Abbiamo ancora bisogno di cantautori rock? La domanda non nasce a caso, ma dopo aver viaggiato sull'Autosole con Micah P. Hinson che mi raccontava la sua storia. E per paura di distrarmi ho rispettato tutti i limiti, ma proprio tutti. Beh, in Italia quelle dei cantautori sono solo canzonette oggigiorno, e qualcuno l'ha già detto (vieppiù che Vasco è morto qualche anno fa). Pertanto bando alle ciance.
C'è un brano dell'intervista pubblicata su Rockerilla di questo mese che individua il nucleo artistico - e secondo me anche umano - di questo autore: "Il tentativo di stare sempre dentro a situazioni più grandi di me, e lo strano desiderio incontrovertibile di provare tutto sulla mia pelle, come se solo un'esperienza diretta e traumatica fosse autentica". Siamo di fronte a un uomo - ma diavolo è un ragazzo di 22 anni - no è un uomo, scusate, che ne ha già passate parecchie: un amico morto tragicamente, una donna che gli ha presentato il tunnel della droga e dell'alcol dopo averlo scaricato e poi la redenzione grazie a quegli stessi amici con cui suonava prima della sua pesante caduta, The Earlies.
Gli è che siamo di fronte a un masterpiece del folk-rock, un disco confezionato con arrangiamenti che rompono i confini della semplice ballata acustica e che sudano esperienza. Da che pulpito? Da quello di un twentysomething che sicuramente è più maturo di me, e della sua voce che possiede una capacità espressiva pari a quella di Mark Lanegan per esempio. Ho fatto anche un test tra gli amici a cui l'ho fatto ascoltare: "Senti questo che canta e dimmi secondo te quanti anni ha?". Tutti hanno risposto dai 35 in su.
Dove affonda questo lavoro? Nelle radici folk e country che lo stesso Hinson rivela, Johnny Cash e John Denver, ma anche nell'oscurità di Leonard Cohen e nell'intimismo dei Joy Division. E se a qualcuno viene in mente Damien Rice, credo che lo dimenticherà non appena ascoltate "Close Your Eyes", "Beneath The Rose", "Don't You" e "The Day Texas Sank To The Bottom Of The sea".
"Sono passato attraverso cose che hanno rischiato di perdermi e ho dovuto crescere in fretta per non farmi travolgere dagli eventi". Perché così spesso le cose più belle, le cose in cui più riesci a riconoscerti e che più riescono a dare autenticità al tuo lavoro, nascono da una tragedia? Non penso ci sia una risposta, ma per fortuna la realtà dei miei sensi non può non vibrare sentendo cantare un songwriter di questa pasta. The Gospel Of Progress sono una buona novella.Carico i commenti... con calma