Sicuramente uno dei migliori album della band metal per eccellenza (o thrash metal che dir si voglia). Un album caratterizzato dalla presenza di numerosi assoli di chitarra, come del resto tutti i primi album dei Metallica, intriso di cattiveria degna dei migliori brani degli amanti del suono duro, con uno stile tipico del metal anni’80. Album quindi degno di nota, che presenta al suo interno alcune delle canzoni più belle della band americana: possiamo trovarvi infatti “For Whom The Bell Tools”, per non parlare di “Fade To Black” od ancora di “Creeping Death”, insomma sicuramente un cd che non passa inosservato.
Una delle caratteristiche, che definirei "anomale" rispetto alla prassi metal, è la durata delle canzoni: infatti i Metallica, a differenza di quanto presentato ad esempio in …And Justice For All, dove la durata media delle canzoni oscilla fra i sette ed i dieci minuti (“To Live Is To Die” 9.48, “…And Justice For All”, 9.44), scelgono per Ride The Lightning una trama ben diversa, con una durata media di poco superiore ai cinque minuti, con canzoni che, fatta eccezione per “The Call Of Ktulu”, non raggiungono mai i sette minuti, e questo rende l’album più facilmente orecchiabile, soprattutto aperchi non è abituato alle durate dei brani metal; quindi un disco che può essere ascoltato sia da chi non è un vero e proprio amante del genere, sia dai metallari più convinti, ed infatti nonostante ciò tutte le altre "caratteristiche" che etichettano un cd come metal rimangono invariate: i testi sono sempre più cupi e gotici, gotiche anche alcune sonorità aggiunte (come le campane che iniziano “For Whom The Bell Tools”), le distorsioni sono perennemente presenti, i ritmi sono alternati, chitarre "stile flamenco" si avvicendano con riff metal (come in “Fight Fire With Fire”), batteria imponente con attacchi complessi, il suono del basso è secco quando non è distorto... ma si sa che di tecnica metal i Metallica ne hanno da insegnare a molti!
Commento a parte va fatto per “The Call Of Ktulu”, canzone esclusivamente strumentale, della durata di più di otto minuti, decisamente splendida, dove si risaltano ulteriormente, nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno, le grandi capacità tecniche dei chitarristi, non solo da un punto di vista esecutivo, ma anche e soprattutto per quello creativo (come dimostrano del resto anche altre canzoni dei Metallica, come “One” o “Muster Of Puppets”). Come costante possiamo trovare anche in questo album le lunghe parti non cantate, presenti in quasi ogni canzone (ad esempio prima di sentir cantare James in “For Whom The Bell Tools” dobbiamo attendere per ben due minuti, ma anche questo fa parte del metal più puro!). Un’altro elemento che sorprende è la semplicità, che coincide poi con la bellezza di alcune canzoni: infatti i Metallica riescono a costruire canzoni decisamente belle e piene di carattere con solo tre o quattro riff, non impossibili da rifare, ma poi inseriscono assoli di chitarra degni del miglior Kirk, assoli che fanno rabbrividire sia per la loro velocità, sia per la loro bellezza, sia per la vasta gamma di frequenze che coprono, dalle più basse, alle più acute, capaci di fare intontire anche il più ottuso sordo. Definirei quindi Ride The Lightining non un semplice album metal, bensì una cura per chi sentisse la mancanza di cattiveria nelle proprie giornate.
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