C'è un piccolo cuore nero che pulsa in queste sette tracce. Fragile, sottile, con tutta l'aria di chi sta per implodere. Ho conosciuto Sig.Sapio, lo conosco tutt'ora. Inutile dire bugie. È un ragazzino alto così, di diciassettenne anni. Certo, chissenefrega, direte voi. E invece tenere a mente l'età e l'aspetto (immaginatevelo un po' da soli) è il modo migliore per ascoltare questo cd urlato in sussurri e acufeni.

Già, dimenticavo: a/cu/fè/ne, s.m. med., spec. al pl., sensazione uditiva non dovuta a stimoli esterni, ma causata da disturbi dell'orecchio.

La recensione potrebbe fermarsi qua: questo disco contiene acufeni, ipotesi di suoni, ipotesi di canzoni che ti si imprimono nella corteccia cerebrale come sogni al risveglio. Danno sempre l'idea di improvvisazioni, piccole eruzioni emotive, registrate prima di dimenticarsele. Di nuovo sogni, al risveglio. O incubi, per essere più precisi. Sempre quel piccolo cuore nero, sempre lì.

Ascoltate "Bianca" e capirete cosa intendo. Il sintetizzatore piange in sottofondo mentre la voce incerta di questo ragazzinoaltocosì ti graffia leggermente i pensieri, facendoli sanguinare. "Ti riconoscerò bianca scia di dolore". È tutto malfermo, insicuro, stonato, ma dannatamente affascinante, probabilmente proprio per questo: "Xalkididòs" ne è un antimanifesto, un'improvvisazione no-jazz (unica definizione possibile) per piano e percussioni con il compare Giovanni A. Sechi (altro ragazzinoaltocosì), l'improvvisazione di una canzone che non si riesce a fare, che fa due passi e crolla al suolo, miserevolmente, guadagna a stento una melodia e si schianta in frantumi di rumore sottovoce.

Sa di dolore, tutto questo, sa di una cameretta molto piccola e isolata dal mondo, sa della fatica di stare in piedi quando la gravità è molto più forte di te. Sa di un piccolo cuore nero che pulsa, e quando lo guardi ti chiedi come cavolo faccia a rimanere integro. A non accartocciarsi su se stesso. Piccoli miracoli della musica.

Se apri il cd (autoprodotto ma curatissimo al limite della follia) trovi un fogliettino con scritti, a penna, i testi. Dietro c'è scarabocchiato "Il Sig. Sapio vuole essere tuo amico, e la tua copia è la n° x/50, sii felice!". Sotto, il disegnino infantile di un bambino con un aquilone. Ride. Sopra di lui, una tempesta improbabile, e un fulmine che si avvicina minaccioso. Credo che poi, alla fine, la definizione della sua musica stia tutta lì.

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