E' il 1992 e i Melvins subito dopo le uscite del capolavoro "Bullhead" [che ha ispirato musicisti del calibro di Boris (appunto) e Sunn O)))] e dello split con i Nirvana pubblicano questi tre EP chiamati semplicemente King Buzzo, Joe Preston e Dale Crover. Tre lavori a nome Melvins ma concepiti singolarmente da ognuno dei componenti della band, senza collaborazioni tra di loro, e non c'è modo migliore per mostrare la cazzutagine di questa band composta all'epoca da elementi completamente autosufficienti a livello creativo e con tendenze alla sperimentazione di nuovi suoni di distruzione dell'apparato cerebrale delle masse.
Immaginando il genere Drone come una catena montuosa, Joe Preston si può definire come un enorme massiccio, una figura che ha fatto parte dei più importanti progetti drone dal momento della sua nascita ad adesso, non lo so, i nomi Earth e Sunno O))) vi fanno avvertire qualche vibrazione solo a sentire il nome?
Buon per voi. Con "Joe Preston" ci regala una pietra di una pesantezza unica, soprattutto per quegli anni, infatti non era ancora uscito il primo Full-Length degli Earth, l'uscita di "Bullhead" era ancora troppo fresca per essere metabolizzata da pubblico e critica e Lysol non era ancora stato pubblicato.
Ma andiamo all'arrosto.
Introdotta da una musichetta che sembra jazz proviente dagli altoparlanti di una squallidissima sala d'attesa con tanto di fruscio ("The Eagle Has Landed") e da un brano acido e fangoso al punto giusto che sa di prove generali per il progetto Thrones ("Bricklebrit"), arriva "Hands First Flower", brano sulla stessa linea di "Boris" tanto che l'omonima band nipponica dopo aver tratto ispirazione per il nome da qui trae anche l'ispirazione per il proprio debutto "Absolutego" e un po' anche per l'intro di "Akuma no Uta". A differenza di "Boris" è strumentale, ma si tratta sempre del solito riffone/carrarmato che avanza lentamente con tutta la sua robustezza per raggiungere lo status di "brano ostico". Reso ancor più arduo dal condimento in crescendo con suoni che non fanno altro che scandire la maestosità del riff. Adatto a chi ce l'ha duro per davvero!
Ultima piccola nota di merito a favore di Preston: è l'unico dei tre Melvins ad aver realizzato l'EP lavorando solo, infatti i nomi dei collaboratori inseriti nel booklet (Denial Fiend e Salty Green) sono tutti e due inventati.
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