La traduzione del titolo di questo piccolo capolavoro è stata effettuata (in maniera così sgraziata) affinché la gente, spinta al cinema credendola una classica commedia istrionica di Carrey, rimanesse delusa e cominciasse a giocare con il cellulare. Per quanto perversa, non trovo altre spiegazioni (tralasciando gli stupefacenti o/e l'incompetenza): perché, letteralmente, il titolo avrebbe dovuto essere, pressapoco, "eterno scintillio della mente immacolata". In realtà, qui Carrey si mette alla prova con un ruolo drammatico di alta levatura e introspezione, tra i pochi della sua carriera (va fatto notare: poche interpretazioni serie, ma tutte da fuoriclasse: The Truman Show, Man on the Moon, The Majestic, e magari anche Number 23 -per quanto il film non sia granché), abbandonando completamente le deformazioni facciali, e mettendo la sua innata espressività a favore di una grandissima interpretazione. Siccome il risultato è stupefacente, viene da chiedersi quanto goloso di soldi sia per interpretare principalmente quelle quasi-cagate come Yes Man dal botteghino facile. Comunque, in questo film (dal genere poco inquadrabile: essendo una boccata d'aria fresca, contiene un po' di tutto: volendo, è una "commedia dai risvolti drammatici psicologica e romantica ma in maniera così peculiare e visionaria da sbarcare in tutt'altre direzioni") tutti recitano bene, anche quella zoccola da pesci in faccia di Kirsten Dunst. Tom Wilkinson è credibile nei panni di un dottore disincantato e professionale che inspiegabilmente ha trovato la maniera di rimuovere segmenti di memoria dalla mente delle persone (il come, non conta: si può fare, e basta; il film non vuole essere scientificamente verosimile), Kate Winslet è il perno del film, dopo Carrey, e Frodo Baggins fa cascare le palle ed è meglio che torni a radersi i piedi nella Contea.

Il film merita l'appellativo abusato "visionario". E' un viaggio nella mente di una persona. I temi trattati sono i ricordi, la capacità della mente di appellarsi a qualcosa per dimenticare dell'altro. Il contesto è, sì, una storia d'amore affrettata e finita male tra un uomo solitario e una ragazza incapace di tenere a freno la lingua per un secondo. Ma in realtà, vengono toccate tante corde inconsce, in una maniera delicata e sottile, quasi implicita. I ricordi compongono la nostra persona, senza di essi non siamo più quello che eravamo; quanto sarebbe bello cancellarli e annullare frammenti della propria personalità (non in maniera perfetta, come il film mostra; il processo ci viene mostrato come in divenire, o almeno, questa è stata la mia sensazione) allo scopo di rimuovere quanto ci provoca dolore? La risposta giusta non c'è, l'autore inscena le ipotesi, non esprime platealmente il proprio parere. Ci pensi lo spettatore, usando la sua sensibilità. Non soltanto la sceneggiatura è fantastica (dialoghi vispi, intelligenti e mai banali; trama orchestrata in maniera perfetta e non cronologica) ma la regia, fornita da un ex "videoclipparo", è audace e particolare. La capacità di infiocchettare una storia così stratificata e complessa nel contesto di solito considerato frivolo e venduto tanto al chilo di una commedia mostra un coraggio espositivo encomiabile. I colpi di genio si sprecano, e le musiche, per quanto inserite sottopelle, svolgono efficacemente il loro lavoro di accompagnamento, anche se mi sarei aspetto, sinceramente, qualcosa di più notevole, e incisivo. Originale, innovativo, ma non avanguardistico o pesante. Questo è il cinema che mi piacerebbe vedere più spesso.

La sinossi: un uomo scopre di essere stato cancellato (come ricordo) dalla mente della ragazza che amava ma con cui le cose non erano arrivate a un buon punto. Decide, così, di sottoporsi, a sua volta, al processo di rimozione... 

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