Forever, Michael è il disco del cambiamento per il sedicenne Michael Jackson.
Da un lato il registro vocale somiglia sempre di più a come sarebbe stato nella trilogia di Quincy Jones. Dall'altro Michael, nel frattempo impegnato sempre coi fratelli, comincia a mostrare le sue doti di ballerino.
Infine, in questo disco comincia a farsi largo la dance. Non più solo ballate malinconiche, genere fino a qui prediletto.
Aprono due bei pezzi, We're almost there e Take me back, ma sarà il terzo pezzo, One day in your life, ad ottenere qualche anno dopo, nel 1981, un grande riscontro, complice la pubblicazione di una raccolta omonima.
Questo disco non presenta punti deboli, è anche allontanandosi dalla propria zona di conforto, come in Cinderella stay awhile o in Dapper Dan, il risultato è davvero soddisfacente.
Dopo We've got forever arrivano altre perle del calibro di Just a little bit of you e You are there.
A chiudere due brani la cui preferenza è soggettiva, Dear Michael e I'll come home to you.
Michael ormai è pronto per fare il grande salto, il salto che lo porterà da afroamericano ad entrare nelle classifiche della "musica bianca", prima di diventare bianco egli stesso.
Ma questa è un'altra storia.
A Forever, Michael personalmente do 3 stelle e mezzo. Nel quartetto iniziale è quello più maturo. Ma d'altronde non poteva essere altrimenti.
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