OBEY. Il tema centrale di questo film è quello de l'obbedienza e come questo tema è stato sviscerato e analizzato nel corso di controvesi esperimenti comportamentali nel corso degli anni sessanta e poi negli anni a seguire. Intanto bisogna subito dire, prima di entrare nel merito delle diverse questioni proposte, che quella raccontata dal film 'Experimenter' (2015) è una storia vera. Il professore e psicologo statunitense Stanley Milgram è realmente esistito ed ha effettivamente condotto personalmente gli esperimenti e gli studi che sono oggetto di questo film che potremmo sicuramente definire un biopic e che a tratti adopera come formula ai fini della narrazione quella in prima persona da parte del protagonista, interpretato dal bravo Peter Sarsgaard.

Otto Adolf Eichmann fu un paramilitare e funzionario tedesco e uno dei principali rappresentanti delle SS e responsabili dello sterminio degli ebrei. Fu processato per crimini contro l'umanità nel 1961 e successsivamente condannato a morte e impiccato nel 1962 in una prigione a Ramla, Israele. Lo trovarono gli agenti segreti del Mossad in Sud America, a Buenos Aires in Argentina, dove viveva sotto falso nome (il solito documento di identità falso rilasciato dal comune di Termeno) e svolgeva l'attività di operaio presso una fabbrica della Mercedes. Il suo è forse quello piu celebre tra tutti i processi che seguirono la seconda guerra mondiale e che riguardava i gerarchi delle SS e questo in virtù non solo del suo rango all'interno dell'organizzazione nazista, ma pure di quelle che furono le risposte che egli diede ai suoi accusatori. Eichmann non negò infatti nulla di tutto quello che aveva fatto e nella pratica nessuna delle accuse, ma dichiarò altresì di avere agito in quel modo solo adempiendo al suo dovere, cioè eseguendo gli ordini che gli venivano impartiti.

Fu questa, è questo sicuramente ancora oggi l'aspetto più terribile, quello che più può ancora sconvolgere a distanza di anni, quando parliamo di quello che accadde nella Germania nazista e nei campi di concentramento come quello di Auschwitz. Tutti quelli che furono coinvolti in quella grande follia che fu la Germania di Hitler e nello sterminio degli ebrei in qualche modo effettivamente non furono costretti, ma seguirono la massa e in ogni caso eseguirono degli ordini. Fecero una scelta. Oh, naturalmente questo discorso si potrebbe estendere a altre situazioni storiche e anche della storia presente e se vogliamo, perché no, se ci riferiamo al nostro paese, all'Italia, anche al ventennio fascista, nonostante la resistenza vada riconosciuta comunque come una reazione che è stata storicamente importante e che francamente non sottovaluto e non sottovaluterei quando parliamo di Italia e della storia di questo paese. Nel senso che se abbiamo fatto qualche cosa di buono, ogni tanto vale la pena riconoscercelo. Cionondimeno, l'Italia fu per vent'anni fascista e furono fascisti gli italiani. In qualche modo pure se non sostenitori attivi della causa, tutti ne furono coinvolti. Mio nonno era figlio di contadini, fece la guerra in Grecia ed Albania e fu prigioniero negli USA in Virginia. Di tutto questo quando è finita la guerra e fino al giorno della sua morte non ha mai parlato. Mia nonna andò a trovarlo a Brindisi prima della sua partenza, non si spingerà tanto lontano da casa mai piu in tutta la sua vita. Lui finì negli Stati Uniti d'America e quando ritornò si racconta che mangiò una pentola piena di pasta e fagioli, seduto a tavola da solo e mentre tutto il quartiere gli stava attorno perché 'voleva vedere'. Voleva essere parte di quel momento.

Ma che cosa spinge l'uomo a eseguire degli ordini? Pure se questi vanno chiaramente ogni principio morale e ogni anche individuale resistenza dell'individuo. C'è chiaramente una qualche componente animale e ancestrale che fa parte della natura umana e essa è duplice, ha una duplice valenza e un duplice aspetto da considerare. Questa componente è la paura ma è allo stesso tempo la paura di quello che è più forte e quindi di preservare la propria integrità, ma allo stesso tempo e soprattutto la paura di finire isolato. Quella di restare solo.

