna il rientro in formazione di David Ellefson, storico bassista e compagno d'avventure di Dave Mustaine.

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