"I Men At Work erano un gruppo australiano che raggiunse uno straordinario successo sulla scia dei Police. Il loro cocktail di Reggae, Rock, New-Wave, che riprendeva abilmente il primo, fresco sound di Sting & Co., li aveva portati a vendere nella sola America oltre quindici milioni di dischi, con i loro album "Business As Usual" e "Cargo". Il sound dei Men At Work era così simile a quello dei Police prima maniera, che la stampa internazionale riesumò la storica rivalità tra Beatles e Rolling Stones..."
Questo è quanto ho trovato scritto, come piccola digressione, su un libretto dedicato a Police uscito nel luglio 1990.
I Men At Work si formarono in Australia nel 1979, a Melbourne, su impulso del cantante e chitarrista Colin James Hay, nato in Scozia il 29 giugno 1953 ed emigrato in Australia all'età di quattordici anni assieme alla sua famiglia. Attorno a questo leader carismatico si riuniscono Greg Ham (coetaneo di Colin), suonatore di flauto, sax ed altri strumenti, Ron Strykert (classe 1957), chitarra solista e voce, il bassista John Rees e il drummer Jerry Speiser.
Firmano per il colosso internazionale CBS e pubblicano negli States il loro debut album nell'agosto del 1982, intitolandolo ironicamente "Business As Usual" (da una frase di Winston Churchill): l'album esplode nelle chart internazionali, trainato da due singoli di successo quali "Who Can It Be Now" e "Down Under".
Di fronte a questo fenomeno Pop-Rock la stampa musicale avverte il bisogno di inventare fiabe e novelle per spiegare il successo del disco, perciò arrivano i primi paragoni con gli autori di "Message In A Bottle", ma la realtà è che il deus ex machina Colin Hay aveva notevoli capacità come songwriter, attingendo dal filone giusto per creare piccole grandi gemme Pop-Rock spensierate, senza fini politici dirompenti, private di qualsiasi riferimento polemico.
Quindi troviamo in questo "Business As Usual" undici pezzi orecchiabili, perfino ballabili, senza innovazioni particolari di sound, ma con una bellissima misura. Come l'opener "Who Can It Be Now" che presenta già gli ingredienti del suono di questi cinque aussie: batteria asciutta e precisa, un bassista lineare, un sassofonista ispirato ed un chitarrista, Ron Strykert, che dietro le quinte (solo questa volta) riprende il sound Rock di "Reggatta De Blanc", ma in maniera più compassata, senza mettersi sopra gli altri strumenti; il tutto coeso dalla voce calda ed unica di Colin Hay, capace di creare tonalità soffuse, di salire quando occorre, senza strafare, con un timbro inconfondibile: i Men At Work sono un gruppo Rock a tutto tondo, anche grazie alla bravura di Greg Ham, una risorsa musicale in più che dispensa suoni di piffero e anche ottime svisate al sax.
Il pezzo "Down Under" col passare degli anni diventerà un secondo inno nazionale australiano, come nella chiusura delle Olimpiadi di Sidney 2000 con trentaquattromila persone a cantare nella canzone icona dei Men at Work, dedicata alla nazione d'origine.
C'è spazio per un brano punk come "Helpless Automaton", firmato da Ham, che si segnala per il ritmo della batteria simile a quello di Lol Tohlrust dei Cure: sembra di sentire "10:15 Saturday Night" accelerata. "Catch A star" è un brano Reggae dominato dalla voce di Colin Hay ma anche dalla sei corde spumeggiante di Strykert. Occorre precisare però come siano le coordinate sonore dell'album a rimembrare la terra dei canguri, le piccole pennate di chitarra che evocano il sole a picco oppure i fiati che forniscono quel flavour esotico che permea pure la dolciastra canzonetta "People Just Love To Play With Words", l'unico punto debole dell'album.
Un momento riflessivo è affidato alla track di chiusura "Down By The Sea", una ballata sottomarina caratterizzata da un cantato pacato ed un ritmo lento, quasi a voler evocare i fondali oceanici, grazie alla chitarra in souplesse e al sax sfuggente. Il sigillo più alto del disco è però "Touching The Untouchables", impreziosita dal cantato solenne, in una strofa simile addirittura a Mark Knopfler, e dal sax bizzarro, mai banale.
I nostri cinque rockers non sono degli assi degli strumenti tipo Stewart Copeland o Andy Summers, pur essendo bravi e capaci, nemmeno possono contare su una capacità compositiva come quella di Sting per l'arco di cinque album coi Police. Sono però dotati di garbo, gusto per la forma canzone semplice, ludica, che fa divertire la gente in qualsiasi posto si trovi, perfino in discoteca. Se Colin Hay avesse avuto una folgorante carriera solista (come lo Sting "Tartaruga Blu") i Men At Work sarebbero entrati ai pascoli alti della storia della musica Rock, sopratutto ricordati dalla gente.
"Business As Usual" non ha mutato il corso della musica popolare, ma opere come questa, nel panorama Pop-Rock degli anni '80, sono indimenticabili. L'album è stato pure ristampato con due canzoni live: "Underground" e "Who Can It Be Now"; ci sono pure due inediti: "Crazy" divertente Rock 'n' Roll scanzonato, e lo strumentale "F19".
I "Lavori In Corso" continuano.
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