Il nuovo romanzo di Michel Houellebecq Annientare ha fatto storcerce la bocca a più di qualche lettore. Se vogliamo ben vedere già Antonio Scurati (l’autore del celebre M) aveva criticato il precedente Serotonina e qualche critico fra i più acuti sostiene addirittura come Houellebecq avesse detto tutto della sua visione del mondo con i suoi primi 2 romanzi Estensione del dominio della lotta e Le particelle elementari. Non sono così drastico: a mio avviso il nostro ha avuto sempre qualcosa da dire ed è stato anche fortunato tenendo conto che il suo Sottomissione (in cui veniva prefigurata la vittoria nelle elezioni del 2022 da parte di un partito musulmano tradizionalista e patriarcale) è uscito il 7 gennaio 2015 in contemporanea con l’attentato a Charlie Hebdo. Ma devo ammettere che, con questo Annientare, sicuramente il suo libro più voluminoso tenendo conto delle sue oltre 700 pagine, per la prima volta, anche se a tratti, mi sono annoiato. Niente da dire Houellebecq è sempre capace di tenere desta l’attenzione del lettore attraverso la sua scrittura e la sua capacità di caratterizzare i personaggi ma l’impressione è che questa volta manchi qualcosa.

Il protagonista è Paul Raison, capo di gabinetto al Ministero dell’Economia e aiutante del ministro delle finanze dello Stato francese Bruno Juge (caricatura del ministro Bruno La Maire) con cui condivide il fallimento della propria vita coniugale. Paul vive a Parigi una vita benestante ma con la moglie Prudence non ha più in comune neanche lo scaffale del frigo oltre a vivere in stanze separate. Il romanzo è ambientato nel 2027 durante la campagna presidenziale in cui Bruno Juge (pur non essendo candidato) è il grande protagonisa. Il presidente uscente sembra invece un ritratto di Macron. Nel frattempo un gruppo terroristico compie attentati contro navi commerciali diffondendo su Internet video che si caratterizzano per una simbologia esoterica e satanica. Si potrebbe pensare di essere di fronte a una vicenda di fantapolitica (come in Sottomissione) ma questo fantomatico gruppo rimane in realtà sempre sullo sfondo e non ne sapremo in pratica nulla dei suoi componenti. Anzi a un certo punto, nell’ultima parte, non se ne parla proprio più.

Il vero pregio di Annientare risiede nella descrizione di una sorta di “saga familiare” alla Houellebecq. I familiari di Paul Raison abitano nel Beaujolais, regione il cui paesaggio viene descritto dallo scrittore francese in maniera molto evocativa. All’improvviso il padre di Paul viene colpito da un ictus e resta invalido ed è necessario rinchiuderlo in una RSA: il tutto diventa lo spunto per una disamina sul tema dell’eutanasia in occidente. Questa vicenda serve a Houellebecq per parlarci della sorella Cécile, una cattolica devota, brava persona e dal buon cuore che vota Rassemblement National come il marito Hervé, notaio e disoccupato con frequentazioni negli ambienti della destra radicale. Anche lui alla fine si rivela uno dei personaggi migliori del libro. C’è poi il fratello minore Aurélien, personalità fragile e restauratore di arazzi, vittima di una moglie strega, senza scrupoli e dominante che che lo condurrà al suicidio. Alla fine, in concomitanza con lo svolgersi delle elezioni presidenziali, Paul riesce a riconciliarsi con la moglie Prudence anche se il finale, nella sua malinconica tristezza (forse la parte migliore del libro), sarà per lui amarissimo.

In definitiva, rispetto ad altre sue prove precedenti compreso Serotonina che a me era piaciuto, il libro manca un po’ di mordente, pur restando una lettura piacevole e anche coinvolgente. Manca forse quella visione distopica e cinica nei confronti del mondo (che emerge tuttavia sempre sottotraccia) tipica di questo autore che lo portava a scrivere pagine memorabili a metà fra prosa e saggio. Comunque se amate lo scrittore francese leggete anche questo Annientare, alcune pagine sono degne del miglior Houellebecq che rimane sempre uno dei migliori scrittori della nostra epoca pur con tutte le accuse che gli vengono rivolte.



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