E' il tempo dei film "immobili", dell'uomo impossibilitato per cause esterne a muoversi. "Buried" dello spagnolo Rodrigo Cortes e "127 ore" di Danny Boyle sono due titoli recenti di una nuova filosofia filmica che punta sulla claustrofobia e l'imbossibilità dell'evasione per stupire e attanagliare lo spettatore.
Sull'onda lunga dei film prima citati (e di molti altri che si sono susseguiti nel corso degli anni), l'esordiente cineasta Michael Greenspan ha deciso di costruire la sua prima opera cinematografica, affiancato dallo sceneggiatore Christopher Dodd, da cui è nata l'idea di realizzare un film di questo tipo.
L'attore scelto, colui che avrà la telecamera puntata addosso per l'intera durata del film è Adrien Brody, premiato con l'Oscar nel 2003 per la sua interpretazione nel film "Il pianista" di Roman Polanski. E' bloccato in una macchina a seguito di un incidente stradale di cui non ricorda nulla: non ricorda neanche il suo nome. Niente di niente. Apprenderà dalla radio di essere in qualche modo invischiato in una rapina. Il suo obiettivo è lampante: sopravvivere.
C'è pochissimo altro nella pellicola di Greenspan: qualche inquadratura interessante della splendida location scelta per il film e poi il nulla. Un'opera che appare "finta" e "costruita" male fin dall'inizio, senza mordente, senza spunti, senza un motivo valido per esistere. Basta un solo aspetto a definire il livello di "Wrecked": essendo il protagonista da solo la sceneggiatura è quasi del tutto assente. Poche battute, tanto silenzio. Eppure in una sceneggiatura poverissima c'è il capolavoro: il protagonista che a causa dell'incidente sembra aver perso la memoria, ricorda di aver avuto un cane anni addietro e addirittura rimembra il suo nome. Poi non sa come sia finito in quel casino e perchè, ma il cane ai tempi dell'infanzia è ben stampato nella sua mente.
Insomma, volendo soprassedere a quest'episodio e volendo anche chiudere un occhio su un Brody non certo ai suoi massimi livelli, "Wrecked" non offre nulla, sotto tutti gli aspetti. Scene già viste decine di volte, clichè tipici del genere e originalità sotto zero. Pupù liquida.
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