Il progetto Melencolia Estatica nasce dalla mente di Climaxia, chitarrista degli italiani Absentia Lunae, che con Letum arriva alla seconda release dopo l'ottimo debutto. Per chi non conoscesse il gruppo in questione, bisogna dire che la proposta musicale è riconducibile ad un black metal grezzo e malinconico, che trae spunto sia dalla scena depressive del genere (quella più melodica dei Nocturnal Depression e del Nargaroth di "Geliebte Des Regens") che da quella più veloce ed oltranzista. Ed è proprio la velocità ad aprire le danze: "Letum I" parte in quarta, con le chitarre che vanno a creare lo splendido riff iniziale per poi sfociare in una cupa cantilena, scandita dalla voce di Solitudo. Se con le successive due tracce il discorso rimane quasi invariato, è con "Letum IV" che si raggiunge l'apice del disco, un mid-tempo scandito da chitarre acustiche e brevi sfuriate capaci di trasmettere all'ascoltatore un'atmosfera di spaziale bellezza.

Quello che rende l'intero lavoro al di sopra della media è lo straordianario talento compositivo di miss Climaxia (autrice di tutte le canzoni e dei testi in italiano), un songwriting mai banale e mai noioso, dotato di una freschezza e di una carica non comuni per i tempi che corrono. Altro aspetto degno di nota è la produzione, molto grezza e scarna, capace di ricreare un'atmosfera ermetica e profonda.

In definitiva, un ottimo album underground capace di accontentare non solo gli ascoltatori abituali di black metal, ma chiunque si senta attratto dalle emozioni (forti) fatte in musica. Caldamente consigliato.

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