STANLEY MILGRAM. Lo psicosociologo Stanley Milgram nasceva a New York, negli Stati Uniti d'America nel 1933. Morirà nel 1984. Una delle menti più brillanti della sua generazione, Milgran era ebreo e dopo essersi laureato e ottenuto un incarico presso la prestigiosa università di Yale, cominciò a intraprendere i suoi primi esperimenti per quello che riguarda proprio il condizionamento e i comportamenti dei soggetti all'interno della società. Bisogna precisare due cose tuttavia prima di procedere. La prima è che ovviamente egli ebbe una lunga carriera universitaria e come studioso e nella quale si adoperò anche in altri studi di natura psico-sociale e comportamentale oltre che quelli relativi il livello di aderenza agli ordini impartiti da un'autorità da parte del singolo soggetto (pure, anche se sommariamente, sono anche questi in parte trattati nel film di Michael Almereyda); la seconda è che invece questo studio qui costituì il nucleo centrale delle sue ricerche e quello che lo rese celebre. Ma più che uno studio vero e proprio potremmo forse parlare proprio di 'ossessione'. Probabilmente, non che questa discriminante fosse decisiva, anche perché ebreo e coinvolto in qualche maniera più direttamente in quelle che erano state le vicende durante la seconda guerra mondiale, Milgran si interrogò, voleva capire a tutti i costi e in un certo momento anche contro tutto e tutti come funzionasse in quel momento la coscienza dell'individuo, dove gli ordini entrassero in conflitto con la sua dimensione morale e perché questi, come vedremo, molto spesso finissero con il prevalere. I suoi studi furono spesso ridimensionati e osteggiati nel corso degli anni. Furono oggetto di critiche e di discussioni. Salvo poi essere rivalutati nel tempo e soprattutto in chiave anti-totalitarista che tutto faceva brodo quando bisognava dare addosso ai sovietici.

Ma Stanley Milgram svolge ovviamente i suoi studi negli USA e su soggetti appartenenti a tutti i ceti sociali e culturali possibili senza discriminante e nella dominante maggioranza dei casi riscontra la stessa reaziona: le sue 'cavie' obbediscono a quello che viene ordinato loro di fare. Riconosciuta una autorità che abbia loro dimostrato di potere dare loro modo di agire nella legittimità piu totale, secondo la 'legge', questi soggetti, le 'cavie' (definiamole così) eseguivano ciecamente gli ordini. Diverse le reazioni erano a livello nervoso, da chi assumeva una certo aspetto compiaciuto nello svolgere il compito che gli era stato assegnato, a chi sudava e nervosamente si mordeva le labbra. Fino a chi, probabilmente, poi nel tempo non avrà mai dimenticato di aver preso parte a quello che in fondo avrebbe dovuto essere solo un esperimento.

In cosa consisteva? Be', l'esperimento consisteva in quello che potremmo definire un gioco a tre. Perché tre sono i soggetti apparentemente coinvolti. Il primo è uno dei collaboratori di Milgran, che siede a una scrivania e prende meticolosamente appunti; gli altri due sono, anzi sarebbero, due volontari, cui viene richiesto di mettere in piedi una pantomima in cui uno assume il ruolo del professore e l'altro quello dello studente. Questo qui ultimo siederà in una stanza separata e adiacente, collegato ad un macchinario attraverso il quale l'insegnante gli dovrà trasmettere di volta in volta e ad ogni errore, scosse elettriche sempre più forti fino a raggiungere un voltaggio di 450.

I 'trucchi', perché ci sono dei trucchi, nel gioco - chiamiamolo così - sono due. Intanto questo ovviamente non consiste nel verificare una teorica efficacia delle scosse elettriche in relazione all'apprendimento, così come la cosa viene presentata dai collaboratori di Milgram; in secondo luogo chi svolge il ruolo dell'alunno, chiamiamolo così, è all'insaputa dell'altro (cioè dell'insegnante), sempre uno dei collaboratori del dottor Milgram. Egli non è effettivamente legato a nessuna macchina e diciamo che 'recita' una parte: non riceve nessuna vera scossa, anche se a ogni impulso lancerà urla di dolore e cercherà in tutti i modi di manifestare la propria sofferenza, arrivando ad implorare l'altro soggetto di smetterla.

Milgram ammetterà di essere sempre stato affascinato e di essersi ispirato a quelle che sono le 'candid camera'. Nella pratica l'unico vero soggetto dell'esperimento allora è l'insegnante che, incalzato dal suo collaboratore (che assiste nel frattempo a tutto quello che accade) sottopone delle domande all' 'alunno' e ogni volta che questi sbaglia, gli trasmette - o almeno crede di trasmettergli - una scarica elettrica sempre più forte.

L'esperimento consiste quindi nello studiare i comportamenti degli 'insegnanti' che alle urla di dolore dell'interrogato, reagiscono diversamente. Si spaventano, si irrigidiscono, digrignano i denti e sono dubbiosi, fanno delle domande. Ciononostante praticamente tutti, nessuno di loro si fermerà mai senza arrivare fino in fondo all'esperimento, al termine del quale viene loro svelata la vera natura del test e poi fatto compilare un questionario.

