Isola di Procida, anni '50: il celebre poeta cileno Pablo Neruda è costretto a scontare un breve periodo da esiliato nella piccola isola, diviso tra critiche e ammirazione; Mario è un umilissimo figlio di pescatore, uno dei pochi dell'isola a saper leggere e scrivere, assolutamente deciso nel non seguire le orme paterne. La gran quantità di posta ricevuta dal poeta costringerà il modesto ufficio postale dell'isola ad assumere un  postino privato: Mario coglie l'occasione, affascinato dalla figura del poeta con il quale, superato il primo imbarazzo, riuscirà gradualmente a tessere un solido e intenso legame di amicizia, semplice ma al contempo al di fuori di ogni definizione. Grazie a Neruda, infatti,Mario scoprirà l'amore per la poesia, per ciò che lo circonda, l'amore verso una donna (Beatrice, pudica figlia della locandiera dell'isola, che riuscirà a sposare grazie all'amico) e anche, in parte, verso la politica. Revocato l'esilio, tuttavia, quei legami all'apparenza indistruttibili saranno destinati ad allentarsi e progressivamente a perdersi,con la consapevolezza  che qualcosa è rimasto per sempre all'interno di ognuno di loro, in particolare nell'animo sensibile di Mario. Passano 5 anni e il poeta ritorna a Procida: qui incontrerà nuovamente Beatrice, che lo metterà a conoscenza di tristi eventi...

Difficile rendere omaggio a questo film con una semplice e sintetica recensione: troppi i temi trattati, le sensazioni e le emozioni che emergono dalla sua visione. Ciò che colpisce immediatamente è l'inaspettata fusione di due mondi apparentemente diversi se non opposti:il mondo popolare, con la sua vita semplice, basata sulla praticità e poco sulla rifelessione e , dall'altra parte, l'universo di un poeta. Alla fine del film risulta molto difficile distinguere chi, tra Mario e Neruda, sia il vero poeta: qual'è la vera poesia? Quella semplice, derivante da sensazioni dirette non filtrate dal proprio bagaglio culturale o quella un po' più artificiosa, maggiormente intellettuale? Come si fa a diventare poeta? Queste sono le domande che si pone sia il protagonista che lo spettatore. Il finale, poi, pone un dubbio realmente profondo: come sarebbe stata la vita del giovane Mario se non avesse mai conosciuto Neruda? Sarebbe stata migliore, umile come una volta, o priva di quella ricerca di emozioni da sempre ricercate?... Per tutta la sua durata, il film ci propone un grandissimo climax sia visivo che emozionale; ogni singolo fotogramma ha qualcosa di poetico, nella sua singolarità: l'affannarsi dei pescatori al tramonto, la locanda dell'isola, la spiaggia, la villa di Neruda da cui si espandono nell aria tristi ricordi e canzoni di una patria amata e del suo sofferto distacco.Anche la lettura  delle opere del poeta, accostate alla voce arrancante del giovane postino/poeta, acquistano una dimensione nuova e seducente. Molte le scene da ricordare, personalmente due le trovo splendide: la registrazione dei suoni dell'isola da parte di Mario in compagnia del figlio e l'ultima scena, la triste passeggiata del poeta, con gli occhi lucidi, nella baia spesso frequentata con il giovane amico ,impotente dinanzi agli eventi della vita, che neanche una poesia riesce a racchiudere nei suoi versi...

Splendida la colonna sonora di Luis Bacalov, retta per la maggior parte da variazioni sullo struggente tema principale, che si incastra perfettamente con ogni scena, amplificando le emozioni visive. Sul cast ogni parola risulterebbe riduttiva: incredibile il compianto Noiret nel ruolo di un Neruda uomo prima che poeta. Ad alti livelli anche Maria Grazia Cucinotta, timida Beatrice, donna sensuale e mediterranea ma delicata allo stesso tempo. Indimenticabile Massimo Troisi, scomparso dopo sole 12 ore dal termine delle riprese, che riesce ad incastonare nel suo personaggio sofferenza, umiltà e semplicità, in un'interpretazione assolutamente eccezionale.

Tratto dal libro "Il postino di Neruda", un film unico,c ommovente, emozionante, testamento poetico e artistico di uno dei grandi interpreti del cinema Italiano. 

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