L'inno indie per eccellenza. Questa è la definizione più appropriata per questo brano. Quando gli MGMT scrissero e composero questo brano ai tempi del college di certo non si immaginarono di poter raggiungere tali livelli di successo e di diventare la più grande synth-pop band degli anni duemila. Probabilmente, se avrete superato la quarantina, difficilmente questa canzone avrà su di voi lo stesso effetto che ha sugli adolescenti. Non sono i Depeche Mode. Non sono i Pulp. Non sono in grado di creare concept album in stile Kid A. Ma questo non è il loro obiettivo.
''Time To Pretend'' rappresenta un desiderio di evasione della realtà, il tempo di fingere e di crearsi una nuova vita attraverso viaggi mentali. Sposare modelle famose, abusare di sostanze stupefacenti, viaggi a Parigi, guidare auto lussuose, soffrire la mancanza della famiglia, divorziare e addirittura morire nel proprio vomito. Tutti questi ingredienti, che costituiscono il testo, sono accompagnti da una base in stile 80s la quale lascia terreno fertile per un riff spietato e meravigliosamente fastidioso di optigan, in grado di creare un ambiente surreale e magico. L'attaco con questo strumento è improvviso e potente, ma dopo pochi secondi il suo suono rindondante e aggraziato allo stesso tempo è già entrato nella nostra testa, così come la ripetitiva ma mai banale melodia, accompagnata come già detto da liriche geniali e di grande impatto, senza la necessità di citazioni particolari o cantate ultra-veloci alla maniera degli Arctic Monkeys. Quando nell'ultima strofa si tratta di un'atroce fine della propria esistenza, ecco che subentrano dei cori quasi esultanti (yeah, yeah, yeah),accompagnati dal solito sintetizzatore, come ad indicare di non essersi pentiti di aver incontrato il proprio destino vivendo la vita al massimo.
Primo ascolto: interessamento. Secondo: apprezzamento. Terzo: dipendenza. La canzone perfetta che l'indie-pop non aveva ancora trovato. La voglia di strafare nel fiore dei propri anni (I'm in the prime of my life) è tutta racchiusa in questi quattro minuti. Complimenti MGMT.
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