Ciao amici. Ben ritrovati con un nuovo capitolo de "la band più autoindulgente del mondo che a modo suo ha pure scritto la storia". Ci eravamo lasciati con Tres Cabrones (2013): un disco di onesto cazzeggio con qualche pezzo davvero rispettabile ma tante cose ri-registrate, minestrine riscaldate e canti da osteria: alla batteria il tizio che suonava con King Buzzo e Kurt Cobain a scuola e al basso Dale Crover, individuo da 110 e lode con bacio accademico alla batteria, uomo normale al basso. Prima ancora avevamo Freak Puke (2012), un disco di onesto cazzeggio con qualche idea fuori fuoco, sbrodolamenti psichedelici e Trevor Dunn dei Mr.Bungle al contrabbasso, e The Bride Screamed Murder (2010), un disco di onesto cazzeggio che con qualche pazzia esuberante completava il trio di dischi con i Big Business al basso e seconda batteria.
Hold It In (2014) è l'album numero 24. Credo. Un disco di onesto cazzeggio con Jeff Pinkus a basso e voce e Paul Leary a chitarra e voce: due membri dei Butthole Surfers, mica pizza e fichi. Ovviamente il risultato è bello, è casinaro, è divertente, suona come il progetto di due cinquantenni che sono rimasti giovani dentro e riescono effettivamente a suonare giovanottoni. Però insomma. Possiamo anche perdonare dieci anni di dischi quasi uguali che non sono fotocopie solo per pochi particolari, sappiamo che avete voglia di cazzeggiare, che non volete sbattervi troppo e che siete già ascesi nell'Olimpo negli anni precedenti. Per cui sì, ascoltiamo anche questo Hold It In perché di sì, perché i Melvins si ascoltano a prescindere, non deludono mai e quando deludono riescono lo stesso a farti sorridere. Potremmo scoprire che i due Butthole Surfers svolgono egregiamente il loro lavoro (non avevamo dubbi in effetti) e che tirano fuori idee e cose carine che danno un sapore tutto particolare alla minestra, che You Can Make Me Wait è una canzone davvero nuova per essere dei Melvins. Potremmo sentire che pezzi come Sesame Street Meat e The Bulk Up, sono tra i migliori a nome Melvins degli ultimi dieci anni. Potremmo anche concordare sul fatto che questo disco è il migliore da almeno cinque anni a questa parte.
Però insomma.
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