Michael Moore ci tiene davvero molto a sottolineare con documentari duri e polemici come anche il Paese più potente del mondo abbia delle pecche. Ma siamo sicuri che esista ancora l'american dream, mi chiedo io? Dopo la politica estera dei Bush (Senior & Junior) ed il mercato delle armi ora tocca alla sanità statunitense.
La fotografia di Moore della sanità USA: Sick Ko.
In America o hai l'assicurazione, ed allora sei a posto, o non ce l'hai ed allora devi pregare. Questa grezzissima frase racchiude lo stereotipo del sistema sanitario U.S.A. Moore in cinque minuti ci spiega che non è esattamente così. I 50 Mln di americani (tra cui 9 Mln. di bambini) che non hanno l'assicurazione devono in effetti pregare, ma non è i 250 Mln. di assicurati vivino nell'oro. Per avere veramente dei buoni servizi, devi metterci dei bei dollaroni extra, per non parlare dei farmaci il cui costo viene coperto solo in minima parte. Le società assicurative del settore sono degli squali senz'anima che tendono a massimizzare i propri interessi, cercando in tutti i modi di non coprire gli utenti e rifiutare di assicurare quelli a rischio. Alcuni esempi? Una ragazza di 22 anni non viene pagata perché troppo giovane per avere un tumore, un ragazzo troppo magro non viene "preso" da nessuna compagnia assicurativa, gli eroi volontari dell'11 settembre in quanto non dipendenti dello Stato non sono coperti e lasciati morire. Pur di non pagare le compagnie mandano i loro scagnozzi per andare a scavare nella cartella clinica di ogni utente al fine di annullare il contratto, in quanto il cliente può aver mentito sul suo stato di salute al momento della firma nascondendo delle malattie pregresse (anche secondarie) o perchè ha compilato male la richiesta di adesione alla compagnia assicurativa. Nel sistema USA i medici secondo Moore vengono pagati di più se fanno spendere meno alle strutture, se somministrano le cure minime indispensabili ai malati o ancora meglio se non ne somministrano affatto. Le medicine sperimentali nei casi disperati? Non necessarie. Traduzione: chi ha grandi disponibilità economiche gode di un trattamento di tutto rispetto, ma chi ha un reddito normale ed una famiglia da sostenere se và incontro ad una malattia grave rischia di andare sul lastrico anche con una assicurazione sanitaria. Un assicurato dopo aver perso anulare e medio su una sega circolare deve decidere se riattaccarli tutti e due per 72.000 dollari, oppure salutarne uno per sempre.
Moore ritiene che la classe politica statunitense sia messa sotto scacco dalle maggiori imprese farmaceutiche ed assicurative del ramo sanitario ed è colpevole di continuare una scandalosa propaganda sulla presunta superiorità del sistema americano che a loro dire ha il pregio di poter offre i servizi migliori. Peccato che tale situazione valga solo per chi ha il capiente portafoglio per poterseli permettere ed i poveri o le famiglie a basso-medio reddito non sono poche nel suolo a stelle e strisce. Tale situazione dura dal 1971 (Nixon) e non accenna a cambiare.
Alla ricerca della sanità pubblica:
Per questo motivo Moore và nel vicino Canada, in Francia ed Inghilterra per capire se la sanità pubblica sia davvero così schifosa come viene dipinta dalla propaganda nazionale. Moore scopre quindi la sanità pubblica, e per lui è un paradiso. Sembra un bambino a Natale nell'apprendere che si può entrare in un ospedale senza dover aver apprensioni sul costo del soggiorno forzato. Quasi incredulo e con faccia da ebete continua a dire: "ma davvero quando entri in ospedale non ti chiedono subito se sei assicurato?".
Per quale motivo, non si può copiare un sistema che funziona si domanda il nostro panciuto regista?
Ma davvero caro Michael sei così romantico? Ovviamente no! La sua è una domanda alla quale sa rispondere. Non si può copiare il sistema perché gli interessi che girano attorno al business farmaceutico e sanitari sono tali da rendere impensabile un rinsavimento della classe politica statunitense. Per Moore, l'unico modo per cercare di muovere qualcosa è quindi mettere sul piatto della bilancia un documentario di denuncia duro e crudo per far vedere agli spettatori americani che un'altra sanità più giusta esiste e non è questione di socialismo, perché l'Inghilterra e la Francia non possono essere definite tali, ma di buon senso perché la cura della salute dei propri cittadini dovrebbe essere un dovere primario di ogni Stato.
