Distrutto dalla critica di un paese in cui s'affacciava il presidente Reagan, martoriato dai tagli che ne hanno prodotto numerose versioni differenti ma mai complete, paradossalmente definito uno dei film western più belli della storia del cinema.

Questo è "I Cancelli Del Cielo", colossale film girato da Cimino uscito nel 1980 dopo il successo de "Il Cacciatore"; non s'aspettava il regista di finire triturato in poco tempo dalla macchina propagandistica a sostegno del neo governo repubblicano che mai avrebbe tollerato un film in cui si poneva l'occhio su uno spicchio di storia americana dimenticato, ovvero il massacro di una comunità ungherese nell'epopea della conquista dell'ovest nordamericano per mano di un gruppo di mercenari assoldati dai proprietari terrieri del luogo. Il film fu un fiasco colossale, la critica riuscì nell'intento di influenzare il pubblicò che ne decretò il fallimento completo, costato una fortuna non incassò praticamente nulla e questo mise fine, prematuramente, alla carriera di Cimino ad Hollywood.

La versione del film integrale è stata proiettata in rare occasioni, le poche copie disponibili girano tra i collezionisti e in televisione il solo Enrico Ghezzi ha avuto la fortuna di poterlo trasmettere. Purtroppo non ho avuto il piacere di vedere la versione integrale ma la copia disponibile sul mercato è un saggio del film. Avendo subito molti tagli e un montaggio non definitivo la caratteristica principale del film è quella di alternare momenti, pezzi di storia, in modo poco fluido in cui la trama sembra saltellare. Il principale difetto ne è anche forse l'elemento che ne aumenta il fascino. Perchè "I Cancelli Del Cielo" in questa versione è un collage di momenti bellissimi, di grande cinema, su tutti i dialoghi tra lo sceriffo Kristofferson e la prostituta Isabelle Huppert densi di delicata poesia immersi in una fotografia splendida firmata da Vilmos Zsigmond. Tra la ruralità di luoghi lontani la violenza è l'elemento chiave, il film è violento, una violenza diretta e amara in molte scene, il finale intriso di sangue ne è l'apice. 

Impossibile giudicarne la regia ma Cimino confeziona un affresco in cui sono impresse le radici degli Stati Uniti, terra di forti contraddizioni esasperate nell'epoca della frontiera mobile. 

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