Inutile dire che su questo disco pioveranno critiche non solo per il sol fatto di essere stato partorito dalla band più discussa del pianeta per ciò che concerne il panorama thrash metal e metal tutto ma, soprattutto, per le decina di recensioni che pioveranno su DeBaser.

Ad onor del vero devo dire che l'entrata pubblicitaria di Rick Rubin in veste di produzione in casa Metallica deve aver regalato non poca (nuova e gratuita) notorietà  sia al disco sia, soprattutto, alla band che con quel suo ultimo abominio della natura, "St. Anger" si era scavata la fossa con le sue mani, proponendosi come una band fiacca e stanca, nonché priva di idee.

Premessa fatta, adesso credo sia doveroso parlare del disco. Molto si è detto su di lui, che è un disco che fa intravedere il ritorno al thrash dei Metallica, che suona come "... And Justice For All", che, insomma, risolleva i Metallica dall'abisso senza fine dentro il quale erano sprofondati.

Ma sarà vero? In realtà le prime due track sono abbastanza convincenti: thrash metal come non si udiva dal lontano 1989, proprio in onore del grande best seller "....Justice", album di puro tecno-thrash. È evidente la voglia dei Metallica di staccarsi dalle ultime amenità e di riproporre quel che meglio hanno saputo fare, tuttavia, (e qui sono cazzi amari da cagare) senza saperlo davvero fare come un tempo.

Mi spiegherò meglio. Se l'opener è un ottimo biglietto da visita, se "The End Of The Line" stupisce per i suoi continui cambi di tempo riportandoci alla mente il famigerato 1989 e ".... Justice", se "All Nightamere Long" e "Cyniade" sono due piccole gemme di thrash melodico e veloce, ciò che più mi disgusta, e non poco, è la batteria di Ulirch che, per carità, pesta bene il suo strumento ma non convince appieno, la totale assenza del suono del basso (come di consueto nelle vecchie produzioni Metallica era pre "Black Album"), il suono ovattato della distorsione delle chitarre (mi pare strano ma sembra che poco ci azzecchi col thrash al quale ero abituato io, almeno quello dei vecchi e veri Metallica) e, soprattutto, la voce merdosa di James che canta in modo davvero penoso.

Avrebbero dovuto intitolare il disco "Jamescantameglio" altro che "Death Magnetic".

Stenderei l'ultimo pietoso velo sulle due ballad. La prima, anche singolo del disco "The Day Thath Never Come" scialba e insipida, la seconda (che Dio possa aver pietà di loro) "The Unforgiven III", come se già quell'aborto della natura di "The Unforgiven II" non fosse stato già sufficiente a farci vomitare. Questa "The Unforgiven III", dal triste e malinconico (e penoso) intro pianistico, suona davvero male, è brutta, patetica, penosa. Non trovo altri aggettivi per demolirla (magari nei commenti qualcuno di voi potrebbe aiutarmi e darmi una mano) ma fa davvero scadere nel ridicolo e nel pacchiano l'intero disco che, in verità, non è tutto 'sto cazzo di capolavoro che molti fan ottusi e molta critica va e andrà sbandierando.

In conclusione, un album costruito sotto la formula thrash con l'ausilio dello specchio per le allodole targato Rubin. Un album confezionato per i nostalgici (tra i quali mi inserisco anche io) che intravedranno in alcune soluzioni (se non nell'intero disco) la rinascita dei Four Horsemen e un album che annoia dopo circa le prima metà di se.  

Un album concludo, di merda. Un'autentica presa per il culo, l'ennesima di casa Metallica che si discosta da porcate quali "Load", "Reload" e "St. Anger" ma che poco aggiunge (pardon: non aggiunge un cazzo di nulla) ma che a voler chiamarlo thrash mi diventa quasi un insulto nei confronti di band, quali i Testament, che quest'anno hanno partorito un capolavoro del thrash metal. Se si dovessero fare paragoni, i Metallica affonderebbero di nuovo nello stesso abisso dal quale tentano inutilmente di uscire. Poveracci loro. Non hanno capito che non bastano gli assoli (forse l'unica cosa decente del disco che questa volta ci sono... che culo!) a rendere un album un grande album.....

Patetico.

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