Nei primi anni novanta due fratelli spagnoli di Barcellona: Mario e Jordy Rossy (contrabbasso e batteria) si trovano "on and off" nell'area newyorkese a fare i turnisti di grido nel giro jazzistico sotterraneo che conta.
Suonano con un sacco di gente; sia perché sono veramente bravi, già maturi (sono attorno ai trent'anni o più) ed aggiungono al jazz "west of the pond" un pizzico di sapore ed estro latini. Tra gli altri, inciampano in Brad Mehldau: un musicista poco più che ventenne. Pianista squattrinato, scontroso, introverso ma originale e molto determinato. Costruiscono una solida amicizia, sia in termini musicali che personali. Al punto che si propongono come sezione ritmica per contratti che consentano loro di fare da "backing line" ad artisti di grosso calibro, specie nella natia Spagna.
Nell'ottobre 1993, dopo vari lavori nella penisola iberica durante la stagione estiva appena conclusa, incidono un "New York-Barcellona crossing Vol. 1" assieme ad un griffiniano e sorprendente Perico Sambeat in stato di grazia; ciò alla fine del tour in cui avevano conseguito un notevole affiatamento di gruppo (seguirà un Vol. 2:). Visti i risultati e la carica adrenalinica ancora presente, viene loro offerta la possibilità di incidere finalmente in proprio. Così esce fuori "http://www.priceminister.com/offer/buy/33088/Mehldau-Brad-When-I-Fall-In-Love-CD-Album.html">When I fall in love", un disco accreditato al Mehldau-Rossy trio: vero e proprio "prequel" della fortunata carriera di Brad. Il tono della sessione è brillante e trascinante. Opera "live" compatta, coesa ed assolutamente energica. Nessuna nota viene lasciata sottintesa ed il senso del timing in ciascun brano è micrometrico, anche nei brani più lenti: frutto degli ormoni giovanili di un ventitreenne ma già maturo pianista. "Si, devo tirar fuori tutto di me! Vi faccio ben vedere chi sono!".
In questo il disco d'esordio di Brad Mehldau somiglia moltissimo all'opera prima di Bill Evans "New jazz conceptions": entrambi i musicisti sono molto quadrati sul tempo ed impegnati in esercizi di bravura peraltro non sterili o fini a se stessi, quanto necessari passi per poi iniziare a sfrondare col tempo, imparando a centellinare, togliere, calibrare le pause e le dinamiche; il tutto in una lenta e costante azione di intromaieutica, processo che pur nell'involucro esteriormente noto ed immutato riesce a scavare e mettere in luce tesori nascosti ed insospettati anche all'artista stesso.
Troviamo nell'album una scaletta variegata di standards, con un brano originale di Brad. Vale la pena cercarselo e francamente penserei di aver avuto abbastanza fortuna su E-Bay perché non si trova molto facilmente in giro. Però c'è già dentro tutto il Mehldau che si dispiegherà enormemente subito dopo, con Joshua Redman e poi da titolare.
Accattateville! Cheers, :-) V.
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