A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame. Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, poiché non c’era casa dove non ci fosse un morto!

E’ stato un Cliff Burton ispirato da un film sull’Esodo a dare l’idea per la nascita di “Creeping Death”, canzone scritta a otto mani da tutto il gruppo, con tanto di riff saccheggiati da “Die By His Hand” degli Exodus, dove è bene ricordarlo, militava Kirk Hammet prima di raggiungere i Metallica. Il famoso bridge dove James Hetfield canta:

Die by my hand
I creep across the land
Killing first born man

viene direttamente dagli Exodus, si noti il nome tra l'altro, che erano soliti proporre quella canzone live, come testimonia anche una demo del 1982, con il mitico Paul Baloff alla voce. Va detto che “Creeping Death” ha però una marcia in più con la sua atmosfera apocalittica da castigo divino in piena regola, le influenze del metal classico sono ben presenti e danno quel senso di teatralità che al thrash nudo e crudo manca. E in questo “Creeping Death”, scelta come singolo, ben rappresenta l’album “Ride the Lightning”, che è quello, per l’appunto dove vi è più traccia di NWOBHM rispetto agli altri classici della band, nonché quello con il maggior coinvolgimento di tutti i musicisti nella stesura dei pezzi, tant’è che alcuni riff sono ancora dell’esiliato Dave Mustaine. Pure le b-side del singolo confermano il legame con le influenze inglesi: “Am I Evil?” e “Blitzkrieg”, cover rispettivamente dei Diamond Head e dei Blitzkrieg, noti esponenti della NWOBHM. Tra l’altro ai Diamond Head i Metallica si sono dimostrati sempre molto affezionati, come dimostrano le parole del chitarrista Brian Tatler in un’intervista: “All’inizio degli anni Novanta eravamo in bolletta assoluta. Non vendevamo un disco e non riuscivamo nemmeno a recuperare i soldi investiti in anticipo anni prima. Non esistevamo più dal 1985 e nulla si muoveva su quel fronte. Avevamo parecchie grane legate alla distribuzione e alle royalties, così Lars Ulrich un giorno mi chiamò e mi disse che, se avevo difficoltà ad incassare quanto mi spettava, potevo chiamare un tizio alla Elektra, di cui mi diede il numero. Il resto è storia. Basterebbe dire che vivo principalmente di quello, oggi: di royalties”. Che altro dire: ben fatto Lars!

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