Il primo album di Michael Martin Murphey, "Geronimo's Cadillac" del 1972, aveva dimostrato fin da subito le enormi potenzialità del suo autore: forse il più eclettico e geniale songwriter country-western di sempre, capace di spaziare dalla canzone di protesta al gospel, passando per pittoreschi quadretti tex-mex, struggenti ballate acustiche, maestose ed evocative piano-ballads, frammenti di spigliato country-pop e sfuggenti venature blues. Se proprio bisogna trovare un difetto ad un disco del calibro di "Geronimo's Cadillac" è sicuramente quello di presentarsi più come una raccolta di (grandi) canzoni che non come un album vero e proprio; "Cosmic Cowboy Souvenir" del 1973, secondo album di Murphey, meno spontaneo ma sicuramente più ragionato e più personale del predecessore, riesce a sviluppare un proprio sound ben preciso e definito, che a ben vedere lo colloca in una nicchia del tutto particolare, dato che "Cosmic Cowboy Souvenir" come sonorità ed atmosfera spicca tra l'eccelsa produzione anni '70 del cantautore texano.
Questo album è forse la definizione più lampante di un sottogenere noto come Progressive country, termine coniato per definire uno stile di country più ricercato e ricco di influenze, che ebbe un suo nucleo di artisti basato soprattutto ad Austin, a cui appartiene Murphey stesso, in contrapposizione alla scena più popolare e mainstream di Nashville. Nel caso di "Cosmic Cowboy Souvenir" le contaminazioni sono di matrice essenzialmente psichedelica: questo album suona stupendamente visionario, ammantato un una vago ma ben percepibile alone acido e alcolico, che ne accresce a dismisura il fascino. Il brano che apre le danze, "Cosmic Cowboy Pt.1" ne è un chiaro esempio: si tratta di un inno country rock trascinante al punto giusto e caratterizzato da un'interpretazione sgangherata e un po' alticcia; nel testo cultura western e cultura hippie si intrecciano in un mix improbabile ma suggestivo, in "Prometheus Busted" il sound sferragliante e un po' grezzo dell'honky-tonk da bettola incontra nientemeno che la mitologia classica, in una performance resa ancor più surreale da un incalzante coro quasi operistico che intona il martellante refrain "Turn him loose, won't you turn him loose, Zeus". A creare questa atmosfera così particolare contribuiscono anche ballate come la sgangherata "Drunken Lady Of The Morning", che disegna con stile scarno ed essenziale un improbabile ritratto femminile, caratterizzato da forti tinte di follia ed alienazione, la sognante "Honolulu", che ha un ritmo pacato, morbido, quasi da ninna-nanna psichedelica, in cui riemergono sbiaditi ricordi d'infanzia e infine "Rolling Hills", molto semplice, serena e lineare, che chiude l'album lasciandosi alle spalle i toni surreali delle precedenti canzoni.
In "Cosmic Cowboy Souvenir" è presente anche un'anima più spirituale, che perde i connotati più terreni e alcolici, ma non l'alone di psichedelia, in favore di toni solenni ed elegiaci, di questo filone fa parte l'elegantissima "Blessing In Disguise", una piano-ballad dall'atmosfera notturna e fumosa, su cui MMM intona una bellissima poesia dal sapore quasi dark, e soprattutto i due grandi pilastri dell'album, due composizioni magniloquenti e visionarie, quasi due affreschi del paradiso secondo il Michael Martin Murphey del 1973, la sontuosa "South Canadian River Song", che è prog-country a tutti gli effetti: per i suoi sette minuti di durata si snoda tra continui cambi di tempo e di scenario: l'inizio e rallentato, indolente, irreale, poi un pianoforte dal sapore quasi jazzistico introduce ad una parte centrale epica ed ariosa, in cui il sogno del cantautore prende forma, per poi perdersi in una frenetica fuga strumentale che pian piano riporta all'atmosfera di irreale calma iniziale. "Alleys Of Austin" è decisamente meno pretenziosa dal punto di vista musicale, si tratta di una ballata inizialmente acustica dalle forti tinte spirituali, accompagnata da echi di cori angelici e sintetizzatori che agiscono come solenni organi, accompagnando la voce sottile e trasognata di Murphey in un viaggio incantato tra bettole texane e jam sessions paradisiache, musicisti di strada e angeli che strimpellano le loro arpe a suon di funky.
Se altri capolavori di questo straordinario autore, come "Blue Sky-Night Thunder", "Swans Against The Sun" o lo stesso "Geronimo's Cadillac" rimangono sostanzialmente legati ad una dimensione terrena, seppur intrisa di un certo, inconfondibile tocco surrealista sia musicalmente che liricamente, "Cosmic Cowboy Souvenir" fluttua leggero in una dimensione lisergica sospesa tra sogno e realtà; il suo sound visionario è semplicemente magia estemporanea, un'alchimia unica, legata ad un particolare momento, racchiuso nel turbinio multicolore di un album non replicabile né ripetibile, fuoriserie.
Carico i commenti... con calma