Recensione album "History: past, present and future book I" di Michael Jackson
Il 1995 è l’anno in cui assistiamo alla pubblicazione dell’album History: past, present and future, composto da 2 cd di cui il primo è una raccolta di gran valore dei successi passati del cantante e il secondo è una raccolta di brano inediti, alcuni di essi risalenti alle precedenti sessioni di Dangerous del 1991. Mi occuperò solamente del cd di inediti conosciuto col nome di History continues. L’album contiene 15 tracce che trattano diverse tematiche, praticamente quasi tutte relative alla vita del cantante stesso. History è da considerare l’album più maturo e autobiografico di Jackson che prende maggiore coscienza di un sistema sociale da lui non condiviso. Jackson partecipa attivamente anche alla registrazione delle musiche mostrando le sue abilità di polistrumentista, infatti suona chitarre, percussioni, tastiere, batteria e sintetizzatori, un album insomma di cui Jackson ha pieno controllo. Non mancano nomi celebri tra i collaboratori tra cui ricordiamo Bill Botrell, Jimmy jam e Terry lewis senza dimenticare R. Kelly maestro dell’R’n b.
L’album si apre con la rabbiosa ed elettronica “Scream” in collaborazione con la sorella Janet, pop star già molto affermata. Il brano è anche il primo singolo dell’album e ci mostra i due Jackson carichi di rabbia soppressa nei riguardi dei mass media, pesantemente criticati come strumenti spietati che non hanno alcun rispetto per la privacy degli artisti. I due cantanti riescono davvero bene ad intrecciare le proprie voci e l’assolo di chitarra rock è molto energico. Cori di proteste di bambini ci introducono nella cadenza militare e nei suoni duri della up-tempo rock “They don’t really care about us”. La canzone è uno sfogo del cantante indignato nei confronti di un sistema politico di governo insensibile ai diritti della gente. Jackson è arrabbiato e si fa sentire con veemenza, mostrando scene crude di violenza in uno dei due video della canzone, un inno di protesta indimenticabile. Il ritmo rallenta e l’atmosfera si rende magica ed evocativa con la ballata R’n b “Stranger in Moscow”. Il pezzo è introdotto dal rumore della pioggia battente e poi il ritmo inizia con il beatbox del cantante che fa da sfondo a una melodia delicata che infonde grandi emozioni nell’ascoltatore. Nel testo della canzone, l’artista esprime tutto il suo senso di struggente solitudine a seguito della sua caduta dalla gloria, causata dalle accuse di molestie sessuali del 1993 che hanno rivoltato opinione pubblica e stampa contro il cantante; il 1993 è l’anno in cui Jackson ha scritto il testo della canzone. “Stranger in Moscow” è uno dei più grandi capolavori del cantante, una perfetta miscela di melodie e parole che esprimono tutta la genialità di un artista ormai incompreso.
La quarta traccia dalle sfumature Hip-Hop ed R’n b vede la collaborazione del famoso rapper Notorious Big, il pezzo in questione è “This time around”, dalle parole si riesce ad avvertire il forte senso di paranoia del cantante che cerca di sfuggire dal controllo di qualcuno che è sulle sue tracce. Suoni della natura e di un’arpa ci introducono in un’opera d’arte senza tempo dal grande valore sociale per la tematica affrontata. “Earth song” è uno struggente urlo di disperazione di Jackson che a nome di tutta l’umanità si chiede cosa sarà del nostro mondo con l’abuso spregiudicato e irrispettoso da parte dell’uomo delle risorse naturali, una domanda che ancora oggi non trova risposte certe. Il pezzo parte in sordina ma i toni si alzano con gli urli lamentosi del cantante. Il ritmo epico inizia dopo il secondo ritornello quando Jackson urla insieme ai cori chiedendosi cosa ne sarà di questo mondo. I bassi, le tastiere, i sintetizzatori e le percussioni si intrecciano perfettamente con l’orchestra in questo canto epico e senza tempo che raggiunge toni altissimi. L’atmosfera si tinge di tonalità cupe e rock con il sesto brano “D.S” in collaborazione con il chitarrista Slash, il pezzo è molto energico e rabbioso anche se tende ad essere ripetitivo, anche qui dal testo si evidenziano le sensazioni di grande paranoia che circondano Jackson nell’accusare Dom Sheldom di essere un uomo “freddo”. Grande gioco di bassi, percussioni e sintetizzatori nella mid-tempo “Money”, cantata da una voce sussurrata e dai toni sommessi. In questo pezzo Jackson ironizza sul modo in cui gli uomini trovano il proprio scopo di vivere nel mero guadagno di denaro. Una triste verità ma che non si può non condividere; il lavoro dei cori è davvero eccellente. L’aria torna ad essere rock nella cover risalente agli anni 80 di “Come together” dei Beatles. I riffs di chitarra sono aggressivi e la voce è graffiante, non mancano gli urletti che rendono la canzone fortemente jacksoniana. Virata decisamente R’n b nel miglior stile per questa ballata sentimentale sulla solitudine confezionata dal famoso R. Kelly. Questo singolo ha avuto un successo incredibile, le melodie sono dolci e la voce di Jackson è appassionata, pregevole l’intervento dei cori sul finale che danno un tocco gospel al pezzo. Altra ballata che troviamo alla numero 10 è “Childhood”, famosa per esser stata inclusa nella colonna sonora del film Free Willy 2. La versatilità della voce di Jackson gli permette di adagiarsi perfettamente alle melodie di orchestra in questa canzone decisamente introspettiva e autobiografica dove Jackson ci parla della sua infanzia che non è riuscito a vivere a pieno in giovinezza a causa degli impegni di lavoro.
