"Sperm" degli Oomph! è un album che ha segnato la storia: battiti industriali, chitarre metal, melodie decise, potenti ed orecchiabili, ritmi ammiccanti, songwriting graffiante e allusivo ed uso della lingua tedesca per ragioni stilistiche ma anche identitarie, di non-omologazione con le regole del mercato: quel disco un po' grezzo e acerbo, non proprio una pietra miliare se preso "singolarmente" ha avuto l'incalcolabile merito di segnare l'inizio "ufficiale" di quella che ritengo essere la più fiorente, vivace ed interessante tra le molteplici correnti musicali nate negli anni '90: la Neue Deutsche Harte. Lo stesso Till Lindemann avrà occasione di dichiarare che, senza la determinante influenza degli Oomph!, i Rammstein sarebbero stati una normale rock-band tedesca, quelli stessi Rammstein che si sono affermati come la punta di diamante, la miglior cassa di risonanza per il movimento. La NDH però è un fenomeno che non si può circoscrivere a questi soli due gruppi; la scena pullula di band altrettanto interessanti, capaci di aggiungere nuove sfumature e caratteristiche originali a questo creativo e variegato contesto.
Considerando parametri come la storia, il blasone e la longevità si può facilmente individuare la terza colonna portante della NDH nei bavaresi Megaherz: storia particolare quella di questo quintetto, una storia che vale la pena di essere raccontata: l'idea da cui scaturisce questo progetto è di Alexander Wesselsky, in arte Alexx: cantante, songwriter ma anche compositore, inizialmente è lui l'indiscusso mastermind dei Megaherz. Il primo atto della travagliata storia di questa band è un demo album intitolato "Herzwerk", anno 1995, che non trova però una pubblicazione ufficiale. Alexx decide quindi di stravolgere completamente la line-up e la scelta si rivela vincente: arriva il primo contratto discografico, con la XYZ Music, e finalmente il tanto atteso esordio discografico: "Wer Bist Du", datato 1997.
Questa, possiamo chiamarla così, mk II, è la formazione classica della band di Monaco: oltre ad Alexx troviamo alle tastiere Jochen Seibert, meglio noto come Noel Pix, Tommy Eberhard alla batteria ed infine i due membri storici, gli unici che tuttora figurano nella formazione dei Megaherz: il chitarrista Christian "X-Ti" Bystrom ed il bassista Wenz Weninger. È un collettivo con le idee chiare, con una visione precisa del proprio sound e caratteristiche generali ben definite, "Wer Bist Du" ne è la prova concreta: in questo album non c'è la rabbia dei primi Oomph! e neanche i grooves soffocanti dei contemporanei Rammstein di "Sehnsucht"; la via MHZ è diversa. Ci troviamo in presenza di un album né troppo pesante né troppo veloce: un flusso omogeneo che viaggia su ritmi medio-sostenuti, senza esagerare; i riffs di chitarra sono spigolosi ma non al punto da creare un "wall of sound", di contro il basso è sempre in grande evidenza ed aggiunge notevoli coloriture ritmiche e stilistiche a tutte la canzoni, elettronica e arrangiamenti si assestano su un mood vagamente gotico e colpisce positivamente il frontman Alexx Wesselsky, interprete dotato di una caratteristica voce bassa e leggermente rauca, che sa padroneggiare con grande stile esibendosi in un cantato eclettico e coinvolgente.
"Wer Bist Du" è un album omogeneo ed equilibrato, da assimilare senza fretta, a poco a poco, e cresce ascolto dopo ascolto; la sua omogeneità, che ad un primo impatto può apparire quasi come un difetto a lungo andare si rivela un valore aggiunto perché il disco scorre (quasi) senza intoppi, fluido e ben strutturato: è un prodotto di personalità, con un bel tratto stilistico comune e caratterizzante e, oserei dire, anche una certa eleganza, nelle sonorità, negli arrangiamenti e soprattutto grazie ad un istrionico Alexx che, grazie soprattutto ad un particolare stile canoro a metà tra il parlato ed un rap rallentato e declamatorio regge la scena con grandissimo carisma. Con "Wer Bist Du?" I Megaherz propongono un metal elettronico personale ed incisivo, nobilitato da testi pregevoli e pensanti, che spaziano dalla disperazione, "Wer Bist Du?" alla voglia di rivalsa, "Schlag Zuruck", con un po' di filosofia, "Die Gedanken Sind Frei" ed un pizzico autoironia che non guasta mai, "Tanzen Gehen", senza dimenticare la personale rilettura di una fiaba tradizionale tedesca, punto in comune di tutti gli album dei Megaherz di Wesselsky, "Hanschklein 97" rivisitata in chiave cupa e drammatica.
Su tutte le canzoni spicca "Gott Sein", il grande cavallo di battaglia dei Megaherz, una personale preghiera espressa da Alexx ad un dio umanizzato, anthem epico e coinvolgente con un particolare tocco gothicheggiante ed in negativo la pessima e sgraziata ballad "Mude", ma si tratta di un errore di gioventù che sarà accuratamente evitato negli album successivi, e comunque non compromette in nessun modo l'esito di un debutto coi fiocchi, vivamente consigliato.
Carico i commenti... con calma