La voce umana è al centro dell'attenzione di Meredith Monk, specie se essa proviene dalle pieghe più nascoste dell'animo, se si fa strumento di un tempo remoto da riportare alla luce con paziente sapienza.
"Dolmen Music" del 1979 è un brano per sei voci (tre femminili e tre maschili) con sporadici interventi di violoncello e percussioni. In esso l'artista americana (compositrice, performer, cantante, coreografa, regista) presenta in brevi episodi una serie di tecniche vocali che spogliano le sei voci di ogni connotato linguistico o comunicativo e restituiscono loro il valore di puro suono, gravido a ogni istante di un denso spessore emozionale.
Non ci sono testi cantati nei 23 minuti di "Dolmen Music" ma qualche vocale, al massimo alcune sillabe di una lingua pagana, che si intrecciano ora placide ora frenetiche nel tessuto sonoro imbastito dai sei esecutori. È significativa l'immagine del dolmen, il monumento preistorico costituito di pietre disposte in verticale su cui poggia una lastra di pietra in orizzontale: suggerisce l'architettura semplice (primitiva, verrebbe da dire) della musica, basata sulla ripetizione di concise cellule melodiche e dunque non difficile da seguire. Ma suggerisce anche l'idea di una cerimonia preistorica, di un convegno nella foresta al chiaro di luna, al quale l'ascoltatore sta per prendere parte.
In questo album uscito nel 1981 per la ECM, "Dolmen Music" è preceduta da quattro brani più brevi composti nella prima metà degli anni '70, nei quali la funambolica voce della Monk si accompagna al pianoforte: quest'ultimo a eseguire semplici figurazioni che ricordano lo stile minimalista, sia pure molto più semplice ed essenziale rispetto a quello dei capofila Philip Glass e Steve Reich. Tra questi, "Gotham Lullaby" è stato reinterpretato da Björk, mentre gli altri tre brani ("Travelling", "The Tale", e "Biography") sono estratti da un'opera di teatro musicale della Monk, "Education of the Girlchild".
Ancora quattro esempi di una vocalità spregiudicata e ammirevole, affrancata dai vincoli di un testo da intonare e libera quindi di esprimere da sola tutta la sua forza dirompente.
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