La neve scende candida fuori della finestra dalla soffitta, la poltrona su cui si è adagiati è ancora comoda, solo lei sembra essersi conservata intonsa dopo il lungo fluire del tempo, le foto si sono ingiallite, le memorie si sono rimescolate nella testa, spesso creando scenari totalmente differenti dalla verità oggettiva dei fatti tanto che, a questo punto, chi può dire quale fosse realmente la verità, dato che ognuno, dopo il trascorrere degli anni, ha rielaborato i ricordi a suo modo, evidenziando o dimenticando avvenimenti più o meno importanti, più o meno dolorosi?

Neppure le fotografie possono testimoniare la veridicità completa dei nostri ricordi, restano solo sorrisi senza tempo, espressioni di gioia, malinconia, stralci di una vita passata da chissà quanti anni e che non ritornerà più. C'è una cosa però che è certa, nonostante tutto il tempo passato da quegli avvenimenti, nonostante quelle persone, per un motivo o per l'altro, ora non ci siano più nella nostra vita, la cosa certa è l'impossibilità di rimanere impassibili alla vista di quei fermi immagine, i vecchi affetti, i vecchi rancori, la rabbia, l'amore riemergono dalla polvere, e a questo punto, che cosa ha più importanza, l'assoluta veridicità dei fatti, o le emozioni che ci ha regalato rivedere quei volti, rivivere quei momenti?

E' questa l'immagine che mi fa venire in mente questo cd, una soffitta, una cioccolata calda, una coperta per proteggersi dal freddo e tante foto, tante emozioni, amore, gioia, dolore, spesso talmente fuse insieme da non riuscire più a separarle e a riconoscerle distintamente.

Il 2006 ci regala quest'EP, dalla durata minima è vero (ventidue minuti), ma che per me vale la pena di essere recensito, vale la pena di parlarne.

Certo, forse mi sarebbe bastato dire che "The Snow Abides" è composto e prodotto da Micheal Cashmore, suonato da ottimi musicisti, cantato da Antony Hegarty e che i testi sono stati scritti da David Tibet, artista dal genio indiscutibile, mente di uno dei gruppi più famosi e importanti della scena musicale negli ultimi trent'anni, i Current 93, gruppo nel quale lo stesso Cashmore milita da parecchi anni.

L'Ep è composto da cinque canzoni, cinque piccole gemme di pura musica da camera, Cashmore in questa released mette da parte la sua chitarra e si affida al pianoforte, al quale verranno a dar manforte gli archi e i fiati, a costruire un'atmosfera carica di pathos, epica, trascendentale e malinconica, come nella prima traccia strumentale "My Eyes Open". La seconda traccia è la titletrack in cui fa la sua comparsa la magnifica voce di Antony, vellutata, dolce, malinconica, gli oboi e il violoncello in sottofondo disegnano un'atmosfera soffice ma dolorosa, il tempo sembra quasi fermarsi, proprio come per quelle persone rimaste impresse sulla carta lucida delle foto.

Il resto del lavoro procede su questa rotta e si chiude con una traccia strumentale, anch'essa ovattata, anch'essa triste nella sua infinita malinconia, dalla quale però si intravede la luce, come in molte parti di questo, credetemi, interminabile Ep.

Credo che sia arrivato il momento di tirare le somme su questo lavoro, nel quale non vedo alcun difetto importante, come detto alcun momento di calo, solo tante emozioni. Certo, non do le cinque stelle perché è "solo" un Ep e non un album vero e proprio, inoltre non è un disco che consiglio a tutti, molti di voi lo troveranno noioso, troppo triste, magari un qualcosa di già sentito, ma questo è insito nella stessa natura della proposta, lo consiglio perciò a tutte le persone in cerca di attimi di raccoglimento, alle persone alle quali piace stare sole a crogiolarsi nei propri ricordi, nelle proprie fantasie.

Credetemi, questa piccola gemma, fa sicuramente al caso vostro. Buone feste a tutti.

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