L’accavallarsi di voci di giornalisti e reporters introducono il ritmo convulso di “Tabloid junkie”, sorretto da un accurato lavoro di beatboxing del cantante. Il pezzo è un ennesimo urlo di protesta concentrato contro i tabloid e i giornali scandalistici da lui etichettati come spazzatura. Il beat della canzone è frutto di un’apprezzabile sperimentazione che troviamo anche nel pezzo seguente intitolato “2bad”, up-tempo in pieno stile Hip-Hop da strada. I ritmi convulsi della batteria elettronica e dei sintetizzatori si amalgamano con la voce rabbiosa e in tono di sfida del cantante che attacca in campo aperto tutti i suoi detrattori che tentano di affossarlo gettando fango sulla sua persona. Alla posizione numero 13 troviamo la title-track, “History” è il pezzo che evidenzia il maestoso lavoro di produzione e testi di questo album. Voci di cronisti riportano le più importanti date della storia americana e mondiale, poi l’orchestra apre il brano lasciando spazio a sintetizzatori e tastiere per creare un ritmo epico in cui le parole di Jackson narrano di speranza e del dovere di ogni uomo di lasciare una propria traccia nella storia dell’umanità per un futuro in cui sia possibile armonizzare tutti i popoli. Da questo brano si evincono le grandi aspettative del cantante per un mondo in decadenza. Il suono di archi e d’orchestra ci portano nella ballata “Smile”, cover della canzone di Charlie Chaplin. La canzone è un’eccellente prova della versatilità della voce camaleontica di Jackson che può spaziare in un solo album dal Pop elettronico al Rock, all’Hip-hop fino alla musica d’orchestra. Il cantante ci invita a sorridere sempre alla vita nonostante spesso essa sia triste e dura da affrontare. Canti e cori lugubri ci invitano ad ascoltare la delicata e triste ballata conclusiva dell’album “Little Susie”. Dopo i cori udiamo il suono struggente di un carillon e di una bambina che ne canta il motivetto, da questo momento in poi i suoni di archi e violini accompagnano la voce sofferente e appassionata del cantante che narra la terribile dipartita di una bambina trovata morta a seguito di una caduta dalle scale. Il cantante si chiede chi abbia ucciso la piccola ma la risposta arriva presto e la vera causa è stata la negligenza che ha costretto la bambina a vivere in solitudine e nella tristezza. Questo brano è una vera richiesta di aiuto di un uomo ormai abbandonato a se stesso in un lento decadimento psicologico. Questa mesta ballata conclude un album epico dalle mille sfaccettature.
History è un album completo sia musicalmente che in materia di testi, è senza dubbio l’opera più profonda e coinvolgente di un cantante sempre più interessato ai problemi di una società che lui non apprezza. La sensibilità di Jackson emerge in tutte le sue forme, dalle dolci e tristi ballate alle up-tempo cariche di toni di protesta. History è un appuntamento imperdibile per chi vuole approfondire lo stile musicale e il lato umano di quest’artista di cui non si può far a meno di riconoscerne la genialità e la versatilità vocale.
Carico i commenti... con calma