EXPERIMENTER. Perché queste persone, nonostante le urla di dolore della persona interrogata, che arriva ad implorare di smetterla e senza nessun obbligo e/o imposizione e minaccia, procedono nell'esperimento e arrivano fino alla fine. Che cosa spinge l'uomo a dimenticare, superare il fatto di commettere qualche cosa di delittuoso e di atroce. Questa è la domanda cui cerca in qualche modo cerca di rispondere Milgram con i suoi esperimenti. Una domanda che in qualche modo alla fine apparirà rimanere irrisolta. Oppure no. Nel senso che forse la risposta è così evidente e allo stesso tempo paurosa che egli stesso avrà difficoltà alla fine a realizzarla e formularla compiutamente.

Come accennato i suoi studi e i suoi stessi metodi furono molto criticati e considerati fuorvianti. Del resto in piena guerra fredda, pure adoperando pure illusoriamente pratiche da 'gestapo' e che si riteneva fossero d'uso da parte del nemico sovietico, egli metteva in discussione il sistema democratico americano nelle sue fondamenta, cioè partendo dalle singole persone, da quella che potremmo definire come la gente comune, persone diciamo insospettabili e che invece erano pronte a commettere atrocità se in qualche maniera legittimate dal 'sistema'. La domanda che si pone Milgram è che cosa fosse accaduto se il governo degli USA avesse agito come la Germania nazista. Che cosa accadrebbe se uno dei nostri governi avesse lo stesso atteggiamento della Germania nazista. Come ci comporteremmo.

Le critiche che gli venivano mosse, ne consegue, erano molto deboli. I soggetti esaminati non erano nei fatti sottoposti ad alcuna pressione specifica. Veniva solo loro detto e ribadito in una maniera fredda e distaccata che tutto facesse parte dell'esperimento e quando alla fine veniva loro chiesto 'perché', questi apparivano incapaci di dare una risposta decisa e razionale e magari anche vergognandosi di se stessi, ammettevano che era una cosa che date le circostanze avevano ritenuto opportuno e lecito che andasse fatta. Come è mutevole il concetto di giustizia e questo a seconda anche di quelle che possono essere situazioni istantanee, subitanee e contingenti. L'uomo come tale è sempre chiamato a prendere delle decisioni in ogni momento della sua vita, fa parte della sua natura, è questo a renderlo come tale, ma quanto pesa in queste scelte ogni condizionamento e soprattutto quello che può essere un condizionamento che arrivi dall'alto, da qualcuno che è o comunque ci appare come una istituzione.

Milgram stesso come detto condurrà anche altri esperimenti di natura psico-sociale e dediti a verificare le azioni e le controreazioni dei singoli soggetti e delle masse a seconda delle diverse situazioni. Se una persona si ferma a guardare in alto e verso un determinato punto e via via si aggiungeranno dei complici, la cosa crescerà di dimensioni e anche se non c'è in verità nulla da vedere. Come reagiscono i passeggeri di un bus davanti a uno di loro che canta ad alta voce. Ci sono delle leggi e delle regole sociali anche non scritte, ma che cosa le determina? Queste sono evidentemente stabilite dalla collettività in cui viviamo e va specificato in questo senso che esperimenti come quelli condotti da Milgram egli USA e presso l'università di Yale negli anni sessanta, sono stati ripetuti più volte e con le stesse modalità in altre parti del mondo e questo con il passare degli anni e fino ad oggi. I risultati nel complesso, sono stati gli stessi.

IL MONDO NUOVO. Ho accennato prima a mio nonno e mia nonna e in breve al loro coinvolgimento nei fatti della seconda guerra mondiale. Una breve nota 'biografica' che adopero solo in maniera strumentale. Nei fatti non ho mai conosciuto mio nonno, che moriva molti anni prima della mia nascita e quando mio padre era solo un ragazzo, ma francamente sono certo che non avesse alcuna idea di che cosa stesse facendo al momento di partire per la guerra, non sapeva all'atto pratico a che cosa andasse incontro e forse non concepiva neppure di potersi in qualche maniera opporre a questa cosa; se vogliamo forse non sapeva neppure che esistessero la Grecia e l'Albania. Questo forse in parte lo giustifica, in parte no, ma sicuramente non c'era allora una certa consapevolezza che invece si reputa dovrebbe esserci oggi più di settant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Ma gli stessi soggetti dell'esperimento di Milgram invece potevano essere uomini istruiti e che avevano studiato. Parliamo della gente comune degli Stati Uniti d'America negli anni sessanta. New York City. Eppure il film, che immagino non offra una ricostruzione mendace dei fatti, non riporta un solo esempio positivo se non quello di un ingegnere che lavorava nel campo dell'elettronica e che a un certo punto si rifiuterà di procedere e solo perché consapevole e perché aveva provato sulla sua pelle quanto fossero pericolose quelle scosse.

