L'altra notte ragionavamo su quale fosse il più bel gruppo col cantato in italiano, tra quelli nuovi. Sono discorsi rischiosi: secondo dove li fai, potrebbero pure venire fuori nomi tipo Lo stato sociale e/o iosonouncane, e allora tu come glielo spieghi che invece no? Ma soprattutto: come fai se magari lei è bellina, biondina e gentile e tu non vuoi fare né troppo l'accondiscendente ruffiano, né troppo lo snob saccente? Meglio nulla. Alla fine, comunque, tra mura e facce più o meno amiche, unanimità per gli Storm{O}; perché Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso è un bel disco davvero e pure dalle mie parti se n'è accorto qualcuno.

Mi tornano quindi in mente i Megawave, di Athens. L'Athens in Ohio però, non quella notoriamente cagagruppi in Georgia. Avevo pensato in effetti che ci sarei dovuto tornare su, su questo EP, dopo averlo tenuto a lungo in loop qualche giorno fa, ed ecco l'occasione. Mi tornano in mente per l'associazione tra ritorni di segnali che aprono In volo il disco degli Storm{O} e in Intro l'EP Megawave. Pure per i toni scuri delle copertine. Nessun'altra associazione sensata: gli Storm{O} fanno hardcore con profitto e sono belli veloci, a tratti; i Megawave suonano una di quelle derive alt-rock che comunemente sono associate allo shoegaze, ma che poi shoegaze non sono, come non lo sono gli Swervedriver. Le dinamiche di batteria di NS1 lo dicono chiaro, gli stacchi e gli accenti, ovunque, chiariscono molto della matrice HC che poco può avere a che fare con il regolare e il semplice ritmico di Loveless e del filone purista.

Hanno proprio quei suoni di fuzz sul basso e sull'accompagnamento che tanto vanno di moda. Sulla chitarra-ambiente hanno tanto riverbero, chorus, ma più che tremolare bendano, come di tendenza generale nella nuova scuola. Se droppassero, con dei suoni così, sarebbero pesanti forte, ma non è loro intenzione. Un'emotiva e malinconica quiete resta la chimera di questi nuovi kids sulla scena, per quanto mostrino i denti con quel fuzz, molto più "ciccia" che "frittura", che va un casino quest'anno. Hanno l'emotività e l'urlo distante e un po' grave degli Airs che furono - ora cambiano il cantante e chissà - e ne caricano Bite Your Tongue. Bite Your Tongue ha anche uno di quei riff che viva i novanta. Hanno la velenosità semitonale, in alcuni passaggi - in Dirt, tipo - dei Broken Water di cui vi dicevo qui. Nell'incipit sussurrato in un chorus chitarristico di Casper troverete gli Whirr com'erano prima e forse non saranno mai più; il pezzo poi si storce, si avviluppa in disparità strutturali e falsi finali, e la voce si graffia in gola.

E non vi chiedono niente.

Carico i commenti...  con calma