Intorno alla metà degli anni 80 un ragazzino dalla folta chioma biondo/rossiccio decise di abbandonare un gruppo ancora agli esordi. Il gruppo era chiamato Metallica. Il primo album di codesto gruppo fece strage nel cuore dei trash metallari dell'epoca col nome di "Kill 'em all". La quasi totalità dei testi e delle musiche era stata composta dal ragazzino sopra citato. Un tipo con le palle. Tale Dave Mustaine.
Ben apprezzato chitarrista in ambito trash metal di strada ne ha fatta. E ormai si ritrova nella prima metà del secondo millennio con una carriera che, a mio modesto parere, non rende giustizia alla sua bravura. Ha inanellato successi importanti quali "Peace sells...but who's buying" e "Rust in peace" su tutti. Molti dischi hanno fatto storcere il naso a parecchia gente, ma io continuo tutt'oggi a stimarli più dei Metallica.
Potrà sembrare un'eresia, ma trovo che le varie sperimentazioni dall'una (Metallica) e dall'altra parte (Megadeth) pendano a favore di quest'ultima perchè più fedeli al genere di partenza. Se dalla parte dei Metallica ci si trovava davanti ad uno spostamento di genere verso lidi rock e puramente commerciali con inserimenti di ballate in ogni dove (intendiamoci parlo del dopo Black Album), per i Megadeth vedo una fase evolutivo/sperimentale che va ben oltre lo snaturamento del genere. Non a caso ci si è trovati di fronte questo "System has failed".
Bisogna entrare nella testa di Dave per capire cosa avesse pensato sulla sua lunga carriera, ma fortunatamente ce lo fa capire rilasciando quest'album che ha un suo significato. Il trash metal più puro. Dave Mustaine vuole tornare al trash metal più puro. Solo che... Non si sa come non si sa perchè, ma non sembra più lui. I continui cambi di line up possono aver contribuito in maniera determinante (sono ormai lontani i tempi dell'infallibile combo Ellefson-Menza-Mustaine-Friedman), ma credo che ancora più determinante sia stato il tempo e l'essere etichettati l'ombra di un gruppo a mio parere un po' sopravvalutato come quello di Hatfield e soci. La colpa la si deve dare ad un Mustaine che cadde un po' nell'anonimato quando i Metallica spingevano per farsi conoscere dal grande pubblico.
"System has failed" ripropone alla chitarra il Poland degli esordi. L'intro del primo brano parla di una catastrofe in arrivo, ma in realtà sarà un ciclone ad abbattersi sull'ascoltatore. Anche la locandina riprende la classica mascotte porta fortuna degli anni che furono dopo un lungo periodo di assenza, che qui sembra condannare i "capi" della società americana & co. in quanto ritenuti colpevoli. A fare da sfondo uno scenario apocalittico e inquietante...da fine del mondo.
L'intro ci avvisa di una minaccia incombente sull'Air Force One (l'aereo presidenziale americano), ma quello che ci attende è un vero e proprio tornado che si abbatte sull'ascoltatore.
"Blackmail the universe" irrompe con tutta la sua furia e il suo avido modo di fare. Sembra voler prendere subito in mano le redini della situazione. Mustaine con la voce fin troppo inquisitoria mette subito in chiaro le cose criticando le azioni di Bush e soci ricordando loro gli errori commessi in passato ("remember that Vietnam thing"). Si prosegue con "Die dead enough" che rimane la canzone più melodica dell'album. La successiva "Kick the chair" riprende la critica accusatoria dell'inizio, mentre "The scorpion" è molto bella: ricrea un'atmosfera surreale (sarà che l'album è uscito nei pressi di Halloween), magica e inquietante in stile Tim Burton versione metal. "Tears in a vial" la considero una ballata mascherata, dal ritmo molto sostenuto. La seguente "I know Jack" oltre a mostrare la bravura dei due chitarristi introduce la traccia migliore dell'album che preme sull'acceleratore. "Back in the day" sembra riportare alla memoria quello stile del thrash metal old school con uno sguardo a come si sia potuti arrivare ad un degrado simile e su come non si possa fare niente per riportare in auge il significato di metal (quello vero). Davvero poderose "Something I'm not" e "Truth be told". Alquanto sottotono appare a mio avviso "Of mice and man" che lascia il passo ad un sinistro comunicato in stile "Prince of darkness" con una inquietante atmosfera ad hoc (penso si scriva così). Il brano in conclusione, "My kingdom come" è stilisticamente ben fatto, ma stona troppo col resto del lavoro.
La classe del "gruppo nuovo" è sopra la media con una prova convincente del bassista Jimmy Lee Sloas ed un eccezionele Vinnie Colaiuta alla batteria.
Album che sarà uno degli ultimi lavori del gruppo e che rimette in discussione loro stessi. Ma ormai i tempi sono cambiati e i fasti del passato non ritorneranno, ma il loro impegno è apprezzabile. Ricordo a tutti che gli "avversari", i compianti Metallica, se ne sono usciti contemporaneamente con quella mezza ciofeca che è "St. Anger". Il che è tutto un dire.
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