L’ispirazione per parlarvi di questo album mi è venuta proprio sabato sera, quando mi trovavo mio malgrado in una discoteca. Mi trovavo al centro della pista da ballo, massacrato da suoni senza qualità e senza senso, quando stordito e imbottito dal negroni , sono entrato in un’altra dimensione (avete presente il bagno-sogno dell’Atalante di Jean Vigo?) e mi sono trovato fuori dal mondo reale, di cui non sentivo più rumori o voci . Dopo qualche istante mi è tornato agli orecchi la musica di "Off The Wall", e ho sorriso pensando a cosa si stavano perdendo tutti quei disgraziati sudati in maniche di camicia.
"Off The Hall"è la quintessenza dell’album “dance” o comunque fatto per far ballare gli esseri umani. Michael (lo chiamano tutti per nome, manco lo conoscessero, e lo faccio anch’io) sorprese il mondo discografico con questo suo esordio da solista dopo una dignitosa carriera come frontman dei Jackson5 / Jacksons, gruppo formato coi propri fratelli.
Già gli ultimi album della teen-band (soprattutto “Destiny” del 1978) avevano fatto presagire qualcosa di nuovo e di più maturo dell’allegrotto pop-soul da classifica che i pupilli di Diana Ross avevano proposto per tutti i ‘70. La strada si stava evolvendo verso un funk sempre all’acqua di rose ma più complesso, più riuscito e pensato. Poi nel 1979 venne "Off The Wall", e tutto cambiò.
Il decennio migliore della musica nera riassunto in dieci brani, né più né meno. Ovviamente non tutto è qui, perché del funk-soul anni ‘70 a M.J. interessa esclusivamente riassumere il lato più danzereccio ed edonistico, per realizzare l’album-summa del genere. E negli anni d’oro della disco-music, a due anni dal terremoto Saturday Night Fever, questo sembrava un impresa. Lo è stata, e per essere tale l’opera ha dovuto raggiungere la perfezione, con l’aiuto di straordinari produttori e compositori come Quincy Jones e Rob Temperton e la benedizione di due giganti dell’epoca come Paul McCartney e Stevie Wonder, re magi al cospetto della nascita del nuovo re del pop che portano in dono una canzone ciascuno (rispettivamente “Girlfriend” e "I Can’t Help It”).
Jackson diventa così il frankenstein del mondo musicale odierno, un ragazzo particolarmente dotato messo come in provetta a 13 anni, ingozzato di showbiz e interviste, autografi e ragazzine urlanti al posto di una vita normale. Riconosciuti i suoi straordinari talenti, è stato spremuto come l’ultima grande gallina d’oro del musica pop, abusando della sua ingenuità mai affiancata da una sviluppata maturità. E’ stato come una Shirley Temple usata e stravolta fino a 30 anni anziché fino a 15. Ma qui possiamo ancora vedere, più folgorante di sempre, il suo genio, dimenticandoci dei suoi e dei nostri problemi, commuovendoci su “She’s Out Of My Life” o correndo per la città al ritmo di “Burn This Disco Out” coda degna dei migliori Earth Wind & Fire. Possiamo sognare muovendoci per una notte come se ballare fosse la più bella filosofia di vita, come se fosse vitale e importante come respirare o mangiare. Lo è, ma fino a quando non ce l’ha fatto scoprire "Off The Wall" non lo sapevamo.
P.S.: consigliata la nuova edizione con -come bonus tracks- i demo di “Don’t Stop’Til You Get Enough” e “Workin’Day And Night”, favolosi esempi del processo di creazione di un capolavoro: Michael coi fratelli in casa a creare canzoni con le sole maracas, i battiti di mani delle sorelle, sospiri e soffi nelle bottiglie, tastiere roland da comunione al posto del basso…una piccola officina del manifatturato pop al lavoro. Imperdibile.
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