Critiche:
La fotografia di Moore è estremista. Non conosco bene gli USA, ma so come funziona il sistema pubblico sanitario in gran parte d'Europa. Se il principio di base (servizi gratuiti a tutti) della sanità pubblica è giustissimo Mr. Moore non può pensare che un buon ospedale di Londra e dieci interviste siano l'Inghilterra, che cinque famiglie felici di Parigi rappresentino la Francia e così via. Insomma, non mi caschi a mò della boiata del programma italiano "Secondo Voi" che va a domandare a 10 persone in Via Montenapoleone cosa ne pensa della politica italiana, riuscendo poi magicamente a trarre delle conclusioni nazionali. Ci sono delle differenze nei servizi, ed anche molto evidenti. Il regista ci mette un bel pennarello nero sopra. Sebbene sia comprensibile, in quanto si rivolge ad un pubblico americano per offrire loro una visione globale, ci permetta di dissentire sulla sua fotografia felice e generalizzante che risulta essere fuorviante ed esagerata in senso positivo.
Il film scorre come un'altalena tra il brutto, bruttissimo ed il bello, bellissimo. In America una bambina muore perché non viene accettata in un ospedale non convenzionato con la società assicurativa. Cambio di scena, in Inghilterra i medici di 32 anni hanno una casa da 1 Mln. di dollari, un'Audi A6 e guadagnano 85.000 dolllari all'anno. E così via... In America ti buttano per strada se non hai l'assicurazione, in Francia c'è un servizio notturno paramedico.
Non mi è piaciuto inoltre il fatto che Moore si sia soffermato sui servizi sanitari che godono i prigionieri di Guantanamo. Il senso della prigione, non è quello di soffrire fisicamente, ma quello di stare rinchiuso per un periodo (che può durare fino alla morte) senza poter vivere veramente. Moore spara una cazzata colossale dicendo che questi prigionieri se la godono (mette in sottofondo una musichetta allegra e fa sembrare la prigione una perenne vacanza) e prendendo 3 barche con alcuni sfortunati "protagonisti del film" và verso Cuba in direzione della base: una ragazzata. Il problema è il sistema sanitario nazionale, non certo un centinaio di persone a Guantanamo che spendono le risorse degli U.S.A. La scampagnata verso Cuba, porta Moore nella casa del diavolo Fidel ed anche qui scopre che il sistema sanitario è decisamente migliore rispetto a quello statunitense e cade nel melenso con l'incontro tra pompieri cubani ed eroi statunitensi, che si abbracciano come fratelli ecc...
Moore cita le prospettive di vita dicendo come gli USA, nonostante abbiano le tecnologie migliori in campo medico siano molto indietro rispetto ad altri Paesi, in quanto solo pochi possono usarle davvero. Dice che i francesi mangiano tanto pane e bevono vino a iosa (insomma senza il minimo stereotipo parla anche di noi) eppure vivono più lungo degli yankee grazie alla sanità. Beh caro Michael, secondo me dovresti anche tenere conto di una piccola cosetta. La medicina potrà anche fare miracoli, ma se gli Stati Uniti hanno il maggior numero di obesi del pianeta un po' più di collassi cardiaci è giusto metterli in preventivo, non trovi? Anche questa è una piaga d'America e tu ne fai pure parte.
Nella parte finale del film Moore si erge a moralista nei confronti di un tizio che gestisce un sito contro di lui. Questa persona, in difficoltà economica per la malattia della moglie non è più in grado di sostenere le spese per il mantenimento della sua campagna contro Moore sul web. Il regista paga in maniera anonima un assegno di 12.000 dollari (tre noccioline per lui): sicuramente un bel gesto lodevole, ma poteva anche rimanere anonimo a mio modesto avviso.
Conclusione:
Sono stato finora in ospedale solo per motivi banali (un paio di scavigliate, dita rotte e qualche punto di satura per ferite sparse), ma mi è capitato di vedere gente davvero messa male trasportata in barella. Non esiste a mio parere che una persona che soffra debba preoccuparsi di avere l'assicurazione per poter coprire le spese e non essere sbattuta fuori da un ospedale. Questo non è democratico e non è questione di destra o sinistra. Lo Stato (tramite le tasse) deve garantire il servizio sanitario migliore possibile a tutti. Questo è quello che vorrebbe Moore in America: è sicuramente giusto e credo che sia difficile confutarlo. Non condivido il modo semplicistico con cui il regista americano ha affrontato l'argomento, ma il tema è scottante e meritevole di essere analizzato. Lui lo affronta di petto come al solito, con irriverenza e con qualche lacuna.
voto: 2 stellette e mezzo / tre.
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