Buongiorno giocolieri! Ritorno su questi liberi ed inquieti spazi aperti DeBaseriani con la rece del secondo disco (del 2009) di un duo del quale i più sembrano aver (immeritatamente a mio dire) perso le tracce.

A seguire l'estetica del duo probabilmente bisognerebbe quasi non scriverne, o al massimo, scriverne per monosillabi. Ma senza far rumore proviamo a sbirciare educatamente oltre i vetri appannati del loro rifugio.

Il secondo disco del duo franco finnico non cambia di molto le carte in tavola rispetto all'esordio: piccole melodie, nudi sussurri e pochi strumenti acustici ad accompagnare i nostri. Ma ora più che mai sembrano non voler uscire dalle calde coltri della loro baita che li avviluppa e li difende dal mondo folle e crudele. C'è infatti troppo spesso un "they" nelle loro liriche, quasi a volergli spontaneamente contrapporre un "us" segreto, estatico ed imperturbabile.

Osservare le cose del mondo (e non sempre il nostro) sembra quindi essere la loro impresa. Le loro esili creature sonore baluginano tremule nel buio come la fiamma di una candela giunta alla fine del suo stoppino. Sia detto ad alta voce: una luce di gran pregio, a tratti perurbante ma creatrice e necessaria, se non a noi, a loro due sicuramente.

Il loro mondo musicale è fatto ora anche da sorprendenti inserti orchestrali di fiati e corde come in "Dancing and smiling" a dargli un'atmosfera smooth in qualche maniera newyorkese. Fatevi però illuminare anche dalle soffici, dense e notturne "Sun", "The pearl" e "Dance on my skin" ma anche dal gioco di ombre cinesi e dall'atmosfera circense di "Bingo" (quasi caposseliana se vogliamo).

Loro ci osservano da là, dalla loro baita, non credo ci giudichino severamente ma preferiscono starci lontano. E come dargli torto? Osservare il mondo non è affatto cosa facile.

Qui "Dancing and smiling".

Qui "Bingo".

Carico i commenti...  con calma