Un Piccolo Principe a passeggio con un Duca

No, non è la scena di qualche pellicola in costume, ma è il succo del disco stesso.

Una favolosa passeggiata che avrà come protagonista uno dei Prìncipi del Jazz europeo e mondiale, alle prese con alcuni dei celebri brani nati dalla penna della corte del Duca del Jazz americano e mondiale. Michel Petrucciani, senza retorica alcuna, è stato una lezione di vita vivente prima ancora che musicale. La prova che, davanti alla passione e alla tenacia, anche la diversità fisica diventa un dettaglio, e forse anche una risorsa, paradossalmente. Quando vidi la prima volta delle foto e dei video di Petrucciani, un sentimento di compassione umana prese possesso dei miei pensieri del momento. Come a dire: "Cosa farà, poverino, in quelle condizioni?".

Ma chi era Michel, un fenomeno da baraccone? Un'attrazione circense? Che supido...

Provai un grande senso di pena nei miei confronti, dopo che alcune sue pochissime note bastarono a catturarmi. Quelle prime poche note mettevano così Petrucciani sotto la mia la luce dei Grandi, dei Giganti della Musica, lui così piccolo. Quella fu una grande lezione, perchè trassi due insegnamenti significativi: non bisogna possedere un grande corpo per possedere un grande cuore e una grande anima, e non bisogna avere delle grandi mani per dominare uno strumento, senza la minima esitazione. Passeggia Michel, in quella New York del 1993. Regala splendidi contrasti cromatici, in questo splendido viaggio da Piano solo: lui, il suo Stainway, il Duca, i colori della musica e basta. Anche un artwork essenziale ma brillante porta acqua al mulino colorato di Michel. Passeggiata che si colloca precisamente nella coda dell'Estate e negli inizi dell'Autunno, con i fantastici contrasti cromatici che seguono da questo periodo dell'anno.

La sensibilità europea di Petrucciani gioca un ruolo fondamentale, sia nella tecnica che nella concettualità, estroversa ma nel medesimo tempo introversa. La classe di Michel è cristallina, una finissima mistrura di Romaticismo europeo e hot swing americano: come se Jelly Roll Morton suonasse Chopin. Saggia idea quella di alternare la tracklist, ora con un mood hot ora con un raffinato accento dal sapore europeo. Una decisa "Caravan" (UH!) apre questa passeggiata, la quale riesce facilmente ad indicare la via che percorrerà Michel. Gli accenti classici e swingati trovano una coesione perfetta in "Caravan", un po' il sunto del disco e di Petrucciani stesso.

In questo alternarsi di fiondate swing americane con riflessivi classicismi europei, prendono vita brani come la celeberrima "Take the a Train", cavallo di battaglia anche di Dave Brubeck. Brani come "Lush Life", dove il romanticismo europeo di Petrucciani trova forse la massima espressione del disco. Questa sua poetica europea pennellata di Jazz mi ricorda un altro pianista... un Luca Flores struggente, nei solchi dell'anima una tormentata sequenza di emozioni. "Hidden Joy" mi ricorda lui, sul serio: Michel, Luca e il Duca, Piano Trio tra le stelle. Una intima, emozionante ed intensa "In a Sentimental Mood" riesce a regalare uno dei punti emotivamente più alti del disco. D'altro canto, una sontuosa e funanbolica "C-Jam Blues" regala swing, swing, swing e ancora swing esasperato, sentito, portato al massimo dalla frenesia di Michel.

Il disco è dedicato anche a Gilda Buttà, moglie, Musa, pianista, siciliana, colei che può fregiarsi di essere la interprete preferita di Ennio Morricone. Questa passaggiata riesce a profumare di Parigi e di New York, due città che hanno molto in comune quando le suggestioni autunnali riescono ad accarezzarle con delle note di Jazz; ma questo disco non è Jazz, è di Michel Petrucciani che reinventa il Duca e pagine di splendida musica americana del '900.

Tout simplement.

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