Pare che ultimamente io sia perseguitato dal genere fantanazista. Dopo la scoppiettate cialtroneria di Iron Sky infatti mi sono per puro caso imbattuto sul Tubo in un film che avevo (comprensibilmente) quasi dimenticato. Sto parlando di «The Keep» (1983), diretto dall'allora quasi esordiente Michael Mann. I thriller palpitanti, Miami Vice e i capolavori quali Heat e Collateral sono ancora di là da venire e Mann mette mano all'omonimo romanzo di F. Paul Wilson per la sua unica incursione nel genere horror-fantastico.

Siamo nei Carpazi del 1941; un'unità di soldati della Wermacht presidia un remoto passo montano dove sorge la fortezza del titolo. Fin dal loro arrivo però i crucchi vengono massacrati inesorabilmente da 'qualcosa' che si annida tra le antichissime mura di pietra del bastione. Costui è Radu Molasar, entità maligna che si è risvegliata e si appresta a risorgere; chi oserà fermarla? Come si vede, un discreto pastiche che mescola l'orrorifico con il bellico proponendo un'ambientazione peculiare e per certi versi inedita.

Purtroppo The Keep si rivela a conti fatti un calderone di idee molto interessanti ma del tutto sprecate. Benché le scenografie siano affascinanti e la mano del regista si faccia sentire, il tutto viene vanificato da una sceneggiatura smozzicata che si inceppa di continuo e da un montaggio scriteriato che ci costringe a lavorare di intuito per capire la trama. Il rammarico aumenta se si considera l'ottimo cast, che vede in prima linea Jürgen Prochnow, Gabriel Byrne, Scott Glenn e Ian McKellen (mica gentaglia presa così a caso...). Gli attori fanno del loro meglio e soprattutto la performance del futuro Gandalf lascia il segno, ma nonostante ciò il film non riesce a salvarsi e risulta confusionario e pasticciato. C'è da dire che alcune scene sono memorabili e molto potenti, su tutte le (poche) in cui vediamo il terribile Molasar in azione; tra effetti speciali, dialoghi e musiche ne abbiamo di che goderne.

Proprio la colonna sonora, firmata da quei geniacci dei Tangerine Dream, è uno dei motivi che ha fatto di questo film una sorta di cult. Paesaggi sonori inquietanti, toccanti sinfonie classiche rivisitate, profonde riflessioni elettroniche ammantano The Keep di romantica e drammatica intensità e contribuiscono moltissimo alla sua (scarsa) fama. Vi rimando per esempio alla prima, straordinaria apparizione del mostro, il cui etereo incedere è accompagnato da una Messa Per Quattro Voci di William Byrd opportunamente arrangiata: è una scena che difficilmente lascia indifferenti. Stranamente, dei sedici brani prodotti per il film (e pubblicati dopo varie vicissitudini solo nel 1997), solo due o tre sono stati effettivamente impiegati. La maggior parte del commento musicale infatti comprende contributi ri-arrangiati o estratti dall'ottimo album live Logos, uscito l'anno prima.

A conti fatti The Keep ruota intorno a quelle cinque o sei scene che funzionano davvero e che si incentrano, quando non sulla creatura, sui nazisti. La loro folle e malata spietatezza, ben incarnata dal maggiore delle SS Kaempffer (Byrne), è l'occasione per una riflessione sulla follia distruttiva dell'uomo e delle sue idee assassine. Il male assoluto che infesta la fortezza, in fin dei conti, non è molto diverso da quello che l'umanità riesce a rivolgere contro se stessa. Su questo punto gioca uno dei temi principali del film, ovvero l'ambiguità seducente del mostro, incarnazione dell'odio e della rovina che riversa la sua rabbia sui criminali colpevoli di inquinare il mondo. L'eliminazione di questa entità, per il quale immancabilmente lo spettatore non mancherà di fare il tifo, non può essere affidata all'uomo 'buono', ma a una forza esterna e superiore che infatti non tarderà ad intervenire.

Tutto ciò per dire che la vicenda narrata da Mann (o meglio da Wilson) è ricca di spunti, intuizioni, idee intriganti che forse meritavano un impegno e una fortuna maggiore. Benchè sia tutt'altro che mal prodotto il film manca di quella solidità strutturale che non può essere compensata dall'atmosfera, dalla recitazione o dalla musica. The Keep vanta comunque una fedele schiera di appassionati, che oltre all'opera dei Tangerine Dream ne ammirano la commistione di generi, l'eccellente prova degli attori nonché l'imperiosa figura dell'infido e mostruoso  vendicatore Molasar. Per me, oggettivamente, 2 e mezzo arrotondato per difetto; se i DeEditors mi stanno ascoltando, propugno ancora una volta la necessità dei mezzi voti...

Ah, questo è uno di quei rari casi in cui io stesso ammetto che il doppiaggio italiano peggiora le cose; per cui, se vi va, guardatevelo in lingua originale. Apprezzerete molto di più la dizione di McKellen ma soprattutto tremerete anche voi al grido di Molasar: "I WILL DESTROY THEM!"

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