L'immobilismo è il male: analizzando i percorsi artistici di tutte le realtà più importanti del panorama NDH si nota subito come non esista una band che sia rimasta uguale a come aveva cominciato; tantomeno i Megaherz, che hanno avuto una storia molto più convulsa di altri pilastri del movimento che hanno fatto della graniticità del collettivo la loro prima forza trainante. La formazione bavarese è sempre stata un porto di mare, fin dalle sue origini, e questo ha influito non poco sulla dinamicità del sound: il primo demo album, "Herzwerk", peraltro un lavoro assai interessante e pregevolissimo, non era pienamente catalogabile come Neue Deutsche Harte ma bensì come alternative metal in senso più lato per la sostanziale assenza della componente industrial, che comincia a palesarsi con il primo album ufficiale, l'ottimo "Wer Bist Du" per poi prendere piede in maniera più decisa e caratterizzante con questo "Kopfschuss", annata 1998. Piccola curiositità: negli USA l'album fu commercializzato come "Megaherz II" e il clown in copertina privato della sua pistola; si sa, certe cose danno fastidio a chi ha la coda di paglia. 

Questo secondo album ufficiale arriva in un momento di stabilità della formazione, che è praticamente la stessa del suo predecessore: Alexx alla voce, X-Ti alla chitarra, Wenz al basso, Noel Pix alle tastiere; cambia solo il titolare del seggiolino dietro alle pelli, con Frank Gegerle che rileva Tommy Eberhard. "Kopfschuss" è un album di passaggio e di transizione; piacevole, compatto, con alcuni pezzi sopra la media ma pur sempre il meno "scintillante" dei Megaherz con Alexx Wesselsky: non perché sia scadente, sono gli altri tre ad essere superiori alla media. Rispetto a "Wer Bist Du" il sound è senza dubbio più pesante: la chitarra di X-Ti è più satura ed aggressiva, il groove molto più accentuato e Wenz si dimostra ancora il bassista più incisivo della NDH. Tra gli episodi migliori dell'album spiccano in particolare l'epica "Rappunzel", la seconda twisted fairytale dei Megaherz dopo la precedente "Hanschklein", che colpisce per la perfetta interpretazione di un Alexx più ruggente che mai e pezzi come "Jordan" e soprattutto il midtempo "Freiflug", in cui spicca l'eccellente lavoro di arrangiamento di Noel Pix, capace di aggiungere un flavour ipnotico e straniante al sound MHZ. Degni di lode anche un grande anthem come "Herz Aus Stein", forte di un bel riff di chitarra ed un gran refrain, immediato e di grande impatto, "Miststuck" e la titletrack "Kopfschuss", che vedono un Alexx in grande spolvero rispolverare lo stile simil-rappato di "Wer Bist Du", sostenuto da un maggior vigore strumentale rispetto all'album dell'anno precedente; un po' a sorpresa, ma neanche poi troppo se si conosce il retroterra su cui è nata la NDH l'album si chiude con una bella e divertente cover del cult "Rock Me Amadeus" di Falco, interpretata da Alexx con la giusta dose di "arroganza". 

Il singolo di lancio dell'album è l'opener "Liebestoter", che personalmente mi suscita qualche perplessità: buon pezzo, con un bel tiro ed un coinvolgente ritmo spavaldo e cafone, però, soprattutto nel riffing appare decisamente troppo vicina allo stile dei Rammstein, sembra uscita direttamente da "Herzeleid", il che non è affatto un male ma da un gruppo dello spessore dei Megaherz è lecito aspettarsi di più. Comunque un singolo azzeccato ed orecchiabile che completa l'album insieme ad altri buoni episodi come l'intrigante "Teufel", "Blender", "Meine Sunde" e "Schizophren". Una componente che, come in "Wer Bist Du", merita grandi elogi è senza dubbio il songwriting di Alexx Wesselsky, sempre diretto, emozionale, intelligente ed acuto: in "Kopfschuss" (colpo alla testa), il titolo ritenuto inadatto per il colto, sensibile e raffinato pubblico redneck, compie una tagliente e satira alla figura tanto mitizzata della rockstar maledetta, in "Meine Sunde" aleggia lo spettro opprimente dell'eroina, evocato senza troppi giri di parole. Alle fantasie di morte di "Jordan" e "Freiflug" si contrappone un attaccamento viscerale all'amore, e quindi alla passione, e quindi alla vita che traspare da "Herz Aus Stein", "Miststuck" e "Teufel" e la fiabesca principessa Raperonzolo diventa una puttana, imprigionata in un bordello piuttosto che in una torre, circondata da immagini malsane e decadenti. 

"Kopfschuss" è uno snodo cruciale per i Megaherz di Alexx: è con questo album che avviene il passaggio dalle sonorità electro-alternative metal degli albori al sound più heavy, industrial e NDH che, passando per "Himmelfahrt" sublimerà in "Herzwerk II": avercene di album di transizione così convincenti e ben riusciti; dal punto di vista della personalità "Wer Bist Du" rimane comunque superiore, i due sopraccitati successori risulteranno essere più maturi e convincenti, ma l'importanza di questo disco rimane, un discorso analogo a quello di "Sperm" per gli Oomph!, non il migliore prodotto ma un tassello fondamentale per i MHZ, con tante luci e qualche episodio un po' in tono minore ma l'esito finale, pur non raggiungendo pienamente la soglia delle quattro stelle supera di gran lunga la sufficienza, quindi vale la pena di arrotondare.

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