Arrivato al quinto capitolo della saga robotica che tante soddisfazioni, soprattutto economiche, ha dato al proprio regista Bay , deve essere subentrato in lui (forse il noioso ripetersi di incassi miliardari?) il desiderio di porsi una domanda: posso dotare la serie di una vera storia?

E qui inizia, e finisce direi, il senso di un franchise che mai ha puntato al narrare ma al mostrare, forte di un’estetica dedicata a stupire e spostare verso il credibile l’incredibile interazione tra uomo e digitale, tra vero e virtuale, lasciando a parte qualsiasi velleità autoriale ma non dimenticando di divertire lo spettatore con un stile sfacciatamente dedicato al puro spettacolo visivo e sensitivo.

Il provare invece a narrare crea in questo capitolo la vera confusione: attori che sembrano capitati per caso nel film, idee buone (i robot alleati degli uomini nelle diverse epoche) svolte in modo puerile, montaggio a caso che letteralmente incolla situazioni slegate e inspiegabili e addirittura i robot divenuti inutili e noiosi nel loro moltiplicarsi sullo schermo, senza una vera ragione se non quella di riempire il nulla.

Serviva una storia? Evidentemente no se poi il danno è di queste proporzioni. Sembra quasi che gli autori e il regista una volta cominciata la scrittura abbiano deciso di prendersi qualche allucinogeno, i cui effetti sono perdurati fino alla parola Fine.

Vi assicuro che nelle scene finali dedicate alla guerra tra buoni e cattivi potrebbero apparire tranquillamente su un tappeto volante Geppo, Topolino e Batman senza stupire nessuno talmente alto è il numero di cazzate incredibili propinate dalla trama fino a quel momento.

“Transformers” e i suoi seguiti non sono mai stati parte del cinema “alto”, anzi non lo volevano nemmeno, ma avevano comunque una propria coerenza nel desiderio di intrattenere con mestiere di ottimo livello.

Questo capitolo è la triste e noiosa fine di tutto ciò, e credo che a nessuno dispiacerà se Bay vorrà terminare la sua saga robotica. Anche se temo che non capiterà.

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