Una porta s'apre sull'inconscio, quando il confine tra veglia e sonno è una frontiera di pensieri che scompare. "Cosa vedi, oltre?", mi chiede la vocina stridula nella testa. Il tenero bianconiglio aspetta immobile nella dimensione dei sogni. E' lì che sosta sul prato viola, e un po' se la ride. Strizza lo sguardo divertito, all'ombra di un abete perlaceo. Conosce già le risposte ai nostri grossi punti interrogativi, e osserva il coglione che smarrisce la strada maestra dall'altro lato. "Cosa cerchi, dove?", domanda fiducioso il grasso mangia-carote. Ha un flash d'oro negli occhi mentre indica la freccia sulla mappa, il percorso-trip al di là dell'orizzonte immaginario: forse sospetta l'incasinata realtà che ci appartiene, tutto qua. Forse vuole solo offrirci un'alternativa, la pillola rossa per una divérs lettura della vita. Credo che gli stanchi Mercury Rev di qualche anno fa abbiano avuto più di un incontro con l'astuto animaletto lisergico, ultimamente. "Strange Attractor" (co-prodotto dal fidato ex Dave Fridmann) è il riflesso nello specchio dell'enigmatico gatto bluastro della cover, lo sdoppiarsi in una realtà avulsa dal presente (onirica), un viaggio strumentale e allucinogeno attraverso la nebbia di paesaggi mesmerici e cinematiche pulsioni digitali. La metà del parto gemellare dei mercuriali Jonathan Donahue, Grasshopper e Jeff Mercel è disponibile in download gratuito dallo scorso 29 settembre, dopo l'uscita dello speculare "Snowflake Midnight" nei normali canali distributivi: bastava iscriversi alla mailing-list nel sito internet del gruppo di Buffalo.

E' stupefacente il modo in cui la compagine di Donahue & co. (ormai trio) riesca ancora a mimetizzarsi da esperto camaleonte, a spostare l'asticella di un personalissimo percorso creativo (tra simbolismo surrealista e pura astrazione dal quotidiano) restando sempre ugualmente riconoscibile e naturale. Partiti nel '91 da una memorabile vena acida e distorta, i MR hanno centrifugato la loro neo-psichedelia dapprima nella fase pop\orchestrale del classico "Deserter's Songs", e ora in quest'inedita accoppiata così lontana ma così vicina di brume synthetiche, loop evanescenti, elettronica minimale, paesaggi ambient e un coro d'angeli spuntato, chissà, probabilmente dal paradiso (l'evocativa "Nocturne For Norwood", che sigilla un pianoforte spettrale con le spirali atmosferiche e dilatate dei Talk Talk). Spesso il cuore è un ostaggio imprevedibile, che patisce una forte attrazione ("In My Heart, A Strange Attractor"). E' un luogo invisibile, abitato dall'eco di fantasmi e tensioni impalpabili (i sette minuti dell'opener "Love Is Pure"). "Strange Attractor" è un caldo rifugio spirituale in cui spezzare le catene che c'incollano a terra, l'unicorno che cavalca senza gravità la nostra fantasia repressa nella "Pure Joie De La Solitude" (un minotauro\indietronico Aphex Twin+Notwist+Vangelis). Quel conforto e quella pace perduti torneranno finalmente a casa in espressivi quadri ambientali à la Brian Eno ("Persistence And The Apis Mellifera"). Poi sarà il vento a portarci via, a strappare le foglie morte autunnali in un timido valzer (l'elegia malinconica della breve "Fable Of A Silver Moon").

Date un ascolto attento a queste undici sinfonie visionarie di nuvole psych, non ve ne pentirete: i Mercury Rev sono tornati, come un'antica fenice  che rinasce perpetua dalle sue ceneri. Segui il bianconiglio, Jonathan. E continua a dormire sotto una luna d'argento.

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