Come detto inoltre questo esperimento è stato ripetuto altre volte. In Francia ne fecero una specie di show per la tv solo lo scorso decennio. Fu un successo televisivo ma i risultati furono gli stessi. Anzi la gente sembrava seguire lo show televisivo con grande interesse e con entusiasmo sosteneva chi svolgeva la parte dell' 'insegnante'.

Forse non è molto utile allora interrogarsi sulle circostanze e sul perché in modo particolare della scelta del singolo quanto invece dedicare attenzione a quello che è il funzionamento delle collettività e che deve come tale essere improntato al buon senso e a delle regole morali che mettano il rispetto e la salvaguardia del prossimo sempre al primo posto. Penso al caso Cucchi e\oppure a qualcosa di così lontano (neppure poi così tanto) nello spazio come il conflitto tra israeliani e palestinesi. Un tema irrisolto e una situazione oramai incancrenita e nella quale ognuno ritiene di schierarsi da una parte invece che con un'altra ma dove a fronte di quelli che sono veri e propri atti di terrore a lasciare sgomento sono soprattutto le violenze delle istituzioni. Anzi, il tema forse è tanto più rilevante adesso che l'Europa sembra essere al centro di quello che è un attacco terroristico su larga scala. Per quanto questo richieda delle norme di sicurezza, è indubbio che questa vicenda vada anche considerata per quello che deve essere l'atteggiamento delle forze dell'ordine e d'intelligence.

Ma da dove dovrebbe partire un processo di cambiamento per quello che riguarda l'atteggiamento e l'interesse vero e concreto nei confronti del prossimo? Ho pensato a una cosa. Cioè che se si facesse il famoso questionario, se si cercasse di rendere consapevoli i protagonisti dell'esperimento e questo prima di procedere, le cose forse non cambierebbero comunque. Mi rendo conto che il mio è un pensiero negativo, ma, vedete, queste persone agiscono in una determinata maniera solo perché viene detto loro di farlo. Il libero arbitrio, che iddio lo benedica, vale sempre fino a un certo punto. Quando sei parte di una collettività e sei sempre parte di una collettività, a meno che tu non sia Robinson Crusoe oppure Napoleone a Sant'Elena, tu agisci anche e soprattutto in quanto tale. Devi farlo. Lo richiede proprio il fatto di appartenervi, è uno dei requisiti. Non puoi agire al di fuori della società, ma fare parte di una società richiede certo delle regole, ma queste devono essere rispettose dell'individuo, altrimenti arriviamo al punto dove il sociale diventa anti-sociale.

Forse richiedere una scelta forte da parte di una sola singola persona sarebbe richiedere troppo e comunque a che cosa servirebbe. L'esempio citato dell'ingegnere è lampante: egli si è negato di procedere nell'esperimento, ma parliamo di un singolo caso su centinaia. Forse non è una questione neppure culturale, né c'entrano in qualche modo cose come la modernità. Riscontriamo sintomi e comportamenti di questo tipo nel mondo animale e se guardiamo alla storia dell'umanità, questo tipo di comportamenti ha sempre fatto parte della struttura dell'uomo. Non possiamo parlare in questo senso di una degenerazione forse, ma di quella che è una mancata educazione e ancora una mancata presa di coscienza. Come se l'uomo fosse ancora privo di una vera e autentica consapevolezza di sé e degli altri.

Non ha senso fare un discorso di questo tipo parlando di un singolo caso e di un singolo individuo. In teoria per casistiche di questo tipo, certo, dovrebbe esistere una legge e che in un sistema democratico dovrebbe impegnarsi soprattutto per rieducare e se possibile reinserire il soggetto all'interno della società: restituirlo. La Germania nazista era un paese spaventato e dove ogni singolo soggetto ritenne per la propria salvaguardia necessario attaccarsi al prossimo e nel fare questo, decise di obbedire a qualsiasi ordine al di là di qualsiasi principio morale. Io non credo che esista un modello perfetto di società, ma se non sono le istituzioni quelle 'di cui ci si può fidare' (e del resto la sfiducia nelle istituzioni è una costante oggi in Italia e nel mondo occidentale) significa che allora il salto di qualità deve venire proprio e per forza dal singolo e una componente di questo, di questo processo deve essere anche la fiducia. Fiducia intesa come rispetto per sé stesso e per il prossimo. Che non è esattamente, 'porgi l'altra guancia', ma neppure, 'occhio per occhio, dente per dente'. Il tempo delle leggi del taglione si suppone sia passato e lontano nel tempo.

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