Ho cominciato a guardarla senza grande entusiasmo e senza la minima aspettativa.
Mi aspettavo la classica celebrazione sportiva di un campione, di un vincente.
Se sono qui a scrivere due righe invece è perché ne consiglio la visione.
Non è necessario amare il basket o l’NBA (espressione errata perché il Basket è l’NBA), Michael Jordan o i Chicago Bulls per godersi questo serie-documentario... ed è proprio questo che mi ha convinto a vederla.
Per natura sono portato ad entusiasmarmi per persone e situazioni particolari, spesso perdenti o comunque coinvolte in mille traversie; vite al limite, talenti “sprecati” ed esistenze problematiche.
MJ e i Chicago Bulls sono la classica eccezione che conferma la regola.
Inutile che vi stia a spiegare la serie perché il bello è proprio scoprire che non si parla solo di sport ma soprattutto di rapporti interpersonali, storie di vita vissuta, di amici, nemici, compagni, rivali e queste molteplici personalità inserite nel contesto sono la cosa più nobile..
Certo è la storia di uno dei più grandi sportivi di sempre, del più decisivo Giocatore di basket di ogni epoca e della squadra più forte di sempre e non può essere normale. Però qui si tocca anche il suo lato umano ed ognuno si può fare la propria idea in merito.
Molte di quelle partite tra squadre leggendarie le ho viste in quegli anni di notte in diretta e rivedere alcuni pezzi conditi da retroscena che non conoscevo - o che conoscevo in modo limitato - è stato ciò che mi ha fatto finire la serie in due giorni.
In certi momenti ci si esalta e commuove... o forse sarà successo solo a me che, come sempre, non faccio testo.
La domanda che già mi facevo allora adesso è più reale che mai: “Ci rendiamo conto che quest’uomo oltre ad avere un talento sportivo ed un carisma inverosimili ... giocava psicologicamente per 10 persone?!”
“Bellissima ma un po’ agiografica” ho sentito dire... certo Michael Jordan e i Bulls con Pippen, Rodman e Jackson non è che abbiano subito molte sconfitte eh... fa molta fatica a non esserla. La squadra ed il giocatore più vincenti di sempre ma superando mille difficoltà... forse è per questo che sono l’eccezione che conferma la regola.
Molto belli gli interventi degli avversari di turno ed il legame di grande stima con i due vecchi Larry e Magic.
Che poi penso ai Golden Warriors ed ai suoi "campioni" di oggi. Tre grandissimi giocatori nella stessa fortissima squadra che perdono con Cleveland/LeBron sopra di tre a uno e che in estate convincono un quarto grandissimo come Durant a raggiungerli ... per non perdere di nuovo. Ridicolo è poco. MJ non sarebbe andato a chiamare nessuno; semplicemente dal giorno dopo avrebbe avuto mille motivazioni personali in più per rifarsi.
Questa è la vera differenza tra lui e gli altri grandi.
Non badate a questa mia fatta in dieci minuti ma guardatela se vi fidate di me.
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