Recensione album “Dangerous” di Michael Jackson

L’anno 1991 segna il cambio generazionale della musica pop e rock. I lustrini, le borchie e i vestiti sgargianti della rockstar anni 80’ vengono sostituiti da camicie a quadretti e dal look trasandato dei cantanti esponenti del genere grunge come i nirvana. La musica pop abbandona le sue melodie classiche e pompose per dare spazio a uno stile più grezzo dai ritmi sincopati come il New jack swing e l’Hip Hop. Accanto a grandi album come Achtung baby degli u2 e Nevermind dei Nirvana, Michael Jackson confeziona l’album Dangerous, una fusione di sonorità New Jack swing e r’n b miste a ballate più soft  e ben  orchestrate. Dangerous è frutto della collaborazione artistica tra Jackson e Teddy Riley, maggior esponente del New Jack swing.

L’album si apre con il rumore di vetri infranti della up-tempo “Jam”, canzone in pieno stile New Jack swing che tratta problemi legati a una società che cambia sempre più in negativo, si continua con le sonorità rock di “Why you wanna trip on me” che ricalca il tema contro i mass media troppo attenti a seguire e scandagliare la vita del cantante piuttosto che sensibilizzare la gente di fronte ai disagi del mondo sul finale il brano si dilunga un po’ troppo. La melodia di un pianoforte ci porta nell’atmosfera sensuale di “In the closet”, capolavoro New Jack swing misto a r’n b in cui si sentono rumori di portiere sbattute e metallo spaccato, la canzone sembra esser una confessione intima tra Jackson e la voce di una donna misteriosa. Il ritmo procede venendo introdotto da suoni di clacson e allarmi di macchine in “She drives me wild”, up-tempo dal testo a contenuto sessuale. Fantastica mid-tempo dall’atmosfera romantica r’n b troviamo in “Remember the time”, il ritmo vorticoso ci trasporta in altre dimensioni fino a giungere ai beats convulsi e tecnologici di “I can’t let her get away”, il pezzo dopo il secondo ritornello è avvalorato dal beatbox del cantante. La prima vera ballata dell’album la troviamo in “Heal the world”, canzone a sfondo sociale ancora oggi molto conosciuta per la dolce melodia e per il messaggio di pace, capolavoro. L’ottava traccia è la famosissima “Black or white” dai ruggenti riff di chitarra misti al beat New Jack swing; il pezzo porta avanti gli ideali di fratellanza contro il razzismo, tematica ancora oggi molto dibattuta. Fantastica mid-tempo dalle sonorità dark è “Who is it” in cui emerge tutta l’inquietudine di Jackson nel parlar di un amore finito male, il giro di basso e i cori sono molto armoniosi, ennesimo capolavoro.

La chitarra rock del chitarrista Slash ci introduce nelle atmosfere malinconiche di “Give in to me”, in cui la voce lamentosa di Michael ben si miscela al suono struggente della chitarra di Slash. Un cambio di stile troviamo nelle due ballate “Will you be there” e “Keep the fait” precedute da un intro di musica classica del tutto inaspettato in un album come questo, piacevole l’ascolto delle due canzoni, in particolare la seconda che esorta l’ascoltatore ad avere sempre fiducia nelle proprie capacità nonostante le difficoltà, il brano è un imponente canto gospel e soul. La tredicesima traccia è una vera poesia cantata e accompagnata dall’orchestra in memoria di Ryan White giovane malato di AIDS, la ballata è una struggente riflessione sulla brevità della vita. L’album si chiude con la title-track “Dangerous” coinvolgente mid-tempo che si apre con rumori che sembrano esser prodotti da una fabbrica, poi il ritmo si apre con l’immancabile ritmo New Jack swing e la voce di Jackson appena sussurrata che solo nei ritornelli raggiunge i soliti acuti insieme ai fantastici scat vocali. Il brano tratta di una relazione pericolosa da cui il cantante tormentato vorrebbe fuggire ma difficilmente ci riesce perché troppo affascinato dalla donna in questione.

Si conclude così il viaggio in un album davvero molto creativo e vario in cui nonostante i ritmi serrati e coinvolgenti del New Jack swing, l’artista ci concede piccole pause con pezzi r’n b molto piacevoli e melodiosi. Dangerous è il primo progetto di Jackson in cui non troviamo la produzione di Quincy Jones, e direi che il tutto è riuscito davvero bene con un’opera in cui le melodie e i ritmi accelerati si amalgamano a rumori di vetri infranti, allarmi e metalli spezzati. Dangerous è forse l’album più maturo dal punto di vista artistico di Michael Jackson.

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