Tra i tanti colpi di pura genialità messi in campo da Mel Brooks, questo merita sicuramente un posto a parte. Il periodo è quello della massima creatività, ma dare un seguito commerciale all'enorme successo di una pellicola capolavoro quale "Frankenstein Junior", non è cosa semplice e Brooks ha dovuto giocare d'astuzia. Innanzitutto il concept: un film muto. Scelta alquanto anomala e poi il film muto dentro al film muto, l'idea dentro l'idea in un rincorrersi di eventi speculari che, tipici della comicità di Brooks, ritroveremo anche nell'esilarante "Balle Spaziali". In pratica l'idea del film, il suo sviluppo, la sua trama diventano il film stesso.

Mel Spass, interpretato dallo stesso Brooks, è un regista alcolizzato in cerca di idee per risollevare la sua casa di produzione sull'orlo della rovina. Prepara un copione per un film anacronisticamente muto e assieme ai fidi tirapiedi Trippa, interpretato da Dom DeLuise e Bellocchio, interpretato da un eccezionale Marty Feldman, si reca dal produttore in crisi, che subito rifiuta di investire in un'idea così folle, poi convinto dal regista che sarebbe riuscito a scritturare nomi hollywoodiani di prima grandezza, cede e dà carta bianca per la realizzazione del film. La trama, parallelamente all'idea, si sviluppa ora nel contattare gli attori e nell'opera di avvicinamento, attraverso sotterfugi spesso esilaranti, per convincerli a partecipare alla pellicola. James Caan, Burt Reynolds, Paul Newman, Liza Minelli, sono tra quelli che accetteranno, ma non senza difficoltà a partecipare. In particolare è da scompisciare l'episodio di convincimento di James Caan, che si svolge nella roulotte dell'attore in una pausa di lavorazione. Tra gli attori contattati c'è anche il mimo francese Marcel Marceau, l'unico che non riusciranno a convincere. Qui salta fuori tutta la genialità e il gusto del paradosso di Mel Brooks che farà pronunciare l'unica parola del film "No!", all'unico attore che normalmente, nei propri film, non parla. I problemi cominciano quando un gruppo di immobiliaristi senza scrupoli, la società "Trangugia e Divora" inizia a boicottare i piani di Spass, perché vuole approfittare della crisi per mettere le mani sui terreni e sui fabbricati di proprietà della casa di produzione. I farabutti mandano un'avvenente signorina, Vilma, dal produttore che, fingendosi innamorata, tenta di far saltare tutto. In realtà la ragazza si innamora veramente e in breve farà parte della squadra di supporto. Il film si farà, la casa produttrice si salverà e Mel Spass finirà di bere, dopo uno spassoso episodio in cui gli amici gli faranno ingurgitare un centinaio di caffè per presentare la pellicola in tempo.

Il tutto è girato con gusto, senza momenti grossolani, la comicità è poderosa perché ha tempi netti, spesso è inedita, talvolta è mutuata direttamente dalle gag del muto: Buster Keaton in primis. L'atmosfera è surreale e in certi momenti sembra di assistere a vecchie pellicole superotto alle quali non sia mai stato inserito l'audio. Un centro riuscito, nel quale le caratterizzazioni diventano parte integrante e indispensabile dello sviluppo della sceneggiatura. Come Brooks è solito fare, anche questa volta riesce a farci ridere e infilare, tra le righe, quel po' di denuncia al mondo artefatto e negativo della cinematografia hollywoodiana, tra produttori corrotti, attricette arriviste, speculazioni di sorta, attori e registi sempre sull'orlo della crisi. Ma la narrazione qui è un qualcosa di superiore a tutto e nascondere tanti argomenti in un film la cui lettura è fortemente e direttamente comica, beh, è un'abilità non di tutti.

Mel Brooks - L'ultima Follia (Silent Movie) - 1976

sioulette

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