C’era una volta Michael Bolton (Mr Bolotin per l’impiegato dell’anagrafe), un lungo crinito rocker di origini russo-ebraiche che, prima di essere inghiottito in un inesorabile gorgo di innumerevoli Cover album , album natalizi, album di duetti, album per il giorno del ringraziamento, per la festa della mamma  ed in tutta una serie di creazioni che trovano la loro esatta dimensione nonchè utilita’ ultima nel fare da sottofondo alle pulizie di milioni di casalinghe in tutto il globo, aveva fatto vedere di che pasta era fatto, dando alle alle stampe 3 eccelse opere di stretta attinenza con il genere AOR ( acronimo di Adult oriented rock) .“The Hunger” è l’album che chiude il ciclo generato da questo virtuoso trittico, facendo seguito all’ omonimo album del 1983 ed al superbo “Everybody’s crazy” del 1985, divenuti, in breve tempo, pietre miliari del succitato genere. “The Hunger”  viene pubblicato nell’ottobre del 1987 e pur non vantando il puro pedigree Aor del suo predecessore, assestandosi cioè su sonorita’ piu’ soft e pop oriented, è un’opera decisamente riuscita, che trova la quadratura del cerchio in 9 solide, ispirate ed eterogenee canzoni. Un album che pone le sue fondamenta, come è ovvio, sulla poderosa, calda ed iperversatile voce di Bolton e che coglie gli eccellenti frutti di una serie di azzeccatissime collaborazioni con una pletora di quotatissimi  songwriters e musicisti, tra i quali Martin Briley ( vi dice niente “Total eclipse of the heart”), Bob Halligan Jr,  Diane”Queen of the ballad”Warren, Eric Kaz, Neal Schon e Jonathan Cain dei Journey.

”The Hunger” pur non potendo vantare un piazzamento in classifica da capogiro, alla fine è riuscito nell’impresa di vendere ben 4 milioni di copie, trainato soprattutto dai primi due dei tre  singoli pubblicati. Il primo che all’epoca sfioro’ la Top ten è un’ emozionante ballatona: “That’s what love is all About”attraverso la quale, un premuroso Bolton, seduto su un tappeto di tastiere ed introdotto da una enfatica sezione di archi, vorrebbe fortemente farci comprendere di cosa è fatto l’amore. Ma è soprattutto la reinterpretazione dell’immortale “(Sittin’ on) The Dock of the Bay “di Otis Redding in cui Bolton sfodera una interpretazione pietrificante(in senso buono) a spingere le vendite dell’album.

Mettendo da parte il discorso singoli, ”The Hunger” è soprattutto un album in cui è facile imbattersi in delle vere  e proprie gemme Aor che qualsiasi band o solista avrebbe voluto per sé, a cominciare dalla eccezionale opener in cui  un accomodante riff di stampo settantiano sembra darci il benvenuto al mirabolante crescendo di “Hot love” , e ci accorgiamo che la prima strofa in realta’ è l‘asta alla quale ci aggrappiamo per compiere un salto dritti dritti in un bridge stellare dove il canto ed il controcanto da standing ovation di un ispiratissimo Bolton non fanno altro che indicarci la strada verso un chorus che in men che non si dica si impossessa della nostra mente e delle nostre corde vocali promettendo di non restituircele per un bel pezzo. Ed è anche il caso della mia canzone preferita dell’album, una song che rasenta la perfezione in ambito Rock Fm, forte di una costruzione priva di difetti e di un peso specifico impressionante. Un pezzo che vi creera’ qualche problemino con le vostre mogli/fidanzate allorchè vi beccheranno, anche nei monenti piu’ impensati  ad evocare “Gina”. Non fanno eccezione anche “ You’re all that i need” e “The Hunger” che vedono all’opera in fase di scrittura, produzione o come sessionman tutti i componenti dei Journey di quell’epoca. Se devo fare un appunto all’album  sta nel fatto che contenga solo nove tracce e che soprattutto la conclusione venga affidata ad una ballad “ Walk Away”, in cui Bolton si diverte ad emulare Steve Perry. Sarebbe stato meglio arrivare a dieci e chiudere con un altro bel pezzo di Aor chitarristico.

La storia dice che Bolton rifiutera’, nonostante il feeling con Schon e Cain, di entrare a far parte dei Journey  prendendo  il posto del dimissionario Perry, ed in qualita’ di vero“affamato” di successo, intraprendera’ la formidabile e fortunata carriera che tutti conosciamo

 

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