Diretto da: Wayne Isham
Anno di produzione: 1998
Durata: 140 min
Casa distribuzione: Polygram Video
Formato video: Fullscreen 4:3
Formato Audio: Dolby Digital 5.1 e PCM Stereo
Tipo di Confezione: Box Set con Doppia SuperJewelBox includente 2 CD
Lingue Sottotitoli: Inglese
Lingue Audio: Inglese
Visione Multiplo Angolo
Più di 140 minuti di concerto, interviste e dietro le quinte
Controllo multiplo delle telecamere in "Ain't My Bitch", "For Whom The Bell Tolls" e "Wherever I may Roam"
Circa 1000 foto del tour dei Metallica del '97

La discografia è stata totalmente recensita, ma si può ancora contribuire con le recensioni di alcuni live dei Four Horsemen. Il live in questione è "Cunning Stunts", sicuramente non all'altezza di "Live Shit: Binge And Purge", comunque una prestazione degna del nome Metallica. A chi odia "Load" e "Reload", questo live potrebbe risultare ostico perchè contiene parecchia "New Shit" (come la chiama James Hetfield rivolgendosi al pubblico chiedendo se di suo gradimento), ma ci sono anche brani del glorioso passato dei 'tallica che, comunque, sono eseguiti in grande stile. Altra questione: la band si presenta con un look fastidiosamente tamarro (soprattutto Hammett che è truccato quasi come Brian Molko dei Placebo). Ma cosa pensate? Non è la musica la cosa importante?
Il concerto è ambientato a Fort Worth, Texas, il 9 e 10 maggio del 1997 e la scenografia è proprio spettacolare: effetti di luce eccezionali, entusiasmo del pubblico, Hetfield che si comporta da vero trascinatore quale è, coinvolgendo i fortunati spettatori in ogni momento, palco a 360° completamente circondato dai fan e poi la musica dei quattro di Frisco. Che si può chiedere di più?

Here We Go!!!!!!!!!!

Infilo il primo dei due cd nel lettore dvd, e neanche tempo di ambientarmi con un menù che si parte. Eccoli! I quattro cavalieri (tamarri?) entrano in scena correndo sul palco e alimentando il delirio del pubblico. Ulrich si permette persino di sputare il succo che beveva in faccia ad alcuni fan compiaciuti. Si parte con una cover, direttamente da Garage Inc., "So What", del gruppo punk Anti-Nowhere League e i Metallica dimostrano subito che nonostante le (mezze?) delusioni degli ultimi due album, sanno ancora trasmettere emozioni con i loro grandi concerti. La seconda canzone è una pietra miliare del gruppo, da Ride The Lightning arriva come un fulmine "Creeping Death" che non può che lasciare il segno. Si rallenta con "Sad But True" anticipata da Hetfield che aggiunge: "We come here to kick your ass!!!!" con grande acclamazione del pubblico. Si prosegue con "Ain't My Bitch", discreta canzone con una ritmica Hard-Rock rispetto al Thrash-Speed del glorioso passato, la malinconica "Hero Of The Day" e la anonima "King Nothing", tutte tratte da "Load". Il solito intro di bombardamenti sul campo di battaglia, ma accompagnato questa volta da effetti esplosivi allucinanti e parte la ballad più famosa (non la più bella) dei Metallica, "One" e non c'è nulla da aggiungere a questa storica canzone. Hetfield gasa il pubblico comunicandogli che è il momento di una canzone inedita, che sarà presente nel prossimo cd ,ma non ha ancora un titolo e quindi: "Gimme Fuel, Gimme Fire, Gimme That Which I Desire". "Fuel" risulta diversa dalla versione definitiva ma la carica adrenalinica è la stessa, per una delle poche canzoni riuscite dell'album "Reload". Finita la canzone, Jason Newstead si siede e comincia a suonare il basso, ma dopo un minuto, con delicatezza, si intromette la chitarra di Hammett. Questo "Bass/Guitar Doodle" si apre con un approccio di "My Friend Of Misery" e si chiude con l'intro di "Welcome Home (Sanitarium)", e segue la ballata semi-acustica "Nothing Else Matters". Dopo questo momento di calma, arriva la apprezzabile "Until It Sleeps". Altro tuffo nel passato e comincia "For Whom The Bell Tolls" con un Hetfield che chiede rumore al pubblico. Si passa al "Black Album" con la pesante e piacevole "Wherever I May Roam", ma si può andare direttamente a quella che ritengo la migliore (anche la prima) ballad dei Metallica, "Fade To Black".
Il culmine delle emozioni di questo concerto è raggiunto quando cominciano ad apparire le centinaia di fiamme degli accendini del pubblico nella prima parte della canzone, in attesa del suo incedere verso la progressione finale dove Hammett tira l'assolo al limite. E' il momento di un Medley dei primi due album: di seguito, l'elettrizzante "Ride The Lightning", la veloce "No Remorse", la primordiale "Hit The Lights" (impressiona sentirla cantata da un Hetfield quindici anni più vecchio),la cavalcante "The Four Horsemen", la onnipresente "Seek And Destroy". Chiude il Medley il capolavoro "Fight Fire With Fire".

Il secondo cd è molto breve, solo cinque canzoni. Si apre con "Last Caress", altra canzone di "Garage Inc.", cover dei Danzig. Newstead trova pure il tempo di improvvisarsi secondo batterista. Hetfield chiede che al pubblico che canzone voglia, ed è un coro unanime ad urlare MASTER. "Last Caress" continua. Hetfield scalda l'ugola e parte "Master Of Puppets" che viene falcidiata, e tagliata proprio quando dovrebbe esserci la stupenda parte intermedia con i due soli di Hammett.
Non consola "Enter Sandman" anche se ben eseguita. Si ferma tutto, ma dopo un po' riparte la canzone. Cosa succede? Un uomo dondola in aria appeso ad una corda, James lo vede e si lascia sfuggire un "What a F**K" (una dei tanti della serata). L'uomo cade e viene subito raggiunto dagli uomini della Security. Ne appare un altro sospeso a mezz'aria, e un altro ancora che sembra una torcia umana. Cade la scenografia, fumo dappertutto, anche spavento se vogliamo. Arrivano i soccorsi e tutto torna alla normalità. Era tutta una montatura. Ben riuscita. Luci abbassate, ora si suona con delle torce sospese per illuminare il palco. Il primo ad apparire è Lars Ulrich che finge lo stupore, poi James Hetfield, Kirk Hammett (con una chitarra trasparente con del liquido blu all'interno, tanto tamarra quanto stupenda) e infine Jason Newstead. Inizia la penultima canzone, la cover di "Am I Evil?" dei Diamond Head. Hammett riprende la chitarra "seria" e si conclude con il pezzo forte, tre minuti e poco di altri tempi, era il 1983, "Motorbreath", il tributo giovanile di James Hetfield ai Motorhead. E' tempo di salutarci e i Four Horsemen escono di scena tra gli applausi più che meritati.

Decisamente un buon lavoro, ma che non eguaglia e non si avvicina minimamente a "Live Shit" che rimane un'opera grandiosa e difficilmente superabile. Consigliato a tutti i fan dei Metallica.

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