Si riconosce il genio quando lo si incontra. E vedendo un film di Michael Mann come 'Miami Vice' si capisce che il genio c'è. Eccome se c'è. Perché tu puoi fare un bel film in più modi: puoi affascinare lo spettatore con paesaggi incantevoli, puoi farlo piangere per una storia d'amore, puoi impressionarlo con effetti speciali, puoi emozionarlo con sparatorie ed inseguimenti al cardiopalma. Ma puoi anche creare un perfetto amalgama di tutte queste cose e girare un film che riesce ad avvolgere lo spettatore, prendendolo e conducendolo per tutta la durata del film, facendolo appassionare ai personaggi (importantissimi come lo sono sempre nei film di Michael Mann), lasciando che si perda nei colori e nelle immagini.

Il film è ripreso da un vecchio serial tv omonimo di cui Mann ha diretto alcune puntate, ma è un'unica storia di due poliziotti che devono infiltrarsi in un giro di droga per sgominarlo, ma la missione non è affatto facile; Colin Farrel e James Foxx sono costretti ad affidarsi ad improbabili coperture evitando spie e controspie; si fanno assumere per un lavoro da un losco trafficante di droga, ma subito Mann ci porta dentro a questo mondo sporco e durissimo, in cui una semplice discussione "di lavoro" rischia di sfociare in un massacro. Ma ciò che più complica la vita ai due agenti è il rapporto che viene ad instaurarsi tra Farrel e un'affascinante Gong Li, perfetta nel suo ruolo di donna fatale, moglie di Jesus, il grande capo di quel ramo di mafia. È splendido il gioco di sguardi che appare nel film, sia le occhiate che i personaggi si rivolgono che quelle che Mann rivolge al paesaggio, alla natura, alla (mala)vita. Aperto da una splendida scena in discoteca (citazione della precedente fatica di Mann, 'Collateral') in cui le immagini si susseguono a velocità impressionante, si conclude con l'unica sparatoria in grande stile di tutto il film.

Le scene d'azione sono poche, ma non se ne sente la mancanza, è invece splendida la scena del ballo di Farrel e Gong Li; puramente inutile ai fini della narrazione, è girata con gran lucidità dal regista, che riesce a rendere l'aspetto più passionale e sensuale del ballo. Mann presta molta attenzione ai colori e luci, che rendono 'Miami Vice' più colorato di 'Collateral' (anche se non alla sua altezza nel complesso, ma eguagliare un capolavoro è impossibile), e i paesaggi sono da urlo, con una concezione dello spazio proprio suggestiva e che fa capire le emozioni e le preoccupazioni che vivono i protagonisti quando s'immedesimano (troppo?) nella parte dei trafficanti. Merita una citazione particolare la splendida colonna sonora, che riesce perfettamente a descrivere le sensazioni, le emozioni e i pensieri dei personaggi.

Il risultato è un film tormentato, triste, duro ma quasi perfetto, non d'azione ma emozionante, che ti fa uscire dalla sala con un sorriso amaro ma soddisfatto, con l'impressione che in fondo c'è una linea sottile tra essere tra gli sbirri o i criminali, tra essere angeli (quasi nessuno) o dannati (quasi tutti).

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